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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 08 MAGGIO 2024

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Femminicidio. Violenza dei diritti umani Giordana Di Stefano, intanto non c’è più!

Femminicidio. Violenza dei diritti umani Giordana Di Stefano, intanto non c’è più!
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Quando Kofi Annan da segretario generale delle Nazioni Unite disse che «La violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani», tutti gli omicidi cui oggi stiamo assistendo (quasi inermi), non c’erano, però, oggi, sono cresciuti drammaticamente a dismisura.
Ieri una giovane mamma di soli venti anni è stata vittima in provincia di Catania da parte di un “animale” che non accettando la fine della relazione e nonostante denunciato più volte dalla stessa vittima, è riuscito nell’intento di ucciderla. La povera Giordana vittima di questa violenza che nel terzo millennio hanno attribuito il nome di “femminicidio”, lascia una bimba di soli quattro anni.
E mentre il ministro dell’interno Angelino Alfano sciorinava risultati sul calo delle vittime di genere dopo l’inasprimento delle pene, ecco la risposta delle cronache quotidiane che consegnano un’altra vittima uccisa ed umiliata da un coltello che per mano di un vigliacco le ha tolto la vita.
Certo che è singolare e drammatico assistere che la violenza sulle donne è diventata un’indagine statistica sulla conta delle vittime come lo è per gli incidenti stradali oppure come le cosiddette “morti bianche” sui luoghi di lavoro. È singolare che un paese civile qual è l’Italia deve fare i conti con una piaga sociale che è figlia dei disturbi di alcuni uomini che non accettano una separazione, una interruzione di fidanzamento ed altro, e di tutta risposta il loro non accettare li trasforma in assassini.
Questo gusto di fare del male da parte degli uomini non trova alcuna spiegazione in un contesto dove con la violenza si risolvono i problemi sentimentali (e non solo). Non trova spiegazione in ogni condizione di natura stessa dell’esistenza umana, pero c’è!
La legge sul “femminicidio” è stata inasprita nel 2013 con una legge che è andata a coordinare un testo già vigente e che ha inserito alcune pene e per le vessazioni ed i maltrattamenti, oltre alla tutela della vittima. Ma, nonostante tutto, c’è qualcosa che non torna. Tutto è rimasto come prima checché ne dica il nostro ministro dell’interno. Quella “controtendenza” non ha nessuna inversione. Non sarebbe l’ora di istituire più centri di accoglienza antiviolenza, finanziati e pronti ad accogliere queste donne che sono vive oggi, finchè un uomo non decide arbitrariamente di porre fine alla loro esistenza?
Ma tornando ai fatti della povera Giordana, ultima in ordine di violenza sulle donne che come si è scritto, lascia una figlia di quattro anni, come ed in che modo si informerà la bambina quando sarà cresciuta che sua madre è stata trucidata con un coltello da suo padre. Quello che ha contribuito a concepirla e metterla al mondo. E magari, cosa diranno sul fatto che perché la sua mamma era stanca di un uomo violento, non ne voleva saperne più e nonostante l’abbia denunciato più volte, è riuscito a lasciarla orfana di una mamma giovanissima? Cosa penserà dello Stato e delle istituzioni che non sono stati capaci a proteggerla?
E, ricordando le parole di Gandhi, «Se esiste un uomo non violento, perché non può esistere una famiglia non violenta? E perché non un villaggio? una città, un paese, un mondo non violento?», chiediamoci anche tutti quanti noi se tutto ciò è ancora possibile.