La crisi fa ingrassare
Giovanni D'agata | Il 28, Mag 2014
Sovrappeso causato dalla crisi finanziaria del 2008
La crisi fa ingrassare
Sovrappeso causato dalla crisi finanziaria del 2008
Obesità e sovrappeso si sono diffusi in maniera esponenziale a seguito della crisi
finanziaria del 2008, tra i 34 membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo (OCSE) economico, secondo un rapporto pubblicato ieri martedì 27 maggio.
In questo documento che sarà presentato in data odierna al Congresso Europeo sull’Obesità
a Sofia ( Bulgaria ), l’OCSE sottolinea che più della metà degli adulti e un bambino
su cinque risulta in media in sovrappeso nei paesi membri dell’Organizzazione. L’obesità
è definita come un indice di massa corporea (BMI) maggiore di 30, mentre il sovrappeso
è un BMI tra 25 e 30 negli adulti. Il BMI è calcolato tenendo conto delle dimensioni
e del peso. E anche se l’aumento dell’obesità è piuttosto rallentato negli ultimi
cinque anni nei paesi OCSE, è schizzato in alcuni paesi durante la crisi economica
del 2008-2009, che ha comportato una riduzione delle spese alimentari e aumento del
consumo di prodotti a basso costo e ad alto contenuto calorico. Secondo il rapporto,
ogni aumento dell’1% del tasso di disoccupazione negli Stati Uniti ha comportato
una riduzione dei consumi del 5,6% di frutta e verdura tra il 2007 e il 2009. Nel
Regno Unito la spesa alimentare é diminuito del 8,5% in termini reali nel 2008-2009,
ma non incidendo sul consumo di calorie, che al contrario è anche leggermente superiore.
Uno studio australiano ha dimostrato che, da parte loro le persone colpite dalla
crisi avevano un rischio maggiore di diventare obesi del 20% di quelli non colpiti.
L’obesità, che é causa di malattie cardiovascolari, diabete e alcuni tumori, é
un costo sociale e umano pesante per i paesi OCSE.Le persone con obesità grave muoiono,
in media, dieci anni prima rispetto alle persone di peso normale, osserva il rapporto.
La gestione del sovrappeso rappresenta una media del 3% della spesa sanitaria in
diversi paesi, o tra il 5 e il 10% negli Stati Uniti. Fino al 1980, meno di un
decimo degli adulti erano obesi tra gli stati OCSE contro il 18% attuale.I paesi
più colpiti sono il Messico, la Nuova Zelanda e Stati Uniti, dove ci sono in media
oltre il 30% degli obesi. Ma dopo aver sperimentato una crescita molto rapida nel
1990, la situazione si è stabilizzata e i tassi di obesità non sono aumentati in
paesi come il Regno Unito, l’Italia e gli Stati Uniti. In altri paesi, tuttavia,
i tassi hanno continuato ad aumentare a un tasso del 2-3% annuo. Si tratta di Australia,
Canada, Francia, Messico, Spagna e Svizzera, dice l’OCSE.Per Giovanni D’Agata, presidente
dello “Sportello dei Diritti [1]” i dati menzionati sono tutti da verificare
anche in Italia, dove la crisi economica ha raggiunto il suo picco nel 2012-2013
e, quindi, non ci sarà da stupirsi se la verifica dell’aumento dei tassi di obesità
anche per il nostro Paese arriverà con ritardo rispetto a quanto accaduto in altri
stati dell’area OCSE dove la crisi ha manifestati i suoi maggiori effetti nel periodo
preso in considerazione dal rapporto.