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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Inaugurazione anno giudiziario a Reggio, Macrì: “Interventi o giustizia affonda”

Nicolò: “La relazione del presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, riassume le preoccupazioni sullo stato della giustizia in questo distretto che affliggono i cittadini nel loro rapporto con le istituzioni giudiziarie”

Inaugurazione anno giudiziario a Reggio, Macrì: “Interventi o giustizia affonda”

Nicolò: “La relazione del presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, riassume le preoccupazioni sullo stato della giustizia in questo distretto che affliggono i cittadini nel loro rapporto con le istituzioni giudiziarie”

 

 

REGGIO CALABRIA – “La magistratura non intende riversare sugli altri poteri dello Stato l’intera responsabilità della disfunzione giudiziaria, ma non può nemmeno farsi carico di colpe altrui riaffermando che senza innovazioni legislative di vasta portata, senza una consistente provvista di risorse umane e materiali, la giustizia affonderà nella palude, scuotendo le fondamenta dello Stato”. Lo ha affermato, aprendo a Reggio Calabria l’anno giudiziario, il presidente della Corte d’appello, Giovanni Battista Macrì. Macrì ha anche aggiunto che “l’odierna cerimonia che il legislatore ha voluto ascrivere nel novero delle udienze solenni andrebbe abolita essendo ormai obsoleta, barocca e, soprattutto, ripetitiva e priva di qualsiasi novità o serio contributo alla risoluzione delle problematiche che affliggono la giustizia”. “La giustizia – ha detto inoltre il presidente della Corte d’appello – non è certa perché sottoposta ad un continuo riesame, in tre e non di rado, in più di tre gradi di giudizio; non è sollecita perché imbrigliata in meccanismi processuali che si erigono a baluardo del garantismo e invece, lo negano, incoraggiando i tatticismi dilatori”. Macrì ha quindi sostenuto che “non vogliamo l’indipendenza della polizia giudiziaria dal pubblico ministero perché assoggetterebbe, seppure sia pure indirettamente il pubblico accusatore al condizionamento del potere esecutivo. La polizia giudiziaria – ha sottolineato – sottratta al controllo del pubblico ministero ricade inevitabilmente nell’orbita di influenza del governo dal quale dipende”. Parlando infine della scopertura degli organici, Macrì ha detto che si tratta di una situazione “allarmante: 24 magistrati giudicanti in meno, su un totale di 142 in organico, deficit riscontrabile anche presso l’organico degli uffici del requirente, a Reggio, Palmi e Locri. Le scoperture citate negli uffici – ha concluso – rendono estremamente difficoltoso perseguire una reale efficienza operativa”.

