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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 MAGGIO 2024

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La vicenda Consip deve portarci ad una reale riforma In questa vicenda c’è abbastanza materia per riflettere sulla Giustizia Ingiusta che ormai domina il Paese una volta ‘culla del diritto’ e sullo strapotere della magistratura

La vicenda Consip deve portarci ad una reale riforma In questa vicenda c’è abbastanza materia per riflettere sulla Giustizia Ingiusta che ormai domina il Paese una volta ‘culla del diritto’ e sullo strapotere della magistratura
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di Giovanni Alvaro

Se c’era ancora qualche dubbio sulla necessità di riforme nel pianeta Giustizia gli sviluppi della vicenda Consip, con Tiziano Renzi che viene sbattuto in prima pagina da una parte della magistratura (quella napoletana che ha in Woodcock la figurina più prestigiosa per i colpevolisti), e ‘salvato’, da un’altra parte della magistratura (quella romana), perché sarebbe stato ‘usato’ dai precedenti inquirenti per rendere più credibile l’operazione anti corruzione che ha come importante arrestato quello che viene indicato come il dispensatore di laute mance, e cioè Alfredo Romeo, manager di un impero imprenditoriale con 18.000 dipendenti in tutta Italia, se c’era ancora qualche dubbio, dicevamo, la vicenda Consip li fuga tutti e si presta ad alcune considerazioni.

La prima è che non solo la Magistratura può commettere errori ma addirittura può succedere che un investigatore (nella vicenda il capitano dei CC Scafarto) venga accusato d’aver falsificato le carte dell’inchiesta. La procura di Roma sostiene che sia stata attribuita a Romeo una frase che era stata, in verità, pronunciata da Italo Bocchino collaboratore di Romeo. La frase che suona all’incirca ‘…ho incontrato Renzi e dovrò vederlo ancora” può starci, anche perché lo stesso parlava di Matteo Renzi. Ma messa in bocca a Romeo sarebbe stata la prova regina che Tiziano Renzi e Alfredo Romeo si conoscevano bene e, quindi, se i due giuravano di non conoscersi erano solo spergiuri.

La seconda considerazione va riferita alla fioritura primaverile del garantismo esploso sui visi e sulle bocche dei renziani che, dopo le novità su Scafarto (che ha avuto l’intelligenza di mettersi da parte nelle indagini), sbandierano, belli e felici, la fiducia nella giustizia e invitano i cittadini a fare altrettanto, saltando a piè pari che non tutti siano parenti di un ex Presidente del Consiglio.

La procura di Roma, infatti, è riuscita a scoprire dove le carte sembravano essere state truccate (con lo scopo di incastrare il papà di Matteo), ma lo ha fatto dopo aver ascoltato tutte le intercettazioni (si tratta di centinaia e centinaia di ore registrate) verificando le paternità di quanto ascoltato. Ma non tutti gli indagati possono avere un trattamento di questo tipo perché spesso si utilizza una legge non scritta basata, essenzialmente, sulla fiducia per il lavoro fatto dai propri colleghi.

La terza considerazione piglia spunto dei tempi usati per mettere in piedi la grande inchiesta (circa tre anni di intercettazioni), e all’uso che si fa del reato di concorso esterno in attività mafiose, nel caso in specie per Romeo in attività camorristiche, che permettono di allungare le indagini e tenere, sulla graticola e magari in carcere, chi viene indagato per il suddetto reato.

Divulgatore di detto sistema è stato anche l’attuale Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, con ‘Mafia Capitale’ che, per quanto riguarda la mafia, è finito in un vero e proprio flop. Sembra un bel meccanismo studiato per non attendere quanto ideato dal PD, in barba all’attuale garantismo peloso, e teso ad amplificare a dismisura i termini di prescrizione dei reati tanto da far chiamare, l’attuale ipotesi legislativa, presentata e sostenuta dal Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, legge per il ‘Processo senza fine’.

C’è, comunque, abbastanza materia per riflettere sulla Giustizia Ingiusta che ormai domina il Paese una volta ‘culla del diritto’ e sullo strapotere della magistratura che ha sconfinato abbondantemente nei recinti degli altri due poteri mettendo in discussione la nostra stessa democrazia.

Invece che con provvedimenti parziali che, tra l’altro, non diminuiscono lo strapotere imperante in Italia, sarebbe necessario inserire, tra le riforme urgenti, soprattutto anche quella per una Giustizia Giusta con il ripristino della divisione dei poteri nell’interesse dei cittadini e della stessa Magistratura che, in larghissima maggioranza, non condivide il protagonismo e le idee di alcuni suoi appartenenti.