La normalità dell’anticonformismo Emanuele Pecheux rende omaggio all'attrice Virna Lisi, scomparsa ieri
Curiosamente, alcune tra le più celebri attrici del cinema e del teatro italiani erano marchigiane.
Lo erano l’anconitana Ave Ninchi, la jesina Valeria Moriconi, lo era Virna Lisi anche se sin da bambina si trasferì con la famiglia a Roma.
Tre attrici, sia pure così diverse, di grande talento che hanno lasciato un segno forte nella storia dello spettacolo e del costume italiani.
Delle tre, Virna Lisi, era sicuramente la più bella e, forse, proprio in ragione di tale bellezza, quasi perfetta, quella a cui il mondo dello star system ha offerto occasioni che non si presentarono alle pur talentuose colleghe.
Anche la Lisi, tuttavia, oltre che bella era un’artista ricca, come le due colleghe, di talento e di temperamento.
In pochi l’hanno ricordato: sarebbe stato impossibile essere scritturate da registi teatrali del calibro di Giorgio Strelher e Luigi Squarzina o cinematografici come Pietro Germi e Luigi Comencini non possedendo talento, temperamento e spirito di sacrificio. Qualità che rendono grandi gli attori e le attrici.
Qualità che nel corso della sua lunga carriera la Lisi ha sempre mostrato non solo di possedere ma di esserne pure pienamente consapevole al punto di compiere scelte professionali in controtendenza, nel segno dell’anticonformismo, con un occhio rivolto al suo privato e con l’altro al valore artistico dei lavori che le venivano proposti.
Virna Lisi fu inoltre una vera anticonformista in un mondo dove l’ostentazione, talora grottesca del glamour è sempre stata la norma.
Non si mandano a spalare il mare i boss delle major hollywooddiane perché vogliono fare di te niente altro che la replicante di Marylin Monroe, l’editore di Playboy Hugh Hefner perché ti chiede di posare nuda per le pagine della sua rivista, il produttore di 007 che ti offre una particina da bellona, se non si possiedono una schiena dritta e un forte consapevolezza delle proprie capacità. Non si interrompe a più riprese una sfolgorante carriera per dedicarsi quasi esclusivamente alla propria famiglia e infine, ed è storia di due mesi fa, non si rilascia un intervista in cui senza perifrasi, si definisce “orrendo” (sic) un film (La grande bellezza) acclamato dai soliti critici genuflessi se non ci si fa beffe del rischio dell’impopolarità in un ambiente dove il conformismo provinciale è legge.
Virna Lisi, era una bella donna, una grande attrice (che per ventura divenne popolare grazie ad un claim di un Carosello televisivo divenuto un tormentone), che fece della normalità la cifra costante della sua vita professionale e privata.
La sua scomparsa ne è in qualche modo la conferma: dopo la morte del marito, con cui divise oltre 50 anni di vita, la Lisi ha conosciuto quel “mal de vivre” che l’ha condotta alla breve e definitiva malattia che se l’è portata via.
Emanuele Pecheux