“La Calabria è vittima della politica clientelare” Lo dichiara Francesco Molinari (Al)
Riflettendo su quelle che sembrano le più spinose ed attuali tra le problematiche che vivono quotidianamente i giovani, alla luce della paralisi sociale ed economica che affligge il Sud e la Calabria più di tutte, figlia di una mai ricomposta ferita inferta da un’unificazione subita più che voluta, oggi la principale causa del “pantano” ed immobilismo sociale che ci impedisce di vedere un futuro di ripresa della nostra terra è da ricercare nel conflitto di interesse che, spesso e volentieri, aleggia indisturbato nelle nostre istituzioni.
Mi viene il ragionevole dubbio che in questo senso, e con simili “esigenze”, chi è ai posti di comando della politica e/o occupa poltrone centrali di momenti decisionali, difficilmente metterà in campo azioni e scelte che puntino al bene comune. La conseguenza sarà, inevitabilmente, quella di un cane che si morde la coda: chi agirà lo farà in vista dei suoi interessi e dei favori verso chi rappresenta la “sua” fetta di elettorato. Il risultato? I figli di nessuno – politicamente o di famiglie che non hanno legami con esponenti di spicco – vedranno a loro preclusa anche la più piccola possibilità: è la declinazione clientelare della politica al Sud.
Questi dati possono essere percepiti come ovvi, ma, partendo da questo assunto e dalla consapevolezza del meccanismo negativo che – da sempre – ha paralizzato la Calabria, stretta tra le maglie di gruppi di interesse, generosi solo con i “naturali” beneficiari legati a quel circuito politico, se non si mette un freno al dispiegamento degli effetti di questa “democrazia concreta”, non ci sarà nessuna possibilità di crescita per noi.
Occorre porre un netto contrasto, precondizione di ogni lotta al malaffare, a tale pratica esecrabile; occorre che chi detiene il potere “pro tempore” si smarchi da interessi particolari e, purtroppo, ad oggi non abbiamo buoni esempi al riguardo, ed anzi abbondano i casi emblematici da cui emerge addirittura l’esistenza di una casta “democratica”, una sorta di nuova monarchia che vede tramandare, di padre in figlio o in ambito familiare, la conservazione dei posti di comando.
I cognomi importanti di tali nuove dinastie calabresi ricorrono costantemente e da lungo tempo bloccano, oltre il panorama politico locale, il raggiungimento del benessere di questa terra e dei suoi abitanti in favore del raggiungimento del loro personale benessere: è un elenco del quale mi potrei dimenticare di citare qualcuno e non vorrei fare un torto a nessuno per simile imperdonabile dimenticanza.
E’ un elenco in cui risiede, probabilmente, una delle cause primarie dell’arretratezza della nostra regione, costretta a perdere i cervelli migliori che, non supportati dalla “conoscenza giusta”, non saranno mai profeti in patria né conquisteranno mai un seppur piccolo spazio dove veder riconosciuti i propri meriti. Si può ben comprendere, allora, di chi e/o cosa siano frutto gli ultimi dati allarmanti sulla disoccupazione giovanile in Calabria, che supera il 45%. Un dato destinato a crescere se non si sceglie di cambiare rotta, pensando più alla Calabria ed ai calabresi, e meno al proprio tornaconto.
Avv. Francesco Molinari
Cittadino eletto al Senato