De Raho: poca consapevolezza ruolo confische
“Il contrasto alla criminalità si attua soprattutto fronteggiando l’economia mafiosa e aggredendo con la confisca i patrimoni. Per questo obiettivo è necessario investire risorse che consentono il recupero di consistenti ricchezze della ‘ndrangheta e delle altre organizzazioni mafiose. Su questo obiettivo vi è ancora poca consapevolezza, soprattutto ai livelli più alti, ove probabilmente non è apprezzato il valore dei sequestri, che anche quest’anno ha sfiorato il miliardo e mezzo di euro”. E’ quanto ha scritto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, nella relazione allegata a quelle lette in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. “L’affermazione di Paolo Borsellino, secondo cui la mafia è un sistema alternativo che offre servizi che lo Stato non riesce ad offrire – ha aggiunto – è attualissima. La dimensione organizzativa avanzata, che connota oggi la ‘ndrangheta le consente di stringere relazioni di potere, di esplicare la capacità di infiltrazione o condizionamento della sfera politica ed istituzionale, di esercitare l’impresa mafiosa interferendo sul mercato e condizionandone lo sviluppo locale. Un sistema complesso in cui la struttura militare, dedicata al controllo del territorio ed alla consumazione di reati tradizionalmente mafiosi, è servente rispetto a quella economico-imprenditoriale, fatta non solo di imprenditori collusi, ma anche di commercialisti, avvocati, professionisti. La borghesia mafiosa serve ad abbattere alcuni dei tradizionali ostacoli all’incontro tra impresa legale e organizzazioni mafiose. La ‘ndrangheta influenza, condiziona il circuito economico mediante la costituzione di società che fanno capo alla stessa organizzazione mediante intestazioni e titolarità fittizie; in questo caso, l’impresa mafiosa si giova, per l’affermazione economica, della intimidazione derivante dall’organizzazione criminale da cui promana”. De Raho, inoltre, ha evidenziato “l’evanescenza del confine tra mondo del crimine e società civile, una rete collusiva stabile di rapporti ben diversi da quello tradizionale, tra delinquenti e vittime del reato. La rottura del confine – ha sottolineato – tra ‘aggressore’ e ‘vittima’, è risultata evidente nei rapporti di natura illecita tra criminalità organizzata e imprese appaltatrici di lavori pubblici, accertati a seguito di indagini dalle quali emerge, in alcuni casi, che sono state le stesse imprese legali a richiedere a gruppi mafiosi i capitali per potere ampliare i loro mercati. Le infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle attività imprenditoriali lecite sono facilitate dalla intrinseca debolezza e permeabilità delle istituzioni locali rappresentative della collettività”. Per De Raho, la “Procura ordinaria è un osservatorio privilegiato per inefficienze apparati pubblici. Gli apparati pubblici – ha spiegato il Procuratore – sono funzionali a creare consenso elettorale attraverso la creazione di spazi di intermediazione parassitaria in cui, spesso, dietro l’apparenza di manifestazioni di criminalità comune, si nascondono collegamenti e collusioni tra la Pubblica amministrazione e la criminalità organizzata. E’ un versante investigativo che, se adeguatamente scandagliato con l’ausilio di una polizia giudiziaria dotata di specifiche competenze e professionalità, consente di svelare intrecci insospettabili, cogliere le dinamiche sottese a certi fenomeni criminali e comprendere il funzionamento delle istituzioni e l’esercizio del potere clientelare. Tutto ciò evoca la così detta zona grigia, intendendo con tale espressione quei settori della vita sociale ed istituzionale che si prestano ad ambigue collusioni ed a rapporti osmotici e simbiotici di tipo clientelare tra ampi strati della popolazione di diverso livello sociale. Individuare e colpire i meccanismi di questo grave fenomeno collusivo costituisce la premessa indefettibile per spezzare i rapporti ed i collegamenti operativi tra organizzazioni mafiose ed apparati istituzionali inefficienti e corrotti”.
Pg Di Landro: contro me anomalo attacco frontale
“La mia vita professionale e privata è stata caratterizzata dall’anomalo, inusitato attacco frontale, condotto con particolare violenza dalla criminalità organizzata, ormai divenuta tanto potente da assumere dimensione internazionale”. Lo ha detto il procuratore generale di Reggio Calabria Salvatore Di Landro nella sua relazione in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. ”La ‘ndrangheta – ha aggiunto – è organizzazione unitaria con un governo di vertice che ne governa gli assetti, definito provincia o crimine, che assume o ratifica le decisioni più importanti ed ha la forza di farle rispettare anche con il sangue”. Riferendosi direttamente agli attentati compiuti nel 2010 prima contro la sede della Procura generale e poi contro la sua abitazione, Di Landro ha sostenuto che “anche accedendo alla tesi della condotta materiale riconducibile alla cosca Lo Giudice, rimane ineludibile la domanda del contesto generale e della causale, da escludersi per il predetto modesto clan. E’ possibile che gli attentati siano stati posti in essere dalla predetta cosca, ma quel che non si è assolutamente accertato è la motivazione di tali fatti criminosi, di gravissima portata pure per questa terra”. (ANSA).
Pg: rischio assuefazione ‘ndrangheta
“Mi sembra quasi scontato affermare con decisione che dall’attuale tunnel, nel quale la ‘ndrangheta ci tiene ristretti, non si esce senza l’intervento forte, massiccio, della società civile tutta”. Lo ha detto il procuratore generale della Corte d’Appello Salvatore Di Landro, nella sua relazione per l’apertura dell’anno giudiziario a Reggio Calabria. Di Landro ha definito la ‘ndrangheta “un fenomeno parassitario ormai ‘metastatizzato’, che appare a rischio di ‘assuefazione’ per la società: questa, non avendo la forza di contrastarlo, rischia, nella sua zona grigia, di rassegnarsi a forme di convivenza”. Il Procuratore generale ha inoltre lanciato un appello “alla chiesa, alla scuola, all’associazionismo ed a tutte le forze sane ad opporre un perentorio rigetto di tale forma di schiavismo, con sanzioni materiali e morali pesanti, che conducano all’espulsione della società civile di queste forme di prevaricazione criminale”.
19.942 procedimenti penali pendenti
Sono 19.942 i procedimenti penali pendenti complessivamente nei vari gradi di giudizio nel distretto di Corte d’appello di Reggio Calabria, di cui il 62% nei Tribunali in composizione monocratica, nel periodo compreso tra il primoluglio 2012 e il 30 giugno 2013. E’ uno dei dati emersi stamani nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Gli imputati non detenuti sono 5.053. Nei procedimenti in corso davanti al giudice monocratico, gli imputati detenuti costituiscono il 4%, mentre il 95% risponde in stato di libertà. Nei Tribunali in composizione collegiale, il 61,6% degli imputati preferisce fare ricorso al giudizio ordinario e solo 1,1% opta per l’abbreviato. La scelta del giudizio ordinario è per il 55,6% dei casi anche dinanzi al giudice monocratico (4,6% l’abbreviato). I procedimenti contro ignoti nel registro Gip-Gup sono 3.819 casi, mentre i casi con indagati sono 12.819. Nelle Procure del distretto giudiziario, per l’anno considerato, i procedimenti penali pendenti sono 19.448. Nella sola Procura di Reggio, sono 7.626 le indagini per reati ordinari e di tipo mafioso. I procedimenti contro autori ignoti sono complessivamente 10.379 in tutto il distretto, mentre gli iscritti al registro delle notizie di reato sono 666. La Procura dei Minori, su 337 denunce sopravvenute, ne ha definite 303, ma restano pendenti ancora 240 casi in via di definizione. Sul fronte civile sono poco più di cinquemila i procedimenti pendenti dinanzi alla Corte d’Appello del distretto di Reggio Calabria. Le cause civili pendenti presso i Tribunali superano di poco quota 19 mila, mentre dinanzi ai giudici di pace i procedimenti sono 9.660.

