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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 09 MAGGIO 2024

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La Tbc è ancora un pericolo in agguato?

La Tbc è ancora un pericolo in agguato?

La nostra scrittrice sul caso dell’infermiera del policlinico Gemelli affetta da tubercolosi

di MIRELLA MARIA MICHIENZI

La Tbc è ancora un pericolo in agguato?

La nostra scrittrice sul caso dell’infermiera del policlinico Gemelli affetta da tubercolosi

 

Gentile Direttore,

nei giorni scorsi l’Italia è stata sconvolta dalla notizia sull’infermiera – del reparto di neonatologia del Gemelli – ammalata di tbc e di tutti i neonati contagiati. Giornali-radio e tg ci hanno dato ripetutamente per molti giorni la notizia, mentre il numero dei neonati infettati aumentava sempre di più.

Ha parlato, infine, il ministro della Sanità per tranquillizzarci…sostenendo che la situazione era sotto controllo.

Dopo tanto clamore tutto è passato nel silenzio, l’Italia ha proseguito il proprio cammino sereno e la paura sembra essere finita “a tarallucci e vino”. Io, a dire il vero, non mi sono sentita tranquilla per niente. Infatti, ieri la notizia si è risvegliata, perché anche una neo-mamma risulta essere contagiata!

Possibile che a nessuno sia venuto in mente di ricordare che un tempo chi vinceva un concorso o, comunque, lavorava saltuariamente tra i bambini (scuole e ospedali) doveva sottoporsi obbligatoriamente ad una serie di analisi e di visite che costituivano nell’insieme il certificato di sana e robusta costituzione. Era anche così per chi lavorava nelle mense o in negozi di generi alimentari. Nelle scuole passavano tutti gli anni medici e infermieri per sottoporre insegnanti, alunni, custodi, dirigenti e segretari al test della Mantoux. Se, dopo due giorni, il test dava casi sospetti, bisognava convocarli in apposite strutture per ulteriori accertamenti. Non era detto che l’arrossamento del braccio fosse un caso certo di tbc, anzi nella maggioranza dei casi si trattava di soggetti, che essendo stati a contatto con il bacillo di Kock, si erano ormai vaccinati e mai, e poi mai, avrebbero contratto la tbc. Così mi spiegavano i medici tutti gli anni; e tutti gli anni ponevo la stessa domanda, perché seguivo i miei alunni nella loro completa crescita.

Non so se sia vero, ma pare che il suddetto certificato non esista più e non possa essere obbligatoriamente richiesto. E’ veramente inaccettabile e assurdo! Non vorrei che fosse un altro caso che si fa rientrare nella tutela della privacy o nell’autocertificazione o addirittura nella presunzione di una sicurezza che “ormai non c’è più il pericolo della tbc “.

– La tutela della privacy va benissimo fino a quando non va a ledere gli interessi degli altri cittadini.

– L’autocertificazione, se così è, va rivista. A tutto c’è un limite, perché in un modus vivendi collettivo fatto di menzogne – e gli evasori fiscali ne sono la più grande prova – non si può certo sperare e credere che una persona assunta non si autocertifichi esente da malattie infettive. E’ lo Stato che deve tutelare la sicurezza della salute dei cittadini e non lasciarla in mano alla buonafede o malafede di chi veniamo a contatto, come un terno al lotto.

– Riguardo al fatto che la tbc non costituisca più un pericolo e si sono, per così dire, allentati i freni è veramente pazzesco, perché in una società multietnica, come quella di oggi , affluiscono persone che vengono da paesi poveri, dove imperversano molte malattie contagiose che senza dubbio…se le portano dietro. La tbc è una di quelle molto, ma molto contagiosa. Basta semplicemente stare vicini ad una persona infetta, perché la saliva è il primo veicolo d’infezione.

Il Ministro della Sanità dovrebbe rivedere la legislazione in merito. Mentre le scuole di ogni ordine e grado e i mass media dovrebbero fare una campagna massiccia e costante di igiene e educazione sanitaria. Sarebbe il migliore modo per tranquillizzare gli italiani.

MIRELLA MARIA MICHIENZI

redazione@approdonews.it