Il ricordo di Nicholas Green 20 anni dopo la morte. Il padre: «Calabria non responsabile della sua morte»
redazione | Il 22, Set 2014
Iniziativa nella sede del Consiglio regionale sul tema della donazione degli organi a venti anni dall’omicidio del bambino americano in vacanza in Calabria. Talarico: «Occorre sensibilizzare le nuove generazioni»
Il ricordo di Nicholas Green 20 anni dopo la morte. Il padre: «Calabria non responsabile della sua morte»
Iniziativa nella sede del Consiglio regionale sul tema della donazione degli organi a venti anni dall’omicidio del bambino americano in vacanza in Calabria. Talarico: «Occorre sensibilizzare le nuove generazioni»
REGGIO CALABRIA – Venti anni dopo la morte di Nicholas Green, la Calabria ha voluto sottolineare in maniera solenne la morte del ragazzino americano ucciso sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel tratto Vibonese, mentre era in macchina con i suoi genitori. L’obiettivo era quello di offrire anche un momento di riflessione sulla donazione degli organi, sottolineando il gesto compiuto dopo quel tragico evento.
Così, nella sede del Consiglio regionale, il padre di Nicholas, Reginald Green, ha partecipato ad un conegno sulla donazione degli organi. Il suo discorso è stato letto in italiano da una voce fuori campo, ripercorrendo quei drammatici momenti, dalla sparatoria per la tentata rapina, fino alla decisione di donare gli organi del bambino.
«Quella buia notte, sulla Salerno-Reggio Calabria, vent’anni fa – ha affermato Green – era la prima volta che la nostra famiglia veniva in Calabria e, in piedi sul ciglio della
strada poco dopo che Nicholas era stato colpito, mi ricordo che pensai “Non credo che ritornerò mai qui”. Invece, pochi mesi dopo, tornammo, e da allora sono ritornato quasi ogni anno negli ultimi vent’anni».
«La notte in cui Nicholas fu ucciso – è scritto nel testo – eravamo diretti verso le Stretto di Messina, dove Ulisse aveva affrontato con coraggio il passaggio tra Scilla e Cariddi. Non lo vide mai. Ma neanche per un momento abbiamo pensato che la Calabria avesse premuto il grilletto. Sarebbe potuto succedere ovunque, e l’effusione di compassione che ricevemmo dalle persone di ogni età, credo, e posto nella società, ci mostrò, come nient’altro avrebbe potuto, che i calabresi avrebbero fatto qualsiasi cosa fosse in loro potere per proteggere Nicholas».
Reginald Green ha descritto i terribili momenti seguiti alla morte del suo bambino e si è soffermato sulla decisione presa insieme alla moglie Maggie di donare gli organi del figlio.
«Maggie ed io sedemmo lì, tenendoci per mano – ha scritto – senza parlare, finché, dopo un pò, lei mi disse pacatamente: “Ora che se ne è andato, non dovremmo donare i suoi organi?”. Dissi di “sì”, e ciò fu tutto. Ogni anno migliaia di famiglie in tutto il mondo prendono la stessa decisione e il loro dolore è identico al nostro. Oggi, vent’anni dopo, quando penso ai riceventi di Nicholas che lavorano e hanno dei figli propri, che si godono le vacanze e si preoccupano di tutte le piccole cose di cui tutti noi ci preoccupiamo – il denaro, il tempo, i problemi familiari – e sapendo che due di loro senza un trapianto sarebbero ciechi e la maggior parte degli altri cinque, se non tutti, sarebbero morti – so che se avessimo preso una decisione diversa Maggie ed io non saremmo riusciti a guardarci indietro senza un profondo senso di vergogna per aver voltato loro le spalle».
Il presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico, ha sottolineato il significato di quella decisione nel corso del convegno “Donare è rinascere”, organizzato dal Consiglio regionale e dalla «The Nicholas Green Foundation», fondata dalla famiglia del bambino. Nel corso dell’iniziativa, il presidente Talarico ha annunciato il bando di un concorso sul tema riservato agli studenti delle scuole calabresi di I e II grado, «destinato a sensibilizzare – ha detto – le nuove generazioni sul tema della donazione. Tema che deve interessare ciascuno di noi. Ma anche per dimostrare che il popolo calabrese è un popolo solidale e non dimentica il gesto dei genitori di Nicholas, un popolo generoso».