Gli improbabili emuli italiani di Schabowsky Emanuele Pecheux commenta le vicende di politica internazionale
Si aggirano in Italia 2 schiamazzanti emuli di Gunther Schabowski, il dirigente della DDR che, nel novembre 1989, non comprendendo la portata di ciò che stava accadendo nella Prussia rossa, ovvero la fulminea disgregazione dello stato comunista, anche a seguito del flusso incontrollato che vide protagonisti migliaia di tedeschi orientali che si dirigevano in massa verso le frontiere dell’Austria e dell’Ungheria allo scopo di entrare in Germania federale, annunciò alla stampa internazionale l’apertura dei varchi del Muro di Berlino dimostrando di non avere chiara la portata epocale dell’evento che stava annunciando.
A parte l’attuale premier dello stato magiaro, un demagogo populista della peggior specie ( neanche a dirlo, molto apprezzato dal quel fenomeno di nostrana ottusità di Beppe Grillo), quasi tutti i leader dell’UE hanno finalmente capito, dopo che da mesi l’Italia aveva denunciato l’enormità di un fenomeno, quello dei migranti, la cui gestione non poteva essere scaricata su un solo Paese, che ci si trova di fronte ad un fenomeno tutt’altro che transitorio ma al contrario epocale che non si esaurirà in poche settimane o in pochi mesi e i cui effetti si paleseranno in tutta la loro dirompenza negli anni a venire.
Dopo poco più di un quarto di secolo, tanto è il tempo trascorso dalla caduta del muro, l’Europa si trova dunque, sembrerebbe finalmente con piena consapevolezza, a misurarsi con un nuovo avvenimento desinato a lasciare il segno.
Lo ha sicuramente capito la Cancelliera Merkel, provocando un salutare effetto domino che finirà per coinvolgere tutti gli stati che fino ad ora hanno fatto finta di non vedere, non sentire o non capire.
Meglio tardi che mai.
E, se da un lato, sia pure per ragioni affatto diverse da quelle che la videro protagonista nell’affaire Grexit, la Germania, piaccia o no, ha riaffermato la propria capacità di orientare gran parte delle scelte dell’UE, in ragione di una non più celata certezza di superiorità morale sugli altri stati europei, dall’altro occorre riconoscere che la Cancelliera ha offerto di sé il profilo dell’ indiscussa statista, capace di compiere scelte coraggiose e, mutatis mutandi, speculari per lungimiranza a quelle compiute dal suo maestro Helmuth Kohl successivamente al tumultuoso 1989.
Ad opporsi alla politica di accoglienza razionale fatta propria dalla Merkel, in Germania sono unicamente gli sparuti quanto aggressivi gruppi di neonazi.
Una minoranza parapolitica che rimane ai margini della società.
Ben diversa, purtroppo, è la situazione in Italia dove oltre al già citato Grillo, folgorato sulla via della Budapest di Orbàn, giganteggia nel becero esercizio della peggiore xenofobia l’imbarazzante Matteo Salvini, già “comunista padano”(!), che seguita a titillare le pulsioni razziste del suo sgangherato popolo di barbari pensando di fermare il vento della storia con le mani.
Schabowsky, capita la mala parata, nell’89 fece buon viso a cattiva sorte e si ritirò in buon ordine. Salvini, non avendo ancora ben compreso cosa sta avvenendo, seguita a suonare il disco rotto che ha ereditato da Bossi che, nonostante felpe, insulti, trovate pubblicitarie e improvvisate quanto frequenti cialtronate, non è riuscito a riparare.
Tuttavia la storia non fa sconti .
Men che meno ai barbari sognanti e suonati.
Emanuele Pecheux