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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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I bulli, le “famiglie benestanti” ed i silenzi Mentre si “sfila”, c’è chi cerca aiuto

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«La guerra più difficile per l’essere umano è la guerra contro se stesso. La storia è piena di uomini e di donne che hanno vinto il mondo ma che sono crollati di fronte a loro stessi e alle loro debolezze», diceva un grande Montaigne, e ciò riguarda anche i cosiddetti “bulli” specie se sono di “buona famiglia” come ha scritto Il Quotidiano del Sud, dando la notizia di un gravissimo episodio di bullismo accaduto nella città di San Francesco, a Paola. In quella città, dei coglioni che si atteggiano a forti, ma che forti non lo sono, hanno costretto una ragazzina in una scuola a denudarsi in bagno per poi riprenderla con un telefono cellulare. E mentre a Reggio Calabria si sfila contro la violenza di genere, una manifestazione ispirata da sette coglioni, stavolta con il “cazzo piccolo” hanno stuprato ripetutamente una minore a Melito Porto Salvo nell’indifferenza omertosa di una comunità che sapeva, ma taceva.

Nel caso di Paola, la cosa sconcertante è nel leggere tra le righe del Quotidiano, che l’insegnante aveva informato il genitore della ragazzina “il quale avrebbe chiesto lumi alla madre di uno dei ragazzini, ottenendo in replica l’avvertimento di agire contro la maestra per violazione della privacy nell’ipotesi in cui dovessero circolare voci su quanto accaduto”. Cioè nei fatti, il tentativo ed è questo che indigna ancor di più, di mettere a sottacere l’episodio facendolo passare per una semplice bravata oppure farlo dimenticare del tutto.

Così, questi cialtroni di “famiglie benestanti”, avrebbero subìto il passaggio in cavalleria della questione, rimanendo impuniti. Ma quando leggi, “la città dice e non dice”, allora ti accorgi che forse l’indignazione ed il suo significato primario perde di considerazione. E quando poi leggi messaggi di circostanza da parte delle istituzioni della città paolana, ecco che insieme all’indignazione trova spazio la rabbia. Quella rabbia che ti fa salire il sangue al cervello, che ti fa sentire inerme e soprattutto incita a stare calmo, altrimenti potresti dire e fare cose che non avresti nemmeno minimamente pensato se quella ragazzina fosse stata tua figlia. Occorre iniziare a pensare e soprattutto ad agire che quella ragazzina potrebbe essere la figlia di chiunque. Dove un “branco” di bulli, cialtroni, maiali e lo dico con impeto, maleducati hanno violentato l’anima e la dignità di una ragazzina.

Il bullismo è una delle tante piaghe sociali di violenza, il più forte contro il debole, è una sopraffazione ed una prevaricazione delinquenziale ed arrogante, e che se non educata rischia di produrre nella nostra società, soggetti malavitosi e prepotenti. E quando questi si trovano in contesti come quelli del Mezzogiorno d’Italia, infestato dalle mafie e da metodi culturali mafiosi, tali rischiano a divenire delle pestilenze.

In mezzo a questi discorsi che a primo acchito potrebbero risultare inutili e noiosi, occorre sottolineare la tempestività del Garante per l’adolescenza della Regione Calabria Antonio Marziale che non ha esitato un attimo ad intervenire, così com’era accaduto nel caso delle violenze a Melito, così ora a Paola. La tutela dei minori è figlia anche delle sensibilità dell’anima, di chi svolge un ruolo così importante e determinante perché figlio di lunghe esperienze sul campo. Un alleato fondamentale per dire: Basta!

Ed a proposito di bullismo, c’è un simpatico monologo di Paola Cortellesi che invito tutti ad ascoltare, perché è un inno alla bellezza dell’amicizia e che ogni cosa può essere sconfitta con il buonsenso, con la lealtà del buonsenso e con la bellezza dell’amicizia, attraverso la tolleranza. Ed a non farci sentire deboli perché ogni debolezza ci porta all’ignoranza, ad un’assuefazione di convenienza. Ci consegna forme di razzismo, omofobia che sono crudeli, brutali. Ogni cosa che tiene una società incatenata al suolo e inchiodata al pavimento, è debolezza.