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TAURIANOVA (RC), SABATO 14 DICEMBRE 2024

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Il capogruppo del Pdl al comune Mario Mazzeo arrestato per assenteismo

Il capogruppo del Pdl al comune Mario Mazzeo arrestato per assenteismo

| Il 08, Feb 2011

Vibo Valentia sono dieci dipendenti dell’Azienda sanitaria provinciale arrestati con l’accusa di assenteismo

Il capogruppo del Pdl al comune Mario Mazzeo arrestato per assenteismo

Vibo Valentia sono dieci dipendenti dell’Azienda sanitaria provinciale arrestati con l’accusa di assenteismo

 

VIBO VALENTIA – Medici che, inspiegabilmente, poco dopo le 8 di ogni giorno, si dissolvevano nel nulla senza lasciare traccia sino all’ora di smontare. E quando i Carabinieri del Norm hanno notato una strana difficoltà nelrintracciare gli oltre 31 dipendenti tra veterinari ed impiegati in forza all’Asp di Vibo Valentia, hanno deciso di vederci chiaro: i militari hanno così piazzato delle telecamere dentro gli uffici del settore veterinaria del capoluogo per monitorare le entrate e le uscite e per oltre due mesi hanno seguito passo dopo passo i movimenti di tutti gli impiegati pubblici, pedinandoli con discrezione nei loro vari spostamenti e rimanendo alle loro costole dal mattino a sera inoltrata. Il Tutto senza che nessuno sospettasse niente. E’ così che gli uomini dell’Arma hanno scoperto come l’assenteismo dal luogo di lavoro non solo fosse una consuetudine per ben 16 dipendenti su 31 in forza al settore, ma avesse raggiunto un tale livello di organizzazione da arrivare addirittura a prevedere delle vere e proprie turnazioni per la timbratura dei cartellini. I FATTI | I dipendenti si erano infatti organizzati in maniera tale che ogni giorno uno di loro provvedeva avidimare anche 8 o 10 cartellini marcatempo per i propri colleghi, nascondendoli poi su di un armadio dell’ufficio, lontano da occhi indiscreti, dove il turnista del giorno dopo avrebbe provveduto a recuperarli per provvedere a registrare le altre presenze. Un metodo che consentiva ad alcuni di doversi recare a lavoro solouna volta alla settimana o anche meno e di poter tranquillamente attendere ai propri impegni personalisenza dover subire la “scocciatura” dei vincolanti orari di lavoro, evidentemente considerati troppo opprimenti. Emblematico il caso di due coniugi che si erano organizzati in maniera tale che uno solo di loro si presentava a lavoro provvedendo a timbrare i badge del consorte che, tranquillamente, poteva occuparsi, così, delle faccende domestiche percependo lo stipendio pubblico senza nemmeno dover uscire di casa. Gli investigatori, per settimane, hanno documentato dipendenti che, senza nemmeno passare vicino al luogo di lavoro, uscivano comodamente di casa alle 10 del mattino per fare la spesa, accompagnavano i figli a scuola, facevano shopping, ristrutturavano le case al mare in vista della bella stagione oppure passavano intere mattinate nei bar del capoluogo a discutere con gli amici, il tutto a spese dei contribuenti che invano li attendevano negli uffici per giorni in attesa di poter parlare con uno qualunque dei veterinari. Stamani, così, i carabinieri sono intervenuti per porre fine ad un’abitudine evidentemente radicatasi nel corso degli anni ed hanno aspettato, nascosti nei pressi del servizio veterinaria dell’A.S.P. e davanti alle abitazioni dei sanitari, che arrivasse l’ora della timbratura. Appena si è giunti alla certezza che la quotidiana fuga dal lavoro era cominciata sono entrati in azione sorprendendo in flagranza di reato ben 10 dipendenti che si erano allontanati senza autorizzazione. Altri 6 sono stati denunciati a piede libero. Per tutti l’accusa è ditruffa aggravata ai danni dello Stato e falsità ideologica e ra per tutti si aprirà il processo innanzi alTribunale di Vibo Valentia. Questa è l’ultima indagine in ordine di tempo svolta dagli uomini della Compagnia Carabinieri di Vibo Valentia sull’Asp del capoluogo dopo la “Ricatto”, che ha sollevato il velo sul giro di appalti e mazzette per la costruzione del nuovo ospedale, quelle sui decessi di Federica Monteleone ed Eva Ruscio e quella sulle strane pratiche odontoiatriche svolte all’interno della camera mortuaria del capoluogo.