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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 MAGGIO 2024

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L’Homo Politicum di Calabria e la Centrale di Saline Joniche

Editoriale dell’avvocato e pubblicista Giancarlo Liberati

L’Homo Politicum di Calabria e la Centrale di Saline Joniche

Editoriale dell’avvocato e pubblicista Giancarlo Liberati 

 

Scrivo questo articolo sperando di fornire un contributo alla discussione in atto che, vista dall’esterno,
attraverso la lettura dei comunicati stampa, appare ancora più grottesca ed assurda in special modo in
un momento di profonda crisi come quello attuale quando la creazione o la perdita di un posto di
lavoro può far cambiare in bene o in male la vita di un’intera famiglia.
È ormai assodato che i nostri politicanti, a dispetto delle indicazioni favorevoli al progetto per la
realizzazione della centrale, non hanno inteso neanche avviare un doveroso confronto con la SEI.
Piace inoltre rammentare che l’iniziativa ha già ottenuto l’approvazione del Ministero dell’Ambiente e di
quello dei Beni Culturali, seppur attraverso il contestato, ma pur sempre vigente, DPCM Monti, che ha
provveduto a dirimere il contrasto insorto tra i due ministeri.
Intanto, sul territorio, si fa sempre più ampia la schiera di chi è favorevole alla proposta della
multinazionale elvetica, che non è composta solo da associazioni e comitati locali, ma anche da
qualificate espressioni di parti sociali come Confindustria ed alcuni sindacati.
Sembra, piuttosto, che la società proponente abbia più a cuore di taluni professionisti della politica
inconcludente, le sorti di un territorio ormai irrimediabilmente distrutto dall’opera dissennata dell’ homo
politicum di Calabria specie in forte espansione derivante dalla mutazione involutiva dell’ homo sapiens
specializzatasi negli anni, nella creazione di ogni presupposto utile al dissesto finanziario e sociale degli
enti amministrati con conseguenze catastrofiche rimaste, ad oggi, in gran parte impunite .
Proprio in considerazione dell’aumento e della sua diffusione, tale specie sta per essere inserita di diritto
tra il quarto ed il quinto livello, o forse oltre, delle categorie di uomini che il grande Leonardo Sciascia
indicò nella sua indimenticabile opera “Il giorno della civetta” .

