La lanterna di Diogene
Giuseppe Larosa | Il 08, Lug 2013
Maria Carmela Lanzetta si sente sola e dice “Basta”. Storia di un sindaco in trincea.
a cura di GIUSEPPE LAROSA
La lanterna di Diogene
Maria Carmela Lanzetta si sente sola e dice “Basta”. Storia di un sindaco in trincea
a cura di Giuseppe Larosa
«Sono le ragioni dei principi che stanno alla base della mia esistenza umana, professionale e amministrativa: lavoro, giustizia sociale, cultura e rispetto dell’uomo e della donna in quanto tali. Principi che ho appreso dai miei genitori e da molti uomini e donne che hanno sacrificato sacrificati la loro vita per rispettare i principi su cui avevano fondato la loro esistenza. Purtroppo queste scelte, quando non vengono comprese, conducono anche a perdere le amicizie di una vita e al peso della solitudine, ma sono il pilastro su cui è possibile poggiarsi per conservare la Libertà del proprio agire umano e amministrativo».
Sono le parole che il sindaco di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta, finisce la propria lettera indirizzata alla Presidente della Camera Laura Boldrini. Parole dure di una donna sola. Sola contro tutti e contro un sistema che sta divorando inesorabilmente il tessuto sociale calabrese.
Quando un Sindaco si arrende è segno, non solo di debolezza, ma di “insicurezza”, quella che lo Stato non gli garantisce. È pur vero che l’insicurezza a volte sprona gli uomini a grandi imprese anche se essi non erano fatti per nessuna cosa o per i compiti da loro assegnatagli. E come qualcuno disse “gli eroi sono il prodotto dell’insicurezza”.
I sindaci sono figure istituzionali in prima linea che “assorbono” le esigenze del paese reale e cercano con le mille difficoltà di a farne fronte. Ma se aggiungiamo a questi problemi anche la paura e la società in cui si vive, le difficoltà diventano insormontabili e pesano come macigni. Specie in una terra come la Calabria dove impera la delinquenza e la criminalità organizzata che annida i propri tentacoli ovunque, divulgando e sopprimendo ogni cosa con la paura ed il terrore.
La Lanzetta ha subito molto tanto da farla divenire non solo una figura istituzionale in “prima linea”, ma in trincea. Ha subito attentati, intimidazioni ed alcune volte anche, pressata da alcuni organi di stampa per un presunto vittimismo di convenienza. Anche se tutto questo, purtroppo, oggigiorno rientra nella normalità degli eventi e nella drammaticità del quotidiano.
Insieme al sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, la Lanzetta è un sindaco che subisce il territorio criminale, quello fatto dalla scarsa cultura del concetto di legalità e dalla strategia della paura che tende a rendere instabile il sistema sociale dove si opera amministrativamente. A loro negli ultimi giorni si è aggiunto anche il sindaco di Nicotera Francesco Tondo, dove ignoti hanno sparato contro la sua casa decine di colpi di Kalashnikov che poteva causare oltre ai danni su cose anche altre conseguenze ben più gravi.
La Calabria dopo il triste primato dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose deve avere anche a che fare con l’arresa di chi cerca di combattere un sistema criminale perché si trova da solo senza un serio concetto di tutela e di salvaguardia degli ideali di libertà e di democrazia.
Gli eroi servono, sono quelli che hanno visibilità momentanea, ma come diceva Pirandello, in questo mondo è più facile essere eroi che galantuomini. Il galantuomo è per sempre e lo è per tutta la vita. Ed occorre rimarcare e differenziare questa linea sottile che divide alcuni sindaci che combattano ed altri che convivono. Perché gli ultimi rendono marcio tutto il sistema e lo incacriniscono, facendolo divenire un terribile male triste e difficile da debellare.
Tutto questo non è possibile. Il sistema è malato ed il medico deve essere la ribellione dal silenzio e soprattutto aprire un dialogo serio sul vero concetto di “Indignazione”. Ripartire da qui, guardando al futuro.