La lanterna di Diogene
Giuseppe Larosa | Il 21, Lug 2013
Le CHICCHE della lanterna di Diogene
Le CHICCHE della lanterna di Diogene
Nascono movimenti, Associazioni con perenni mal di pancia e di altro ancora. Tutti a gridare allo scandalo perché il proprio Comune sia stato sciolto per infiltrazione mafiosa. Ciò, è pur vero che rappresenti un’onta quasi indelebile per una comunità. E tale condizione è accentuata quando a farne le spese sono quelle comunità, che più volte hanno subito questo estremo provvedimento. Ma allo stesso tempo non bisogna, anzi non si deve assolutamente perdere la fiducia nelle Istituzioni, anzi, occorre rafforzarla con comportamenti di rettitudine morale ed onestà intellettuale. Lo Stato non è corrotto se applica una misura “sanzionatoria” ed è trasparente se fa il contrario, a seconda degli umori ad orologeria dei diretti interessati. Lo Stato è lo Stato, è tale va rispettato!
È condizione necessaria e fondamentale cambiare questa legge che penalizza, sia le presunte persone “malavitose” ossia che hanno dei “collegamenti”, con la criminalità organizzata e sia le persone cosiddette perbene. Questa è una legge prettamente “assolutista”, ed anche su determinati contesti, antidemocratica perché non da spazio di replica né di difesa ad una “relazione” se non per la via giudiziaria-amministrativa. Si fa il “Decreto” e tutti a casa: Buoni e Cattivi!
E molte volte si colpisce la politica, anzi solo la politica. Occorre anche “sapere” che in Italia vige una legge che porta il nome di chi la redatta, “Bassanini”, che delega tutte le responsabilità ai dirigenti di settore, lasciando alla politica (amministrativa), solo compiti di “indirizzo e di controllo”. Se qualcuno viene accusato, ad esempio, di un’interferenza delinquenziale in qualche appalto, è pur vero che c’è una sorta di “infiltrazione”, ma tale appalto per legge non viene gestito dall’amministratore, ma dal funzionario che ne è il Responsabile. Diciamo che molte volte dei casi c’è “Concorso….”.
Un passo in avanti lo si è fatto in Commissione Giustizia dove è stato votato un emendamento che modifica il 416ter del c.p. Lo scambio elettorale con i mafiosi sarà punito anche senza pagare denaro. Basterà promettere favori e amicizie. Diciamo che era quello che venti anni fa diceva l’oramai famosa “Legge Lazzati”, che introduceva il divieto di un sorvegliato speciale, ed in particolare le persone indiziate di appartenenza alla malavita organizzata, di raccogliere il voto per i candidati attraverso la propaganda elettorale. Così da consentire una sorta di “inquinamento”.
Oltre al fatto che se molti aspiranti amministratori, facessero in modo di isolare determinati soggetti in odor di mafia che magari potrebbero causare la firma di “assegni in bianco” e capendo che prima o poi quegli assegni verranno riscossi, allora si farebbe non solo cosa buona e giusta, ma si darebbe un chiaro segnale di rottura e di isolamento con la criminalità mafiosa.
E tutti, non solo la politica, ma una comunità intera ne trarrebbe beneficio, libertà ed un respiro di freschezza sociale.
Questa è “Antimafia”, quella reale, il resto come molte volte detto da autorevoli esponenti della Magistratura, è propaganda spicciola.
GL