L’Aia di Locri condanna le continue violenze contro gli arbitri
redazione | Il 26, Mar 2014
Nelle ultime due giornate ben 5 aggressioni solo contro gli arbitri locresi
L’Aia di Locri condanna le continue violenze contro gli arbitri
Nelle ultime due giornate ben 5 aggressioni solo contro gli arbitri locresi
I campionati di calcio stanno per volgere al termine e come di consueto gli animi tra dirigenti, calciatori e addetti ai lavori iniziano a surriscaldarsi in virtù di alcuni obiettivi finali da dover conquistare. Ciò comporta ogni lunedì successivo alle gare, la registrazione di un vero e proprio bollettino di guerra che coinvolge tutti quanti, arbitri compresi. Ma la cosa ancor più grave è che se negli anni passati tali atti di violenza si annoveravano nelle ultime tre-quattro giornate finali del campionato, in questa stagione, purtroppo, già nei mesi di novembre e dicembre si sono verificate le prime aggressioni, con un’escalation preoccupante e in continuo aumento nei mesi seguenti. Ma la cosa ancor più grave è che tali violenze sono per la maggior parte rivolte nei confronti degli arbitri, soggetti preposti alla direzione della gara attraverso l’applicazione del regolamento. Regolamento che molto spesso viene disconosciuto proprio da parte di chi è iscritto alle competizioni calcistiche, surrogandosi il diritto di interpretazione e di conoscenza, secondo una propria visione, sconsacrando anche in maniera plateale alle volte quanto deciso dall’arbitro, o addirittura, prendendosi il lusso di emettere dei comunicati stampa denunciando la cattiva fede della giacchetta nera in quella partita, reo di aver commesso dei torti (secondo il loro punto di vista), e cercando così di uscire puliti rispetto ai loro beceri comportamenti tenuti in campo. Ancora più grave, senza ombra di dubbio, quando si prende la scellerata decisione di farsi giustizia da soli, giustificando il proprio atto di violenza come un qualcosa di scontato e naturale perché è stato commesso un errore da parte di chi sta arbitrando.
E di casi di “giustizia fai-da-te” nelle ultime settimane se ne stanno registrando di continuo; contro ragazzi, giovani e meno giovani, che arbitrano per passione, per crescita personale, perché attratti dal rispetto delle regole; che sacrificano il proprio tempo libero, la famiglia, i weekend, mettendo dinanzi a tutto la passione per l’arbitraggio. Valori che settimanalmente vengono calpestati e sconfessati da pseudo dirigenti e pseudo calciatori in nome di un qualcosa che non esiste, in quanto lo sport è tutt’altro che violenza.
Una domenica di divertimento che viene trasformata in una guerra. E che solo per pura casualità non si è trasformata in un qualcosa di ancora più grave.
Ma se negli scontri tra calciatori, gli stessi si riescono a difendersi tra di loro, «quando si aggredisce l’arbitro, in 10 contro 1, e lui è solo, in questo caso, chi è che lo difende?».
Questo il primo pensiero di Roberto Rispoli, presidente della Sezione AIA di Locri, che ogni lunedì si ritrova a dover confortare un ragazzo della propria sezione, a verificare il referto di gara, a constatare cosa è stato scritto nel referto dell’ospedale, mandato su un campo di calcio a dirigere una gara con l’intento di fargli passare due ore di svago e puro divertimento, e invece si ritrova subissato di critiche, minacce ed insulti, come una “bestia mandata al macello”.
Infatti, solo nelle ultime due settimane, sono ben 5 le aggressioni fisiche subite da arbitri della sezione di Locri. Con il calcio a 5 che non è da meno, soprattutto nelle categorie inferiori e locali.
«Noi chiediamo disponibilità e aiuto alle società – continua Roberto Rispoli –, ma ancora oggi sono troppe le partite che vengono sospese per violenza. Troppi gli insulti e le minacce verso gli arbitri. Troppi gli incidenti in campo. Mentre troppo poche le tutele e i controlli che vengono effettuati. Per questo mi rivolgo a quelle società oneste e serie, affinché proprio da loro possa partire una collaborazione volta ad allontanare tutti quei violenti che stanno rovinando questo bellissimo sport, che sta diventando sempre più pericoloso, come si evince dagli ultimi episodi di pura violenza accaduti in questo fine settimana. Il problema è che una partita di calcio è ormai dimostrazione di superiorità, di prevaricazione sull’altro, di “prepotenza”, e non più di bravura.
