La lanterna di Diogene
Giuseppe Larosa | Il 21, Dic 2011
Oh, il mio Paese! Come amo il mio Paese! Lettera a Taurianova da un cinico ai tempi del Natale
La lanterna di Diogene
Oh, il mio Paese! Come amo il mio Paese! Lettera a Taurianova da un cinico ai tempi del Natale
Caro Paese ti scrivo, ma non perché ci sono novità, semplicemente perché tu taci mentre tutto intorno a te è assente. Amico mio di mille sventure lo so che tu inerme vivi di riflessi negativi causate dalle menzogne, dalle ipocrisie, dagli “accoliti” e dai “lacchè”.
Io lo so che tu accogli tutti e tutti forse non accolgono te, ma so per certo che tu un giorno ti ribellerai e farai di colpo una cernita come un fiume in piena, spazzando il marcio, il putrido ed il superfluo. Osservando da vicino, occorre dire che mi ci trovo con la frase di Brecht nella sua “Opera da tre soldi”, quando disse che «Prima viene lo stomaco, poi viene la morale», e di stomaco ce ne vorrebbe veramente tanto.
Cari giovani del mio paese sventurato, egli in voi vorrebbe ritrovare le speranze di una rinascita. Voi che affollate le piazze, i pub e quale associazione nata sulle ceneri dell’avventismo che non ha saputo produrre né onore né glorie ma solo fumo senza arrosto. Voi avrete un avvenire senza onore come nemmeno non vi è un bene che vi appartenga. Nemmeno una gioia da condividere perché avvelenata dalle ingiustizie e dalle macerie dei “pennacchi” di alto bordo che poi tanto alti non sono, ma volano bassi come mosche sulla cacca.
Quanto è triste pensare al domani mentre non sai come vivi il tuo presente, mentre ti vedi circondato da uomini armati di imbecillità spadroneggiare in giro come saccenti senza guardare mai al fuscello che hanno nei propri occhi e osservano altri con giudizi poco dignitosi, figli della loro noncuranza della bellezza e della scarsa ragionevolezza di cosa realmente sino essi stessi. Mele marce arrotolate nell’asfalto della discordia.
Gentaglia che guarda da lontano per capire dove arrivare, ma come diceva Goethe, «Una persona non va mai lontano se non sa dove deve andare».
Caro paese, tu sei vittima di te stesso e dell’incuria della gente che ti ha amministrato per decenni, prima con aria da despota, poi con aria da ladri (di nome e di fatto) ed infine con aria di dimessa eleganza senza senno né criterio. E in questi anni abbiamo assistito alle peggiore di specie di “animali da asporto” ideologico che hanno varcato soglie sempre più spesso come fossero vuoti a perdere senza più nessuna consistenza, così sono le loro coscienze, e così saranno finchè tu non ti ribellerai a quest’aria putrida di misteri e di ignoranza figlie della maledizione cerebrale che Erasmo da Rotterdam a volte definiva come evento positivo (non è il nostro caso).
Ho visto persone cavalcare onde più alte delle loro stesse fronti, lecchini che elemosinavano per un posto di lavoro e per un pennacchio, tutti in fila come se dovessero ricevere un tozzo di pane allo spaccio comunale, sì lo spaccio della casa comunale. E li vedo ancora, fermi lì come punti fermi di una sostanza dal fetore insopportabile perché stanchi e maleodoranti a causa delle poche docce.
Ho visto giovani rampanti che sembravano peggio dei democristiani degli anni 50, quelli con giacca, cravatte a professionismo e senza un benché minimo scorcio di umiltà. Ho visto giovani che al primo ostacolo in un dialogo affermano che la loro intelligenza supera il confine stesso della loro imbecillità, e non se ne rendono ancora conto: questa è una piaga!
Taurianova ti chiedo, ma te lo chiedo sul serio: ma a chi stai aspettando per mandarli tutti affanculo?
lalanternadidiogene@approdonews.it