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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Lavoro: in Calabria un esercito di irregolari. Crolla il Pil

Lavoro: in Calabria un esercito di irregolari. Crolla il Pil

La Svimez ha pubblicato il rapporto 2012 sull’economia del Mezzogiorno. Dati disastrosi: «Ci vorrebbero 400 anni per recuperare lo svantaggio che separa dal Nord». In tre anni aumentano di quasi quattromila unità gli occupati calabresi. Ma chi prende stipendio in nero sono 185mila persone

Lavoro: in Calabria un esercito di irregolari. Crolla il Pil

La Svimez ha pubblicato il rapporto 2012 sull’economia del Mezzogiorno. Dati disastrosi: «Ci vorrebbero 400 anni per recuperare lo svantaggio che separa dal Nord». In tre anni aumentano di quasi quattromila unità gli occupati calabresi. Ma chi prende stipendio in nero sono 185mila persone

 

 

I lavoratori irregolari in Italia arrivano a 2 milioni 900mila unità, di cui 1 milione e 200mila al Sud. E in Calabria sono un esercito di 185mila persone. Lo segnala lo Svimez nel presentare il rapporto 2012 sull’economia nel Mezzogiorno nel rilevare che se al Centro-Nord il lavoro nero interessa prevalentemente secondi lavori e stranieri non regolarizzati, al Sud vede invece protagonisti irregolari residenti.

A livello di settore, nel 2011 al Sud è irregolare un lavoratore su 4 in agricoltura (25%), il 22% nelle costruzioni, il 14% nell’industria. A livello regionale in valori assoluti si stimano 296mila lavoratori in nero in Sicilia, 253mila in Campania, 227mila in Puglia. La Calabria è quindi al quarto posto, seguita con 131mila casi dalla Sardegna, 62mila in Abruzzo, 46mila in Basilicata e 23mila in Molise.

Il tutto in presenza comunque di una tendenza che in Calabria ha visto crescere (+3.900) il numero di occupati regolari tra gli under 34, nel triennio 2008-2011. Un segno positivo condiviso con Abruzzo (+13.300), Puglia (+11.600), Sardegna (+8.300) e Basilicata (+2.500), mentre sono in calo in Molise (- 1.100), Sicilia (-7.300) e Campania (-16.700). Complessivamente, è vera emergenza occupazionale nel Mezzogiorno soprattutto per i giovani. Nel 2011 il tasso di occupazione in età 15-64 è stato del 44% nel Sud e del 64% nel Centro-Nord. Situazione drammatica per le giovani donne meridionali, ferme nel 2011, al 24%, pari a mano di una su quattro in età lavorativa, che spinge le stesse di fatto a una segregazione occupazionale rispetto sia ai maschi che alle altre donne italiane.

In termini di ricchezza, secondo Svimez ci vorrebbero 400 anni per recuperare lo svantaggio che separa il Sud dal Nord. In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2011 ha confermato lo stesso livello del 57,7% del valore del Centro Nord del 2010. In un decennio il recupero del gap è stato soltanto di un punto e mezzo percentuale, dal 56,1% al 57,7%. In valori assoluti, a livello nazionale, il Pil è stato di 25.944 euro, risultante dalla media tra i 30.262 euro del Centro-Nord e i 17.645 del Mezzogiorno.

Nel 2011 la regione più ricca è stata la Valle d’Aosta, con 32.602 euro, seguita da Lombardia (32.538), Trentino Alto Adige (32.288), Emilia Romagna (31.524 euro) e Lazio (30.884 euro). Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l’Abruzzo (21.980 euro). Seguono la Sardegna (20.080), il Molise (19.748), la Basilicata (18.639 euro), la Sicilia (17.671), la Puglia (17.102) e la Calabria (16.603). La regione più povera è la Campania, con 16.448 euro. Il divario tra la regione più ricca e la più povera è stato nel 2011 di oltre 16mila euro: in altri termini, un valdostano ha prodotto nel 2011 oltre 16mila euro in più di un campano.