Bisogna inoltre rammentare che la SEI, non è un ente benefico ma un’azienda privata che ha come
scopo la produzione di profitto ma, in maniera responsabile, intende coniugare i propri legittimi
interessi con lo sviluppo di un intero territorio altrimenti senza futuro e per raggiungere i propri
obiettivi ha messo in conto che dovrà riqualificare l’intera area a partire da ciò che resta del porto.
Ha stimato una spesa di circa 50 milioni di euro per realizzare un opera idonea a durare nel tempo, che
sarà messa al servizio dell’utenza privata e quindi dei cittadini calabresi e non solo, in misura superiore
al 75% con ricadute occupazionali nei comparti della pesca e del turismo che già da sole fornirebbero
un valido volano per la rinascita economica dell’area grecanica.
Trovandomi negli ultimi tempi più all’estero che in Italia, mi è capitato di degustare un’ottima birra
artigianale nei locali di una birreria del municipio berlinese di Spandau, a poche centinaia di metri da un
enorme inceneritore alimentato dai rifiuti solidi urbani tedeschi ma, mi dicono, anche nostrani, che
vengono trattati a caro prezzo con aggravio delle ormai svuotate tasche dei contribuenti italiani e che,
oltre al danno anche la beffa, fornisce gran parte dell’energia termica ed elettrica alla città che lo ospita
con grande gioia degli abitanti che ben si guardano dal porre in essere le stesse incomprensibili proteste
a cui in Italia siamo ormai tristemente abituati.
L’impianto di Spandau e gli altri quattro funzionanti nella capitale tedesca da ormai moltissimi anni,
unitamente al recente e moderno termovalorizzatore berlinese di Ruhleben, ma anche quelli di Francoforte, di Vienna, Parigi, Berna ed anche il KVA Trimmis in esercizio nel cantone svizzero dei
Grigioni, si proprio quello dove ha sede la Repower, non rappresenta certo un’eccezione, ma la regola
di una seria politica industriale che riesce a coniugare le irrinunciabili esigenze della vita moderna con il
rispetto dell’ambiente attuato nel miglior modo possibile attraverso l’applicazione delle più avanzate
tecniche disponibili e tenendo ben presente una delle leggi fondamentali della chimica enunciata da
Lavoisier , secondo cui , ” nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.
Gli scarti dei beni di consumo, diventano spazzatura, che opportunamente trattata, si trasforma in
acqua calda ed energia elettrica ma anche ed inevitabilmente in emissioni di fumi e di gas che
sicuramente non rappresentano un beneficio per uomini ed ambiente ma che costituiscono il prezzo da
pagare per i consumi e lo stile di vita a cui nessuno riesce ormai più a rinunciare.
Neanche l’ambientalista più incallito accetta di viaggiare in auto o di vivere in una casa senza aria
condizionata ed anche utilizzando la massima accortezza produce ogni giorno una ragguardevole
quantità di rifiuti e consuma energia termica ed elettrica che nel mondo viene in gran parte prodotta
con l’utilizzo di fonti fossili e nucleari, uniche ad essere in grado di garantire la programmabilità della
produzione rispetto ai consumi, a differenza delle fonti rinnovabili di energia, pur utilissime a
completare il mixer energetico moderno, ma scarsamente utilizzabili per scopi industriali e non solo per
la dipendenza da fattori incostanti come il vento ed il sole, ma soprattutto per l’alto costo di produzione
che le rende poco competitive e quindi impiegabili solo in determinati e limitati contesti .
Potrei raccontare di altre esperienze ormai consolidate in Europa ed in altri continenti e potrei stilare
una sorta di guida Michelin delle scelte assennate dei pubblici amministratori in tema di gestione dei
rifiuti urbani e di produzione di energia, ma ho deciso di rinunciare poiché dovrei essere
particolarmente severo con gran parte di quelli nostrani.
L’ homo politicum di Calabria, non appagato di ostacolare con ogni mezzo la realizzazione dell’unica opera
seria che la Calabria può ottenere senza il solito assistenzialismo pubblico, storicamente sempre sfociato
in sperpero di risorse a danno della comunità, calca ulteriormente la mano avversando anche la
legittima richiesta di concessione delle aree demaniali interessate da ciò che resta di quel porto di Saline
Joniche, progettato male, costruito peggio e mai oggetto di manutenzione da parte di coloro che oggi
continuano a sperperare fondi pubblici creando illusioni di sviluppo, con inconcludenti, ma alquanto
costose, iniziative tampone.
Prova del diabolico perseverare di una politica folle e dilettantistica risiede, tra gli altri, nell’acquisto da
parte dell’amministrazione provinciale, con i soldi dei contribuenti, della inadeguata e quindi inutile
draga che in una mia precedente indagine giornalistica ho ribattezzato “Penelope” poiché come nella
famosa storia della consorte di Ulisse, di giorno scava, a caro prezzo, qualche metro cubo di sabbia che,
