Gioia Tauro festeggia il suo Patrono Sant’Ippolito La vita del Santo, fino ad oggi poco conosciuta, raccontata in un romanzo dallo scrittore Christian Bartolomeo
GIOIA TAURO – Vestito di gran festa, oggi, per il capoluogo pianigiano che rende onore al suo Patrono, Sant’Ippolito Martire. C’è grande attesa soprattutto per il ripristino della processione dopo i due anni di stop determinati dall’emergenza pandemica. Il corteo religioso che percorrerà le vie principali della città sarà preceduto dalla Messa solenne delle ore 19 in piazza Duomo presieduta dal vescovo della diocesi di Oppido-Palmi, Mons. Francesco Milito, durante la quale verrà conferito il ministero dell’Accolitato al seminarista gioiese Daniele Dato. Una ricorrenza alla quale i cittadini si avvicineranno con maggiore consapevolezza anche rispetto alla propria identità storica, religiosa e culturale, non soltanto in seguito al cammino spirituale della novena, celebrata ogni giorno da un sacerdote diverso, nel segno della comunione e della partecipazione attiva di tutta la comunità, ma anche grazie ad un articolato e certosino lavoro di ricerca dello scrittore agrigentino Christian Bartolomeo, oramai gioiese d’adozione, che, su input del parroco del Duomo, don Antonio Scordo, lanciato nel corso di una lunga confessione, ha dato vita a un coinvolgente romanzo multi-temporale proprio sulla vita di Sant’Ippolito, “il centurione della fede” martirizzato del cui percorso di conversione strettamente legato a San Lorenzo, fino ad oggi, pochi erano a conoscenza. Bartolomeo, incrociando e ricucendo le poche fonti ufficiali reperite sfogliando svariati testi, anche in latino, e immergendosi tra i libri antichi della Certosa di Serra San Bruno, ha concepito un’opera davvero suggestiva che accompagna il lettore per un arco di due settimane dai prodomi del martirio di Lorenzo alla morte di S. Ippolito. Il romanzo, che è già stato presentato due volte a Gioia ma anche a Palermo ed esposto al salone internazionale del libro di Torino, si apre con la descrizione dei luoghi a Campo del Verano, a Roma, il 13 agosto, giorno del martirio di S. Ippolito, flagellato dai soldati romani, legato per le caviglie e ormai esamine a terra, per poi ripercorrere i suoi ultimi sette giorni. Papà Sisto II è già stato decapitato e l’imperatore Valeriano, che mira alle ricchezze della Chiesa per finanziare le sue campagne in Oriente, ha fatto arrestare l’arcidiacono Lorenzo, colui che ne amministra i beni. Sarà proprio il soldato romano Ippolito il carceriere di Lorenzo ma le parole di quest’ultimo scardineranno ogni sua certezza. Lorenzo battezzerà Ippolito con l’acqua della fonte sgorgata miracolosamente dalla sua cella (sorgente ancora oggi visibile nei sotterranei della chiesa dei Santi Ippolito e Lorenzo, nel rione Monti, a Roma) e poi perirà sulla graticola ma la fine del diacono traccerà un nuovo inizio per il centurione. Carboni ardenti cadono dal cielo come quelli che hanno arso il martire che si rinnovano ogni anno la notte del 10 agosto, la notte di San Lorenzo e delle stelle cadenti.