Nicolò: “Parole di Macrì riassumono le preoccupazioni dei cittadini”

“La relazione del Presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, dottor Giovanni Battista Macrì, riassume le preoccupazioni sullo stato della giustizia in questo distretto che affliggono i cittadini nel loro rapporto con le istituzioni giudiziarie”. Lo afferma il Vicepresidente del Consiglio regionale, Alessandro Nicolò, che ha preso parte stamani alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2014 in rappresentanza dell’Assemblea di Palazzo Campanella.
“Il Presidente della Corte d’Appello – dice Alessandro Nicolò – ha fornito uno spaccato sui mali della giustizia che interroga le istituzioni tutte: dalla carenza degli organici, alle modifiche delle procedimentalità; dagli strumenti di indagine, ai tempi della giustizia, elementi che confermano la necessità di una forte azione dello Stato nel nostro territorio, tra i più esposti alle infiltrazioni della criminalità nella vita pubblica e nel sistema delle imprese. E’ auspicabile – prosegue il Vicepresidente del Consiglio regionale – che il Governo ed il Parlamento assumano le indicazioni emerse dalla relazione del dottor Macrì e da quelle allegate dei capi degli uffici giudicanti e requirenti del distretto giudiziario reggino, decidendo interventi finalizzati a colmare quelle lacune che frenano ed impediscono oggettivamente una giustizia giusta, certa, efficace, pilastro fondamentale nel rapporto tra il cittadino e lo Stato”.