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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 12 DICEMBRE 2024

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La formazione post laurea dei medici va pagata Il Tribunale di Roma riconosce il diritto a 10 medici

La formazione post laurea dei medici va pagata Il Tribunale di Roma riconosce il diritto a 10 medici
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La Giustizia ha i suoi tempi ma alla fine, molte volte per la caparbietà dei cittadini
e di chi li difende arriva. In questo caso, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello
“Sportello dei Diritti [1]”, si tratta di alcuni medici, all’epoca dell’inizio
del loro travaglio giudiziario, specializzandi in diverse materie e che oggi, oramai,
sono divenuti primari in diversi reparti degli ospedali italiani. Tutti oggi di età
compresa tra i 45 e i 55 anni e solo nei giorni scorsi si sono visti riconoscere
il diritto alla riconoscimento dei compensi per la scuola di specializzazione post-laurea
in Medicina. E’ stato il Tribunale civile di Roma ad accogliere la domanda di dieci
medici, tutti originari di Lecce, che dopo una lunga battaglia sindacale e giudiziaria
avviata già nel 2001 si sono visti riconoscere una somma da 40 a 50mila euro per
ognuno di loro, che fa riferimento ai redditi di cui sono stati privati in passato
più gli interessi di tutti questi anni.Si è trattata di un’azione collettiva avviata
nel lontano 2004, che ha riguardato il riconoscimento, ritenuto giusto dal giudice
del tribunale capitolino, di una “adeguata remunerazione” per la formazione successiva
al percorso dopo la laurea dei professionisti. A difenderli l’avvocato Cosimo Rochira,
legale del gruppo, oggi giudice di Pace di Lecce, e la collega Anna Rita Lochi. I
due difensori hanno fatto valere la direttiva comunitaria numero 76, del 1982, che
riconosce agli specializzandi un riconoscimento economico per il periodo di specializzazione
svolto. Quest’ultimo, come è noto, varia in base alla disciplina e dura almeno
un paio di anni.Sebbene il termine entro il quale la norma europea avrebbe dovuto
essere attuata fosse stato esplicitamente fissato già nelle direttive del 1982,
nell’ordinamento italiano è stata recepita soltanto a distanza di un decennio.
E, peraltro, su impulso della Corte di Giustizia comunitaria, che ha emesso una sentenza
il 7 luglio del 1987. Alla quale è poi seguito, soltanto nel 1991, il decreto legislativo
che riconosce l’inadempimento riconducibile al legislatore nazionale, obbligando
lo Stato a risarcire i danni causati ai dieci professionisti dalle violazioni del
diritto comunitario.