Festa Rossa, Tripodi apre autunno caldo fronte del “No” Ancora polemiche con Cinquefrondi per la mancata elezione al Consiglio della Città Metropolitana
di Giuseppe Campisi
Attacco frontale al Partito Democratico sul tema del referendum costituzionale e recriminazioni per la mancata elezione nel consiglio della Città Metropolitana. Queste le due linee guida del comizio di chiusura della diciottesima edizione della festa Rossa organizzata dal PdCI ora PCI a Polistena, enclave comunista per eccellenza. Una kermesse improntata alla salvaguardia della carta costituzionale e alla tutela di alcuni principi, come scuola e sanità, molto cari al sindaco Tripodi e alla sua amministrazione.
Un momento di sintesi che giunge in un clima affatto disteso, specie in relazione alle polemiche recenti con il dirimpettaio collega di Cinquefrondi oggetto, ancora una volta, delle attenzioni pubbliche del primo cittadino polistenese.
Due gli interventi programmati. Il primo a parlare è stato il vice sindaco Marco Policaro, che ha spiegato come la manifestazione sia stata la riuscita di “una festa politica di alto livello” in parallelo confronto con i democratici definiti “non compatti” a cui opporsi con il no deciso alle possibili modifiche costituzionali contenute nella riforma Boschi che “potrebbero arrecare ulteriori danni al paese” con un particolare riferimento al Senato, preso di mira per il possibile disequilibrio di poteri con la Camera.
Quindi, Città Metropolitana e sanità gli altri due argomenti affrontati dal vice di Tripodi in un discorso letto con evidente enfasi. Questioni su cui Policaro ha offerto il prologo al successivo intervento del sindaco, affermando che in quelle consultazioni “hanno vinto i poteri forti, dove sono prevalsi giochi di potere” che hanno escluso per una manciata di voti proprio Tripodi dall’essere eletto in consiglio.
Merito, dunque, “di qualche sindaco vicino a noi se il territorio è stato penalizzato” è stata la riflessione offerta da Policaro che sul tema della sanità ha concluso il suo ragionamento parlando di “una battaglia vinta grazie alla caparbietà del sindaco di Polistena” in favore di una struttura che dovrà essere potenziata anche grazie al costruendo supporto che “si farà, state certi” ha assicurato, così come si realizzeranno le altre opere in cantiere come Palazzo Sigilló. “Altro che conurbazione di territorio” ha poi chiarito Policaro parlando del progetto di unificazione dei comuni vincitori definendolo in maniera tranchant “pura demagogia” invitando i cittadini a “premiare chi fa davvero gli interessi del popolo”.
Tripodi, nel suo intervento dal sapore del redde rationem ha attaccato a testa bassa il Pd ed i “traditori” dell’ accordo politico messo in campo e poi improvvisamente svanito per le recenti elezioni del consiglio della Città Metropolitana. I democratici “asso pigliatutto” del potere e delle poltrone in regione e provincia contrapposti alla voce fuori dal coro di un’ amministrazione cittadina impegnata sul fronte del meno tasse e più servizi in favore dei cittadini, ha specificato Tripodi.
Un’azione strategica imperniata su arte, cultura e accoglienza per migliorare la qualità della vita degli stessi cittadini ma anche dei tanti fruitori dei paesi limitrofi che frequentano la città. “Non meritavamo di rimanere fuori dalla Città Metropolitana. Grossi comuni di seconda fascia non hanno consiglieri, mentre 9 consiglieri su 15 sono di Reggio. Ci hanno voltato le spalle sindaci del territorio che si sono venduti al migliore offerente e questo anche perché i cittadini non sono stati coinvolti.
Molti amministratori sono stati attratti dalle sirene del Pd. Un vero e proprio scambio controllato e teleguidato mentre noi rischiamo di pagare i debiti di Reggio. Per soli 4 voti non abbiamo avuto un rappresentante” e la colpa politica, manco a dirlo, è ricaduta sugli amministratori dei comuni di Melicucco e Cinquefrondi, sonoramente censurati. Sul sindaco di quest’ultimo municipio le critiche più feroci.
“Quando un anno fa abbiamo vinto le elezioni Conia è venuto qui a baciarci ed abbracciarci. Ora dove sono finite quelle affinità politiche? Dove sono finiti quegli abbracci? Si tratta – ha affermato – di usare la coerenza” rimarcando le differenze di gestione col comune viciniore con particolare riferimento all’aumento delle indennità per gli amministratori, pesantemente criticata.
Tripodi si è altresì intestato la vittoria della battaglia politica per mantenere operativo l’ospedale “vinta – ha rimarcato – grazie alla nostra caparbietà mentre altri sindaci si trincerano dietro le bandiere della sanità privata” ed anche qui il riferimento non è stato troppo velato. Quindi, tra baci di Giuda e controrematori avversi ai comunisti ed alla città di Polistena, ha invitato ad evitare “stupidi campanilismi” ed a cercare “l’unità anche nelle battaglie” con un altro fendente riservato ai contributi regionali per la festa dello stocco ”che ha goduto – ha riferito Tripodi – di oltre 100 mila euro di finanziamento” mentre ha parlato della festa Rossa come una “vera festa di popolo, non per fare business e affari”.
Una manifestazione in difesa della costituzione messa a repentaglio dalle mosse politiche di un governo – screditato dal sindaco di Polistena e che non gode certo le simpatie politiche della sinistra radicale – a cui si è voluto recapitare il messaggio dell’ inizio dell’aspra campagna a favore del no nel prossimo autunno che dovrebbe seppellire Renzi sotto una valanga di dissenso perché, ha chiosato Tripodi : “oggi difendere la costituzione è come fare la rivoluzione non con le armi ma col libero pensiero”.