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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 12 DICEMBRE 2024

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Le promesse di Renzi e Padoan

Le promesse di Renzi e Padoan

| Il 05, Mag 2014

La gestione della cosa pubblica analizzata dall’economista Stefano L. Di Tommano

Le promesse di Renzi e Padoan

La gestione della cosa pubblica analizzata dall’economista Stefano L. Di Tommano

 

A 70 giorni dall’insediamento di Renzi & C. al Governo del Paese e a un
mese dai fatidici 100 giorni (che guarda caso cadranno qualche giorno
dopo gli scrutini delle elezioni europee) bisogna riconoscere che dal
più giovane dei leaders italiani dopo Mussolini di elargizioni e
promesse economiche ne sono state fatte tante, ma con limitate coperture
alle voci di spesa e di stimolo alla ripresa!

Non si tratta di fare il menagramo, bensì di leggere tra i vari
documenti programmatici per scoprire che le attese di tassazione
ulteriore dei consumi (altro incremento dell’IVA?) e dei risparmi oltre
il 26% (vogliamo far tornare a fuggire i capitali?) sono tra l’altro
basate su ottimistiche previsioni di crescita nell’anno in corso (tutta
da verificare) e sopratutto in quello che verrà. Esattamente come
afferma il “passeggere” nell’operetta morale di Leopardi a proposito
dell’almanacco per l’anno venturo, tutti sono convinti che sarà
“migliore assai” ma nessuno sa il perché.

È il pendolo dell’economia -dicono i più- che finalmente dovrebbe
oscillare in senso opposto al recente (e travagliato) quinquennio di
arretramento. Ma è come contare sulla statistica del tempo atmosferico:
prima o poi arriva e allora è inutile affannarsi troppo. Con il bel
tempo si lavorerà meglio.

Io tuttavia resto istintivamente ottimista, dal momento che, con una
nuova ventata di relazioni internazionali gli investitori globali stanno
tornando a valutare le opportunità italiane e questa è sempre una
buona notizia.
Da tempo affermo -spesso solitario- che il male del Bel Paese è stata,
da Monti in poi, innanzitutto la fuga dei capitali e oggi si assiste
contemporaneamente a due fenomeni apparentemente contraddittori: la fuga
dai titoli italiani dei piccoli risparmiatori e il ritorno di interesse
per l’Italia da parte dei grandi capitali!
Non c’è che dire, è un bel risultato per gli ex-comunisti al governo,
ma è già qualcosa.

La fiammella della ripresa sta fiocamente respirando nuovo ossigeno,
seppur seppellita sotto una coltre di interessi particolari, tasse,
disastri, debiti e inefficienze collettive. Il panorama è aggravato da
una perenne situazione di campagna elettorale, in nome della quale i
partiti invadono i mezzi di informazione usandoli come propri organi
interni e non lasciano che le altre notizie si diffondano, contribuendo
alla disinformazione generale.

Nel mese di Febbraio l’Economist aveva pubblicato un articolo in cui si
prospettava uno scenario ideale da “Goldilock e gli Orsetti” :

http://www.economist.com/news/finance-and-economics/21595934-investors-have-been-forced-reassess-their-rosy-view-goldilocks-and-bears
[1]

un popolare cartone animato per bambini in cui la scena è mantenuta
dalla protagonista sempre in una situazione di mezzo, né troppo buona
né troppo cattiva. L’articolo in realtà si proponeva proprio di
smentire quel sentimento comune di essere arrivati nella “terra di
mezzo”, in cui per incanto i prati sono sempre verdi e il cielo è
sempre blu, facendo invece notare che è forse vero il contrario. La
volatilità dei mercati finanziari e l’instabilità politica
internazionale non lasciano affatto tranquilli gli investitori e quindi
i medesimi investono meno di quanto potrebbero sul futuro.

Purtroppo i problemi generali, nostrani e delle economie occidentali,
non sono mai stati davvero affrontati: né quelli italiani dove
manteniamo una spesa pubblica più alta di quasi il 10% rispetto alle
entrate (non sia fuorviante la proporzione del 3% con il PIL: se a casa
vostra spendeste costantemente il 10% in più di ciò che incassate voi
andreste presto in rovina) né quelli globali che vedono forti
contrapposizioni tra gli interessi di Occidente, Medio Oriente ed Asia,
e un eccesso di debiti pubblici delle grandi economie finanziati dagli
avanzi monetari del nuovo mondo e da una politica di monetizzazione di
quei debiti che rischia solo di accrescersi nei prossimi mesi a causa
delle notevoli instabilità degli equilibri internazionali.
I mercati finanziari scacciano la paura concentrandosi sul fatto che le
Banche Centrali ancora continuano a immettere nuovo denaro nel circuito
finanziario e le grandi imprese nel mondo hanno fatto in questi ultimi
anni molti più profitti che non mai.
L’Europa ha stampato meno denaro sino ad oggi ma sta preparandosi a
farlo in grande stile, avendo preso atto degli svantaggi derivanti
dall’eccesso di rivalutazione dell’Euro sulle altre monete.

Ma la debole crescita mondiale che a malapena tiene il passo con
l’incremento demografico, stenta a trainare la crescita del benessere
collettivo e soprattutto stenta a trainare la crescita dei paesi
periferici, avendo già mostrato il suo volto più deteriore con la
recente fuga generalizzata dei capitali dai Paesi Emergenti, cosa che
rischia di polarizzare sempre più le fonti del benessere tra poveri e
ricchi del pianeta. Un recentissimo libro che si propone di analizzare
distribuzione della ricchezza le mondo e le sue cause ha avuto un
successo letterario globale:

http://books.google.it/books?id=T8zuAgAAQBAJ&printsec=frontcover&dq=Thomas+Piketty%3A+Capital+in+the+Twenty-First+Century&hl=it&sa=X&ei=V-phU4nTBYT7PNvwgKgE&ved=0CDYQ6AEwAA#v=onepage&q=Thomas%20Piketty%3A%20Capital%20in%20the%20Twenty-First%20Century&f=false

Uno scenario tutt’altro che tranquillo che si riflette in un’Italia
inquieta, incerta se credere alle promesse di Renzi o tornare a svoltare
a destra.
Una situazione che sta sospingendo le quotazioni dei beni-rifugio per
chi vuole cristallizzare ricchezze finanziarie oggi flottanti in acque
incerte. Ecco dunque che tutti comprano oro, diamanti e opere d’arte
(soprattutto in Italia dove è meglio non avere beni al sole), mentre il
comparto immobiliare continua le proprie difficoltà anche perché è
considerato indicatore di ricchezza tassabile. E, sintantoché non
arriva qualche mano santa, chi ha un’impresa (soprattutto se piccola o
piccolissima) non vede l’ora di sbolognarla, anche a causa delle
difficoltà burocratiche e degli eccessi fiscali.

Renzi dovrà combattere soprattutto la caduta di entusiasmo nel nostro
Paese, al di là delle ideologie e delle contrapposizioni. Dovrà
riuscire a far cambiare idea ai giovani che vogliono emigrare o andare a
studiare all’estero. Dovrà riuscire a tranquillizzare gli imprenditori,
soprattutto se giovani o piccoli, sul fatto che il nostro Paese non ha
interesse a farli demordere.
Da questo punto di vista anche un successo elettorale potrà aiutarlo,
ma il problema vero è che in Italia, per passare dal dire al fare,
bisogna attraversare un mare di ostacoli, anzi: un Oceano Atlantico!

STEFANO L.DI TOMMASO