Confisca non può essere sui beni dell’evasore fiscale Sentenza della Cassazione a seguito di un ricorso proposto dall'avvocato Pasquale Gallo
Con la Sentenza n. 51059 depositata l’8 novembre 2017 dalla Sesta Sez. Penale, la Cassazione segna un orientamento innovativo in materia di confisca di prevenzione affermando che la misura non può essere disposta automaticamente sui beni del presunto evasore fiscale. La Suprema Corte, con detto orientamento innovativo, si è espressa a seguito di un ricorso proposto dall’Avv. Pasquale Gallo, dello studio legale Gallo & Gallo, in favore di suoi tre assistiti, il primo in qualità di proposto e gli altri quali terzi interessati, avverso il decreto della Corte di appello di Roma del 22/12/2016 che ha confermato la misura di prevenzione patrimoniale della confisca disposta nei loro confronti da precedente decreto del Tribunale di Roma del 14/12/2015.
I Supremi giudici, ribaltando il verdetto impugnato ed aderendo alle tesi esposte dall’Avv. Pasquale Gallo nei propri motivi di ricorso, hanno statuito che “…il decreto impugnato evidenzia una motivazione meramente apparente laddove, a fronte di motivi di appello in punto di mancanza di idonei indizi di reato, non procede a specifica confutazione di tali motivi con riferimento alla evasione fiscale continuata prefigurata dal primo giudice e alla necessaria dimostrazione dei suddetti requisiti, necessari per l’assoggettabilità alla misura della confisca ai sensi del Decreto Legislativo n. 159 del 2011, articoli 1 e 4…” affermando in sostanza che in tema di misure di prevenzione patrimoniali, il mero status di evasore fiscale non è sufficiente ai fini del giudizio di pericolosità generica che legittima l’applicazione della confisca.
Secondo la Suprema Corte, infatti, prima di adottare la confisca di prevenzione deve essere accertata la pericolosità generica del contribuente (sia esso impresa o persona fisica). Il tipo di reato non configura, infatti, quella pericolosità sociale richiesta per l’applicabilità della misura che, a questo punto, può scattare solo ove l’indagato viva abitualmente di proventi illeciti.
Nell’esprimere soddisfazione per l’adesione da parte della Suprema Corte alle proprie tesi esposte in ricorso, l’Avv. Pasquale Gallo ha, inoltre, sottolineato che questo orientamento avvicina il sistema di applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali di cui al Decreto Legislativo n. 159 del 2011 (Codice Antimafia) a principi più garantisti quali quelli della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in quanto se è pur vero che non è escluso che la confisca di prevenzione possa scattare in caso di illeciti tributari, in tal caso, l’accusa dovrà dimostrare che il proposto viva solo di questo e che la condotta sia abituale ed, inoltre, dovrà provare il superamento delle soglie di punibilità nel corso del tempo.
È di tutta evidenza – ha sostenuto ancora l’Avv. Pasquale Gallo – che tale “perimetrazione” individuata dalla Suprema Corte potrà contribuire a prevenire numerosi casi di “mala giustizia” in cui, fin troppo, disinvolta è apparsa l’azione di prevenzione da parte degli organi preposti seppur detta azione di prevenzione non fosse corroborata da elementi sufficienti alla confisca.