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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 MAGGIO 2024

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Firenze, torna all’antico splendore la Sala Grande di casa Vasari

Firenze, torna all’antico splendore la Sala Grande di casa Vasari

La casa fiorentina del maestro, apre al pubblico la prima volta

Firenze, torna all’antico splendore la Sala Grande di casa Vasari

La casa fiorentina del maestro, apre al pubblico la prima volta

 

(ANSA) FIRENZE – Un unico ambiente, ma in grado di testimoniare quella che era stata la ricchezza decorativa dell’ultima dimora di Giorgio Vasari, da lui stesso affrescata insieme ai suoi collaboratori. Torna a splendere, dopo un lungo restauro, la Sala Grande o degli Artisti di casa Vasari a Firenze, l’abitazione in borgo Santa Croce, a due passi dall’omonima basilica, dove l’autore delle Vite visse gli ultimi anni della sua vita e morì, nel 1574. E che, a cinque secoli dalla nascita del maestro, apre per la prima volta al pubblico. Di quel che fu l’abitazione di Vasari – donatagli nel 1561 dal granduca Cosimo I dé Medici in segno di riconoscenza per i suoi servigi, oggi di proprietà di privati, vincolata dal 1933 – a causa di trasformazioni, danneggiamenti e distruzioni è rimasta integra solo la Sala Grande, che misura 55 metri quadrati, oltre ad alcuni frammenti pittorici in una corte. Il restauro – condotto da Gioia Botticelli e Guido Germani, sotto la direzione di Brunella Teodori della soprintendenza per il Polo museale di Firenze e realizzato con il contributo dell’Ente Cassa di risparmio di Firenze – ha ora restituito bellezza e fascino all’ambiente così come l’aveva concepito Vasari.

A similitudine di quanto fatto nella sua residenza ad Arezzo, sua città natale, l’artista affrescò attorno al 1572 varie stanze, tra i quali la Sala Grande, con raffigurazioni aventi come tema le arti e il primato della pittura, sotto forma di storie tratte dagli scritti di Plinio, immagini allegoriche, e ritratti di artisti. Per questi ultimi, avendo come riferimento le incisioni di corredo all’edizione delle Vite del 1568, Vasari sintetizzò la sua idea dell’arte scegliendo tredici artisti, tra cui Leonardo e Michelangelo, da lui stimati o per il ruolo avuto come precursori o per gli alti livelli raggiunti o perché determinanti nella sua formazione. La dimensione privata è invece documentata dagli stemmi Vasari e Bacci, la famiglia della moglie, e dal proprio busto, dipinti sopra al camino. La decorazione della Sala simula infine un’architettura, a partire dal basamento dipinto con riquadri a finti marmi e mensoloni che richiamano le sue architetture reali, che include nella fascia centrale entro tendaggi aperti tre grandi scene figurate, separate da erme e intervallate da nicchie dipinte con figure allegoriche, sopra le quali corre un fregio con putti, festoni e cartigli, nei quali sono ritratti tredici grandi artisti. “In questo ambiente – ha detto Cristina Acidini, soprintendente del Polo museale – siamo più vicini che mai a Vasari, qui siamo nel cuore della sua poetica.

Qui non lavorava per un duca o per il clero, ma per se stesso e quello in cui credeva”. Il restauro – documentato in un video che è possibile vedere in una stanza antistante la Sala – è stato lungo e delicato. Lo stato di conservazione delle pitture era precario: depositi di fumo, polvere ed imbianchimenti superficiali che in alcuni casi offuscavano completamente il colore; crepe negli intonaci; grossolane stuccature debordanti sulle superfici originali ed estese ridipinture eseguite nell’800. La casa sarà ora visitabile grazie a una convenzione, di durata ventennale, tra la proprietà e la Fondazione Horne diretta da Elisabetta Nardinocchi, dando così attuazione ad un progetto voluto dallo storico dell’arte Umberto Baldini.