Festival d’Autunno, il rapporto tra arte e fede rivela la grandezza della Calabria bizantina L'architetto e storico Oreste Sergi Pirrò ha animato il penultimo appuntamento della sezione “La Calabria al centro” in cui è stato riproposto il docu-film “God blessed Calabria”
C’è chi lo aveva visto già lo scorso anno e chi, invece, lo ha scoperto per la prima volta nel corso dell’appuntamento “Arte e fede in Calabria”, inserito nel cartellone del Festival d’Autunno. In entrambi i casi “God blessed Calabria” ha regalato a tutti grandi emozioni. Si tratta del docu-film sul periodo bizantino della nostra regione firmato dal regista Erminio Perocco. Una produzione, ideata da Antonietta Santacroce, che in solo venti minuti riesce condensare una serie di informazioni su un’epoca a molti sconosciuta e che grazie all’alternanza di testimonianze e immagini mozzafiato, sottolineate da una colonna sonora di grande impatto appositamente creata da Marco Biscarini e Luca Leprotti, centra in pieno l’obiettivo di valorizzare l’identità Calabrese.«Ed è per questo e per le tante richieste che ho ricevuto – ha spiegato Antonietta Santacroce, direttore artistico del Festival d’Autunno e del progetto – che ho voluto riproporlo anche nel cartellone di quest’anno. E’ un lavoro che ha impegnato diversi professionisti e che ha riscosso grandissimo successo anche all’estero. Lo abbiamo, ad esempio, presentato a Londra, nella sede dell’Accademia Italiana di cultura Artstur, presieduta da Rosa Maria Letts. La bellezza dei posti narrati e restituiti dalla telecamera di Perocco ha addirittura convinto i soci a visitare la Calabria nello scorso mese di settembre». Santacroce, rivolgendosi al pubblico che ha gremito la sala conferenze del Complesso Monumentale del San Giovanni, ha tra l’altro annunciato che la proiezione di “God blessed Calabria” è stata richiesta in tante altre città italiane e presto “sbarcherà” in Canada.
Maria Teresa Laurito, presidente della Società “Historia” che ha prodotto il docu-film grazie ai Fondi Por Fesr 2007/13- Asse V linea 5.2.5.1 ( in collaborazione con l’Associazione “Donne in Arte”, la società “E-bag” ) ha sottolineato che «God blessed Calabria è un documento capace di evidenziare quanto la nostra regione sia piena di storia e bellezze. E’ un lavoro che mi inorgoglisce – ha detto – e che fa riflettere: mentre il Medio Evo è stato per il resto del mondo un periodo di oscurantismo, la nostra regione, in quell’epoca, accoglieva e faceva coesistere culture diverse ».
LA DOPPIA ANIMA DELLA CALABRIA: GRECA E LATINA
Tema, quest’ultimo, ben illustrato dall’archeologo e storico Oreste Sergi Pirrò che partendo dal video ha evidenziato gli elementi che portano la Calabria ad avere «una doppia anima, greca e latina».Rifacendosi alla testimonianza dell’eremita suor Mirella Muià raccolta, tra le altre, nel docu-film, ha spiegato che «non è un caso che la religiosa abbia parlato di un anelito sacro che pervade tutta la Calabria e che si fa respiro della spiritualità di quel monachesimo calabro» che affonda le sue radici nell’esperienza liturgica orientale in cui coabitano forme ed espressioni monastiche che finiranno, nel tempo, per non isolarsi. «Anzi, al contrario – ha proseguito – trasmetteranno quel grande patrimonio culturale che rappresenta, tutt’oggi, una koiné, mai dimenticata, nella quale lo spazio architettonico, le opere d’arte e la fede si uniscono per raccontare e percorrere l’eco della memoria».
E che la Calabria sia un crocevia di culture diverse lo si legge in documenti storici. Come la relazione sulla città di Catanzaro inviata al Papa dal vescovo milanese Filippo Visconti, nel 1661, il quale definiva il capoluogo calabrese “città della coesistenza delle differenze”.
“UNA TERRA CONSACRATA E SACRA IN CUI LA DIFFERENZA NON E’ LIMITE”
«La differenza – ha proseguito Sergi Pirrò – nel caso della Calabria bizantina, non è limite, confine, margine ma è l’ordito di una microstoria straordinaria che affonda le sue radici in una tradizione millenaria che si rende visibile nei “segni” del vivere civile, della lingua, del costruire, della fede. Una fede che si esplicita soprattutto nella devozione alla Madre di Dio, venerata con titoli orientali e latini il cui culto, legato ad antiche apparizioni o straordinarie conversioni, è ancora oggi sottolineato dalla presenza di magnifici santuari».
Secondo lo storico «l’arte e l’architettura, attraverso i luoghi, raccontano una terra consacrata e sacra e diventano pretesto per narrare la storia degli uomini e quella di Dio. Diventano teologia della bellezza».
IGNOTI A NOI STESSI: COSI’ NON C’E’ AVVENIRE
La conclusione del suo intervento Oreste Sergi Pirrò l’ha riservata a una relazione di Francesco Bona alla Camera di Commercia. «Era il 1865 e scriveva: “Il grave torto che corrode l’avvenire della nostra regione è quello di non essere questa ben conosciuta altrove, anzi di non essere conosciuta bene neppure dagli stessi calabresi. Noi siamo ignoti a noi stessi e solo quando avremo la coscienza del nostro valore e la conoscenza delle nostre ricchezze e delle nostre miserie, potremo aspirare a un avvenire migliore”. Da allora – ha concluso con un pizzico di amarezza – poco è cambiato».
Il Festival d’Autunno proseguirà ora con l’ultimo appuntamento della sezione “La Calabria al centro”, intitolato “La ricerca archeologica a Catanzaro”. Si terrà sabato 28 ottobre alle 11.30 al March, il Museo numismatico ospitato in villa Margherita. Si tratta di una visita guidata tra i beni custoditi nella struttura che saranno illustrati al pubblico dall’archeologo Alessandro Russo.
Tutti gli eventi inseriti in cartellone sono consultabili sul sito ufficiale del Festival all’indirizzo www.festivaldautunno.com o sull’App scaricabile gratuitamente.