Formaggio, Oliverio e Mongiello: “Attacco al Made in Italy” "Polveri e chimica non possono sostituire il latte animale"
“L’uso di caseina in polvere per produrre formaggi sarebbe un altro, grave attacco ad uno dei prodotti simbolo del Made in Italy; l’ennesima appropriazione indebita di tradizioni e culture millenarie sinonimo di qualità e salubrità”.
Lo affermano i deputati Nicodemo Oliverio, capogruppo PD in Commissione Agricoltura della Camera, e Colomba Mongiello, vice presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della contraffazione, dopo aver incontrato, insieme al capogruppo del PD alla Camera Ettore Rosato, i produttori di formaggio e gli allevatori di Coldiretti che questa mattina hanno manifestato in piazza Montecitorio contro l’abolizione della legge 11 aprile 1974, n. 138, in materia di norme concernenti il divieto di ricostituzione del latte in polvere per l’alimentazione umana.
Protesta condivisa oltre che da Oliverio e Mongiello da altri 30 parlamentari che hanno presentato una mozione con cui chiedono al Governo di impedire ogni azione della Commissione Europea indirizzata a modificare in peggio la normativa italiana.”
“Sostenere, come fa l’UE, che il divieto di utilizzo di polveri per la produzione di formaggi alteri la libera circolazione delle merci è un’assurdità che solo i burocrati di Bruxelles potevano concepire – continuano Oliverio e Mongiello – La verità è che si vuole offrire un’opportunità di business alle industrie di Paesi, come la Germania o l’Irlanda, che non hanno tradizioni casearie paragonabili all’Italia.
Proprio mentre è in corso l’EXPO dedicato alla sana e sostenibile alimentazione c’è chi avanza l’ipotesi di produrre formaggio con un procedimento chimico, prassi vietata nel nostro Paese da oltre un secolo a tutela della salute dei consumatori e della filiera zootecnica.
Come in altri casi, la legislazione italiana in materia di salubrità e autenticità del cibo è oggetto di procedure comunitarie orientate al suo depotenziamento che il Governo non può subire passivamente.
Nel caso di specie, nessuna delle norme contenute nella legge 138/74 deve essere toccata – concludono Nicodemo Oliverio e Colomba Mongiello – perché ciascuna di esse e tutte insieme rappresentano un formidabile presidio di sicurezza alimentare e uno strumento operativo a garanzia della qualità dei nostri formaggi”.