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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 APRILE 2024

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In difesa delle cause perse Le riflessioni dell'avvocato Cardona sul fenomeno dei commissariamenti prefettizi

In difesa delle cause perse Le riflessioni dell'avvocato Cardona sul fenomeno dei commissariamenti prefettizi
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Tutto è quiete!

La fisica medioevale asseriva che qualsiasi movimento fosse causato da un impetus.

Un impetus determina il movimento, l’azione, il fare; ma ne fa conseguire anche il rallentamento, l’arresto e la stasi.

La fenomenologia del movimento è un evento percepibile in quanto determinato da una spinta esterna che ne determina ritmo ed essenza.

Galileo affermava scientificamente che, l’essere non percepisce il movimento inteso sia come velocità che lentezza, ma avverte ineccepibilmente l’accelerazione ossia il cambiamento di velocità determinato da una forza esterna, sostituendo così il concetto di impetus con quello di inerzia.

L’inerzia, certo può essere anche determinata da incapacità di correlazionarsi con la realtà percettiva, ma quando collide con i più elementari bisogni diventa finzione romanzesca o filmica o addirittura teatrale da insensata commedietta d’avanguardia.

E’ quello che intravedo nelle gestioni commissariali degli enti autarchici comunali (rectius comuni) dove alcuni personaggi delegati all’immane sforzo amministrativo mi ricordano personaggi del libro “Cuore” di De Amicis quali il discolo alunno Franti, che rideva anche di fronte a un malato o a un lutto.

La stasi od inerzia melanconica dei ligi rappresentati statuali è devastante ponendoli a volte in una posizione paradossale di naufraghi privi di scialuppa, e soprattutto mostrando un’aria intimorita quale quella dei vassalli rimasti senza terra né castello.

Certo di fronte all’esistente cimitero politico, è inevitabile che i delegati agli scioglimenti comunali abbiano un terreno dall’humus fertile onde democraticamente far attecchire tutte le tasse, prebende ed adminicula finalizzati al ripianamento delle ciclopiche pendenze debitorie accumulate da ridanciane amministrazioni comunali elette.

È un altro pessimo autunno quello che stiamo vivendo, con un’Italia soverchiata da alluvioni, terremoti silenti, fiumi esondanti, crisi economica incipientemente irreversibile, crisi sociale e d’identità, ove diventa sconcertante vedere politici di lungo corso o avventurieri interessati allo scranno politico, manifestarsi declamatoriamente di ottimo umore in un pletora di inutili e già disattese promesse aventi la durata di un cerino.

Questi sono i nuovi monarchi del paese del Bengodi accomunati dalla incapacità di gestire la cosa pubblica i primi per mandato prefettizio i secondi per mandato elettorale.

Se come asserisce il filosofo contemporaneo Slavoj Zizek, ogni evento altro non è che un effetto che sembra eccedere le proprie cause; la causa principale delle gestioni commissariali inerti è l’effetto di una cattiva scelta elettorale del cittadino chiamato a manifestare un competente potere con l’unico mezzo rimastogli: il voto!

Le grandi svolte storiche, come l’esperienza del passato ci ricorda, prendono una conformazione gradatamente, inizialmente sotterranee, poco manifeste, inavvertite, per affiorare inarrestabilmente quando niente e nessuno è in grado di impedirle.

Serve qualcosa di nuovo in grado di sovvertire gli schemi, un evento personalissimo e dirompente al di là di ogni causa e fattore spiegabile.