I giovani italiani non sono ‘choosy’
redazione | Il 10, Nov 2012
Il 32% dei neo-laureati si adatta
I giovani italiani non sono ‘choosy’
Il 32% dei neo-laureati si adatta
I giovani italiani non sono troppo schizzinosi quando si tratta di lavoro e in molti casi si adattano a un’occupazione diversa da quella per la quale hanno studiato o per la quale sono eccessivamente preparati. Il 25% dei laureati nel triennio 2009-2011 – si legge in uno studio di Bankitalia pubblicato oggi che smentisce le affermazioni sui giovani bamboccioni o ‘choosy’- ha un’occupazione con “bassa o nessuna qualifica” (a fronte del 18% in Germania) mentre il 32,3% svolge mansioni diverse dall’ambito tematico della laurea.
In Italia, tra il 2009 e il 2011, il tasso di occupazione dei giovani tra i 25 e i 34 anni con una laurea almeno triennale – si legge nello studio – era pari al 75,1% (con valori variabili tra l’84,7 del Nord Ovest e il 58,6% nel Mezzogiorno). Nello stesso periodo circa un quarto dei giovani occupati (il 25,3%) in possesso di una laurea svolgeva un lavoro a bassa o nessuna qualifica. Il tasso di “overeducation era più alto al Centro e nel Nord Est (rispettivamente il 29,7 e il 26,3% degli occupati laureati) e inferiore nel Nord Ovest (23,3%) e nel Mezzogiorno (22,9%).
In tutte le aree, il fenomeno dell’overeducation è più frequente tra gli occupati laureati nelle discipline umanistiche occupati con basse qualifiche nel 39% dei casi (e nel 68,6%% con attività diverse rispetto a quanto studiato). Ma fanno fatica a trovare un’occupazione in linea con il proprio percorso formativo anche i laureati in scienze sociali (il 34% impegnato con bassa o nessuna qualifica, mentre solo il 19,2% è impegnato però in un settore diverso dal proprio percorso formativo). Hanno maggiore possibilità di trovare un’occupazione in linea con le proprie aspirazioni i laureati in ingegneria e architettura (occupati nell’83,5%% dei casi e solo nel 12,7% impiegati con basse qualifiche). Anche per i laureati in scienze mediche il percorso lavorativo appare delineato con solo il 7,9% impegnato con basse qualifiche (e l’85,1% dei laureati in medicina nel triennio ha trovato un lavoro a fronte di appena il 67,5% di coloro che hanno ottenuto un titolo nelle materie umanistiche).