Lamezia costretta a dire addio al suo tribunale, “ma la battaglia continua”
redazione | Il 06, Lug 2012
Palazzo di giustizia e procura ufficialmente soppressi. La rabbia e la delusione dei lametini contro una classe politica “indegna”
Lamezia costretta a dire addio al suo tribunale, “ma la battaglia continua”
Palazzo di giustizia e procura ufficialmente soppressi. La rabbia e la delusione dei lametini contro una classe politica “indegna”
di Antonietta Bruno
Ore di attesa e speranza trasformatisi in delusione e rabbia. Delusione per la decisione del governo centrale che non ha affatto tenuto in considerazione la problematica lametina né il valore della sua battaglia in difesa di legalità e democrazia, e rabbia per la condotta della deputazione calabrese e lametina, soprattutto, che ancora una volta “non ha saputo difendere gli interessi di chi li ha portati al governo”.
Ora è tutto finito, o quasi. Tutto si è fermato alle 12.40 di questa mattina quando ufficiale è stata l’approvazione di quella sciagurata legge delega che ha cancellato in Calabria 37 tribunali e 38 procure, tra cui quelli di Lamezia doppiamente scippata e colpita al cuore dagli stessi rappresentanti al Governo.
Dopo 150 anni di storia, di presenza sul territorio, di lotte continue e battaglie contro la criminalità organizzata, è bastato un colpo di spugna per cancellare Tribunale e Procura nella città della Piana. Un colpo d spugna “alimentato” in qualche modo anche da superficiali interventi “al vertice” che anziché insistere nelle trattative basate su reali questioni, hanno portato il Ministero a bocciare la deroga dei 30 tribunali e quindi ad escludere Lamezia dalla scure, e a riproporre quello iniziale dei 37 e quindi, con ancora Lamezia in elenco soppressione.
” Le trattative poste in essere per compiere le dovute deroghe basate su criteri legittimi – ha affermato deluso il presidente dell’Ordine degli avvocati Gianfranco Barbieri – non sono state neppure valutate perché i politici non si sono messi d’accordo. A livello istituzionale non si è presa in esame nessuna delle posizioni dei tribunali calabresi e in tutto questo, Lamezia che aveva tutte le carte in regola per essere salvata da un ingiustificato gioco al massacro, è la città calabrese che più ha subito la penalizzazione”.
Tutto ciò che è arrivato al governo, dunque, pare non sia stato neppure lontanamente vagliato. Dalle proteste di massa, dall’occupazione del tribunale, dagli scioperi ed estensioni dalle udienze, dalle raccolte firme, dalla restituzione delle schede elettorali, dalla battaglie del sindaco e “minacce” di dimissioni assieme ad altri 27 sindaci del comprensorio in segno di disaccordo con lo stesso Stato, nulla è stato preso in considerazione.
In tutto questo, la cosa più grave che Barbieri ha precisato, è il fatto che “il guardasigilli aveva concesso ai politici di sollevare le proprie istanze e valutare assieme pro e contro della bozza della legge delega in questione, facendola calzare con le esigenze del territorio”. Cosa che, considerati i risultati, pare non ci sia stata o non sia stata prospettata nei giusti modi. “Sarebbe bastato un solo criterio tra quelli evidenziati (la produttività, infrastruttura, numero della popolazione, presenza del potere mafioso ecc.) per modificare lo stato delle cose. Tutto questo non è stato fatto e ora tocca a noi appellarci ulteriormente per cercare di difendere il nostro presidio oltre che i nostri diritti di cittadini”.
La battaglia, dunque, non finisce qui e nonostante la delusione e la forte amarezza, si va avanti a testa alta proseguendo ed aumentando i toni della protesta. Già per questa sera il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia ha indetto una riunione dalla quale usciranno fuori le nuove strategie di opposizione. Nuove strategie che sicuramente verranno concordate e si porteranno avanti assieme agli altri territori calabresi penalizzati da quest’ultimo decreto. Si farà leva sui tempi oltre che sulle motivazioni, e ancora ci si appellerà al ministro Severino affinché faccia un passo indietro e riveda la “pratica Lamezia” anche sulla scorta delle sue odierne dichiarazioni a margine dell’approvazione del documento.
“Dove c’è criminalità i tribunali non saranno toccati. Il riordino in atto non è una resa al crimine, ma una migliore lotta alla criminalità organizzata”. Parole le sue, che cozzano con la realtà, così come cozza con la realtà l’auspicato risparmio delle spese, circa 50 milioni di euro all’anno, se si pensa allo spreco di denaro per i trasferimenti di personale e pratiche; alla migrazione dei processi; ai ritardi della giustizia; ai fitti di nuovi edifici, ad una riforma che cambia sì la geografia giudiziaria del Paese, ma che la cambia in peggio facendo scoppiare presidi come, ad esempio, quello cosentino dove si riverseranno su una sola struttura, ben sette tribunali. Dal gioco, “chissà perché”, salvo solo Reggio Calabria dove, “grazie al gioco delle tre carte”, non subisce nessuna rivisitazione del provvedimento “Taglia spese”.
redazione@approdonews.it