Il suicidio di Giancarlo Giusti, bye bye Cavaliere nero Il suo gesto deve far riflettere sulla necessità di supportare psicologicamente i detenuti
di Luigi Mamone
Alla fine il Dott. Giancarlo Giusti, magistrato, indagato e poi condannato per una presunta compiacenza a un gruppo di faccendieri ben introdotti nel sottobosco politico regionale e nazionale e improvvisamente (almeno per noi che non pratichiamo molto le cronache giudiziarie) elevato al rango di Clan di ‘ndrangheta ha detto basta. Con il coraggio che solo pochi hanno – ha posto fine ai propri giorni – riaffermando così quel codice non scritto che nel secolo scorso vedeva ufficiali e gentiluomini porre fine alla propria esistenza qualora accusati di qualcosa di disonorevole. Non vogliamo entrare nel merito della sua vicenda processuale, Non lo abbiamo fatto prima, per rispetto all’uomo e al Magistrato, cortese, cordiale affabile ma, cionondimeno imparziale e giusto nelle sue decisioni e non vogliamo farlo adesso. Se debolezza c’è stata il prezzo che gli è stato fatto pagare è altissimo. A questo si aggiunga la solitudine della detenzione e la vergona – che prova chi si sente innocente – di essere stato considerato uomo vicino alla ndrangheta, o comunque sedotto dai miraggi espressione della seduzione ‘ndranghetistica. Improvvisamente, la vita e la realtà del magistrato che conoscemmo nel 1997, giovane uditore giudiziario nell’aula bunker del Tribunale di Palmi dove davanti la Corte d’Assise veniva celebrato il Processo Taurus, poi a Reggio e infine a Cinquefrondi e Palmi, rispettivamente Presidente della Sezione Penale distaccata e poi GIP – fu stravolta da una operazione di polizia che lo tradusse in vincoli e poi, dopo le condanne, ad una detenzione rivelatasi alla fine l’anticamera di una agonìa che evidenzia – a prescindere dal caso specifico – la necessità anzi l’indispensabilità che sui detenuti – anche quelli agli arresti domiciliari, regime detentivo talvolta più afflittivo della detenzione in carcere – sia assicurato un adeguato supporto psicologico. Giusti, in passato aveva già tentato di farla finita. Aveva lanciato un messaggio forse rimasto indecifrato. Se colpe ha avuto, il prezzo che ha pagato è stato certamente atroce, e alla fine insopportabile. Prima – quando era in vita – non era possibile né political correct parlare in questi termini o commentare la sua vicenda come ora è possibile fare. Ora che Giusti ha oltrepassato il Ponte dell’Arcobaleno, senza entrare nel merito delle colpe che lui stesso ha ammesso, ricordiamo solo che la pena dovrebbe essere finalizzata all’emenda e non alla dannazione: calvario di solitudine, di ubbie, di incertezze e di rimorsi sotto l’occhio sprezzante dei perbenisti e il cinismo di molti cronisti e la saccenza di molti farisei che ha indotto il difensore del magistrato a ipotizzare un pressione psicologica così forte da essere paragonabile ad una istigazione al suicidio. Salutiamo per l’ultima volta Giusti da queste colonne riproponendo un post dell’Avv. Renato Vigna che abbiamo tratto da Facebook . “Giancarlo Giusti si e’ elevato in direzione di un “Oltre” che non consente di celebrare a suo carico ulteriori processi .. Il suo sorriso (come quello di molti altri) e’ stato spezzato da una spirale di sterili commenti che uomini molto piu’ “piccoli” di lui sotto ogni profilo hanno irradiato dissennatamente per stigmatizzarne il carattere che lo ha reso deviante. Cio’,e’ valso nei suoi confronti non perche’ avesse contravvenuto in qualita’ di uomo delle istituzioni a delle specifiche disposizioni di legge, ma soprattutto per l’essersi dimostrato un deviante eccessivamente proteso alla vita gaudente. Auguro a tutti i Soloni che hanno fino ad oggi indebitamente pontificato sull’argomento di provare almeno una parte delle sofferenze che i loro beceri giudizi sommari espressi soprattutto sul web hanno provocato il moto d’impeto autolesivo di un giovane e validissimo giurista che ha l’unico torto di non aver resistito adeguatamente al canto di fin troppo ammalianti sirene.
Buon transito verso l’oltre in cui presto o tardi tutti ci rincontreremo con la speranza che almeno li’ ti lasceranno in pace… Bye cavalierenero