Per questo motivo, pretendiamo pene certe e dure da parte della Giustizia Sportiva per chi commette gravi atti di violenza nei confronti degli arbitri, che sono prima di tutto persone con dei valori e sani principi, e solo secondariamente arbitri di calcio o calcio a 5.
Allo stesso tempo, invito tutte le componenti attive nel mondo del calcio a fare un passo indietro per non ritrovarci un giorno a dover piangere per un qualcosa che si sarebbe potuto fare oggi.
Come Presidente insegno ai miei ragazzi la massima educazione e la pretendo una volta in campo, nei confronti di tutti. Ma nonostante questo, ogni fine settimana è un continuo bollettino di guerra. Allora mi chiedo: come mai nelle scuole calcio e nelle società sportive queste situazioni sono maggiormente presenti rispetto a quanto succede nella nostra associazione? Può essere che al loro interno si stia facendo un lavoro sbagliato? Perché alla fine ci rimettiamo tutti quanti: arbitri, calciatori, società calcistiche, che siamo la stessa grande famiglia.
Io stesso più volte ho proposto di spiegare il regolamento del giuoco del calcio e le consuete circolari che modificano ed integrano alcune regole a tutte le società della zona. Sono sempre disponibile ad andare di persona presso le società oppure a riceverle nei locali della mia sezione, se tutto questo può aiutare a conoscere meglio il regolamento e di conseguenza a non avere comportamenti scellerati ed aggressivi, perché così come la conoscenza delle regole sociali sono alla base di una civile convivenza tra esseri umani, la conoscenza del regolamento del giuoco del calcio è alla base del rispetto del gioco stesso e tra le parti che lo compongono. Ed entrambe devono andare di pari passo, altrimenti rimarremo affossati nel baratro di barbarie che la nostra terra ci “regala” quotidianamente.
Sono anni che ripeto questo, ma finora solo alcune società si sono rese disponibili ad incontrarci, ma tutte con risultati soddisfacenti e con gli animi più sereni a fine colloquio. Ecco, è questo quello che serve al calcio. Serenità.
Anche perché, se si continua così, nei prossimi anni non avremo più arbitri in zona, dato che è sempre più difficile coinvolgere ragazzi nel fare il corso arbitri.
Ma come dargli torto? Quando un ragazzo è preposto a dirigere una gara e prende una decisione, giusta o sbagliata che sia, e che quindi deve essere rispettata, viene poi minacciato, insultato, aggredito, con dirigenti che si permettono di dare loro versioni dei fatti a mezzo stampa, definendo i miei arbitri come “cretini”, “mafiosi”, “bugiardi”, come fanno poi questi ragazzi a continuare la loro attività arbitrale? Come si fa a coinvolgere nuovi giovani quando conoscono già dell’esistenza di questi fatti incresciosi? Tutti parlano che dobbiamo formare “buoni arbitri”, ma il mio problema è che non potrò formare “arbitri”, perché nessuno più ci crede, nessuno mette a repentaglio la propria vita. L’arbitro, come il calciatore di ogni categoria e livello, durante la partita, prima di tutto, vuole solo divertirsi.
Stiamo anche lavorando molto sul sociale, come lo dimostra l’accordo con il Ministero di Giustizia – Sezione Minorile di Reggio Calabria, con l’iniziativa, unica nel suo genere in tutta Italia, che prevede la partecipazione al corso arbitri presso la sezione di Locri di sei ragazzi che sono stati messi alla prova dal Ministero stesso per estinguere i loro piccoli reati commessi, ma che potranno scendere in campo, una volta concluso tutto il loro l’iter processuale, risultando così “puliti”.
Il nostro impegno è massimo in tal senso, sempre nel rispetto di regole e regolamento, nel rispetto di persone e figure, andando ad arbitrare con la massima educazione, lealtà sportiva e sincerità in tutte le decisioni che devono essere prese.
Mi auguro che per la fase finale dei campionati si possa invertire questo trend negativo con una minore esasperazione degli animi, ma che soprattutto si possa partire con il piede giusto nella prossima stagione, con le società che riescano a comprendere ancora di più quei principi di lealtà ed integrità morale che ci contraddistinguono come arbitri, andando oltre quello che può essere il mero errore commesso, tutelando i miei ragazzi e tutta la categoria arbitrale da comportamenti non consoni al mondo dello sport, allontanando tutti quei violenti che sono vicini a loro.»