puntualmente di notte ed alla prima mareggiata, si riposiziona dove la natura ha deciso debba risiedere,
ostruendo perennemente il modestissimo canale artificiale, unica via d’accesso per pescatori e diportisti
ormai ampiamente disillusi dalle collodiane promesse dei politicanti di provincia e regione .
Un magistrato, che stimo molto per la sua onestà intellettuale e per il duro lavoro che ogni giorno
svolge con passione e dedizione nel contrasto ad una dilagante criminalità organizzata, fa spesso
riferimento alla inesauribile pazienza dei Calabresi.
La prova della biblica pazienza dei calabresi è ravvisabile in concreto negli accadimenti quotidiani degli
ultimi mesi e la stessa classe politicante che trasversalmente nega il futuro dei cittadini dell’area
grecanica, continua ad operare tagli in ogni settore pubblico ancora presente nel martoriato territorio . Lo storico ospedale “Tiberio Evoli”, preziosa risorsa e fiore all’occhiello del popolo melitese, sta per
essere completamente e definitivamente chiuso da coloro che per decenni lo hanno sfruttato attraverso
una sistematica e scellerata politica clientelare che ha prodotto solo inefficienze e sprechi di ogni sorta a
scapito dell’utenza, curando di favorire solo “gli amici degli amici” ed “i compari dei compari” , assunti
fuori da ogni logica legale, con la benedizione del potente di turno che, seduto al tavolo del convitato
di pietra, ha con questi nutrito il mostro dell’ingiustizia sociale che ha visto spesso, troppo spesso,
favorire i mediocri a danno degli ottimi ed i collusi a scapito degli onesti, alimentando la ‘ndrangheta e
le peggiori categorie del malaffare che dopo decenni di impuniti saccheggi hanno drammaticamente
causato la distruzione del complesso ospedaliero. Solo oggi iniziano ad emergere, in tutto il loro
miserabile squallore, le cause di un disastro sociale annunciato che ha determinato l’inevitabile fuga dei
figli migliori di una terra ormai agonizzante .
In un contesto economico e sociale come questo, c’è chi ancora in nome di un ambientalismo becero
ed ottuso figlio di una visione culturale oscurantista e fuorviante della realtà, grida il suo dissenso ad un
opera che, con fondi privati, potrebbe risolvere gran parte dei problemi, anche di rilevanza pubblica,
delle martoriate comunità del basso Jonio reggino . Gridano il loro NO, senza nessun concreto
fondamento scientifico ed in contrasto con le positive valutazioni di organismi ministeriali composti da
professionisti che assumono le loro decisioni sulla scorta di normative nazionali ed internazionali .
Gridano e si battono per bloccare la realizzazione di un opera ancora in fase progettuale, ma tacciono di
fronte al degrado ambientale che pure in più occasioni è stato loro sottoposto con numerose indagini
giornalistiche che hanno scoperto il velo sulle discariche abusive presenti da decenni nell’alveo delle
nostre fiumare e sulla inquietante e ripetutamente segnalata e documentata presenza di numerosi fusti
sepolti nei pressi della sponda est della fiumara Tuccio in località Lacco .
Per questi gravissimi problemi, attuali e tangibili, non si sono riscontrate proteste, come se i rifiuti
tossici ed il degrado ambientale appartenessero ad altri e neanche il crescente numero di ammalati e di
morti di tumore per cause connesse a questo tipo di fattori esogeni, riescono a suscitare sdegno e
reazione da parte di coloro che invece si preoccupano molto della futura salute degli abitanti dei
territori vicini alla centrale, che forse e si spera, ci sarà, ma che oggi ancora non c’è e che in ogni caso
sarà realizzata sulla scorta di tecniche e protocolli conformi alle normative emanate dallo Stato a tutela
della salute pubblica e dell’ambiente.
Ma forse proprio la trasparenza della SEI e la provenienza privata dei fondi necessari per la
realizzazione della centrale e del porto, costituiscono il vero ostacolo all’approvazione del progetto.
D’altronde, la gestione dei fondi pubblici è indispensabile per il mantenimento di una politica clientelare
e l’acclarata voracità dell’ homo politcum di Calabria, non può essere saziata da chi, come la SEI, ha scelto
la strada della legalità ad oltranza, condotta ulteriormente aggravata dalla diffusione del benessere
sociale senza condizionamento, parimenti contrastato non solo dai politicanti nostrani ed in special
modo da quelli che come il Faust di Goethe hanno deciso di vendere l’anima al diavolo in cambio
dell’effimero potere che si illudono di esercitare, ma soprattutto dai loro padrini e dai loro padroni che
preferiscono un popolo affamato ad uno emancipato, poiché proprio la dignità di un lavoro e la
serenità economica di una famiglia rappresentano il maggior timore dei pupari che si ostinano a negare
il futuro di una terra senza offrire una valida e credibile alternativa.