Finti corsi operatore socio sanitario. Nella notte sei arresti Operazione “Ponzi”, i carabinieri sotto il coordinamento della procura di Castrovillari hanno messo ad una truffa ai danni della gente onesta il reato truffa , falso ed associazione a delinquere
I Carabinieri del Gruppo Tutela della Salute di Napoli stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Castrovillari, su richiesta della locale Procura delle Repubblica, nei confronti di 6 soggetti appartenenti ad un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di truffa e falso. Stando alle indagini svolte dal NAS Carabinieri di Cosenza, sotto il costante coordinamento del Procuratore Capo della Repubblica di Castrovillari, dott. Eugenio Facciolla, e del Sostituto Procuratore dott. Antonino Iannotta, gli odierni arrestati hanno organizzato numerosi finti corsi di OSS e OSSS (Operatore Socio Sanitario ed Operatore Socio Sanitario con formazione complementare). È in corso anche il sequestro di centinaia di titoli di studio ottenuti illegalmente e il sequestro di un’ingente somma di denaro.
Peccato che il diploma conseguito fosse falso, in quanto rilasciato da una scuola di formazione professionale non accreditata nel sistema regionale calabrese, la Sud Europa di Altomonte. Una truffa che in un caso – scoperto nel corso della indagini – avrebbe anche generato un suicidio messo in atto da un corsista che, una volta compreso di essere stato truffato, – trovandosi in uno stato di disoccupazione e dove aver speso gli oltre duemila euro per partecipare ad un corso praticamente inutile – si è tolto la vita.
Si tratta di E.S. 63 anni di Drapia (Vibo Valentia); S.E. 42 anni di Acquaformosa (Cosenza); D.P. 61 anni di Amendolara (Cosenza); A.V.C. 51 anni di Oriolo (Cosenza); A.A.S. 66 anni di Portici (Napoli); E.N. 42 anni di Napoli.
Il dettaglio delle indagini è stato illustrato presso la procura della Repubblica di Castrovillari dal procuratore generale della Repubblica presso la corte d’appello di Catanzaro, Otello Lupacchini, dal procuratore Capo della Repubblica di Castrovillari, Eugenio Facciolla, dal sostituto Antonino Iannotta, dal tenente colonnello dei Nas di Napoli, Vincenzo Maresca, e dal comandante dei Nas di Cosenza, Vincenzo Pappalardo. Il sistema era semplice quanto efficace: la società di Altomonte invitava a partecipare a corsi di formazione per la qualifica di Oss (la quota era circa 2000 euro a partecipante) che si svolgevano in maniera «evanescente! – è stato affermato in conferenza – con la compiacenza di due dipendenti Asp in servizio presso l’ex ospedale di Trebisacce dove avveniva una prima riunione di poche ore (fornendo così la parvenza di ufficialità dei corsi presso una struttura pubblica) prima di essere trasferiti in autobus in Campania dove, con l’apporto di due sodali appartenenti a due istituti di formazione regolarmente accreditati presso la regione Campania (il Sa.Dra ed il Check Up formazione), si provvedeva a costruire un percorso formativo falso agli allievi provenienti dalla Calabria, inserendo i discenti negli elenchi dei propri corsi di Oss, facendo cosi risultare che gli studenti avessero frequentato lezioni che, per il reale conseguimento di questo titolo, hanno bisogno di 1000 ore di lezione e 450 di tirocinio pratico presso strutture accreditate.
Ore di corso naturalmente mai realmente effettuate, a volte anche alle spalle di strutture sanitarie citate e in realtà all’oscuro di tutto. Per completare il quadro della truffa, gli indagati fornivano anticipatamente ai discenti le soluzioni alle domande dei test finali che validavano la preparazione, raccomandandosi di impararle a memoria. Le prove finali svolte a Napoli erano l’ultimo atto della farsa, davanti alla commissione campana di valutazione della regione, ignara dei reale percorso formativo.
Un sistema smantellato grazie alla profonda azione di indagine condotta dagli inquirenti e partita dalle denunce di alcuni corsisti, che una volta capito di essere oggetto di truffa, hanno denunciato quanto accadeva sulla loro pelle. Ora i Militari dell’Arma stanno anche tentando di recuperare somme per l’ammontare di 570 mila euro, versati dai corsisti vittime della truffa, che rappresentano la «tassa sulla speranza di un’occupazione» come dichiarato dal procuratore generale Lupacchini nel corso della conferenza stampa. Tutti i soggetti sono stati sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere perché continuavano ad operare con altre società nel sistema fraudolento della formazione professionale.