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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Fatturato ecomafia in flessione, ma in Calabria c’è il picco dei reati. Reggio territorio più a rischio

Fatturato ecomafia in flessione, ma in Calabria c’è il picco dei reati. Reggio territorio più a rischio

Secondo Legambiente a livello nazionale è sceso il numero di infrazioni e sequestri, ma la Calabria resta tra le regioni dove si commettono più reati in materia di criminalità ambientale. La provincia di Reggio Calabria è il territorio più interessato. M5S: “Calabria pattumiera della ‘ndrangheta”

Fatturato ecomafia in flessione, ma in Calabria c’è il picco dei reati. Reggio territorio più a rischio

Secondo Legambiente a livello nazionale è sceso il numero di infrazioni e sequestri, ma la Calabria resta tra le regioni dove si commettono più reati in materia di criminalità ambientale. La provincia di Reggio Calabria è il territorio più interessato. M5S: “Calabria pattumiera della ‘ndrangheta”

 

CATANZARO – Fatturato illegale in flessione per gli “ecomafiosi”. Nel 2013 è in diminuzione così come scende il numero di infrazioni e di sequestri. Il business ecocriminale, infatti, che era di 16 miliardi nel 2012, nel 2013 sfiora i 15 miliardi di euro. Merito, se così si può dire, del calo degli investimenti a rischio, una sorta di spending review per cui diminuendo la spesa pubblica diminuiscono anche le occasioni di guadagno per le cosche. Leggero calo delle infrazioni rispetto al 2012 (-14%) e dei sequestri (7.764 nel 2013, 8.286 nel 2012), ma aumentano le denunce (28.360, erano 28.132 l’anno precedente), mentre il numero degli arresti rimane stabile a 160. E’ la fotografia scattata da Ecomafia 2014, il dossier di Legambiente che monitora e denuncia la situazione della criminalità ambientale, dedicato quest’anno alla memoria di Ilaria Alpi e Milan Hovratin e del sostituto commissario di polizia Roberto Mancini, recentemente scomparso per la malattia contratta proprio a causa delle indagini sui traffici dei rifiuti condotte tra Campania e Lazio.
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Nel complesso, il 47% dei reati ambientali è avvenuto in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Regioni dove si registra anche il record delle persone denunciate (4.072), degli arresti (51), e dei sequestri (1.339). La regione del centro Italia con più ecocrimini è il Lazio con 2.084 reati, 1.828 denunce, 507 sequestri e 6 arresti, mentre la prima regione del Nord è la Liguria con 1.431 reati. A livello provinciale la classifica vede in testa Napoli, seguita da Roma, Salerno, Reggio Calabria e Bari.
Sono 29.274 le infrazioni accertate nel 2013, più di 80 al giorno, più di 3 l’ora.
In massima parte hanno riguardato il settore agroalimentare: ben il 25% del totale, con 9.540 reati, più del doppio del 2012 quando erano 4.173. Il 22% delle infrazioni ha interessato invece la fauna, il 15% i rifiuti e il 14% il ciclo del cemento. Rimane sostanzialmente invariato il business illegale dei rifiuti speciali, pari a 3,1 miliardi di euro e il fatturato dell’abusivismo edilizio, stabile a 1,7 miliardi.
Per i loro traffici – denuncia il rapporto – gli ecomafiosi hanno potuto contare spesso sull’aiuto di funzionari e dipendenti pubblici consenzienti o disonesti. Dal gennaio del 2013 ad aprile di quest’anno sono 21 le amministrazioni comunali sciolte per condizionamento mafioso. A questo vivace dinamismo degli ecocriminali fa da contraltare l’immobilismo della politica nazionale: nel nostro Paese, denuncia il dossier, vige ancora una legislazione a tutela dell’ambiente del tutto inadeguata, a carattere sostanzialmente contravvenzionale e basata su una vecchia impostazione che riconosce massimamente le ragioni dell’economia tralasciando i costi ambientali, sanitari e sociali.
«Il disegno di legge sui reati ambientali approvato alla Camera e la gestazione in Parlamento di un disegno di legge sulla corruzione sono iter necessari e a nostro avviso non più rinviabili. Invece, ancora una volta, sono bloccati – dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – E gli inquinatori festeggiano. Perché senza l’approvazione della legge che inserisce i reati ambientali nel codice penale, che seppure troppo limitata e imperfetta rappresenterebbe un chiaro indirizzo e magari anche un punto di non ritorno nella lotta alle ecomafie, sarà difficile istituire inchieste e colpire gli ecocriminali che nonostante i danni pesantissimi inferti alla comunità e all’ambiente continueranno a farla franca».
Sul fronte della corruzione «è necessaria una risposta urgente perché è proprio l’area grigia dei funzionari pubblici corrotti che arricchisce e rende ancor più potente l’ecomafia – aggiunge la direttrice nazionale di Legambiente Rossella Muroni – Nelle banche straniere transitano soldi accumulati trafficando rifiuti, prodotti alimentari contraffatti e opere d’arte rubate. Diminuisce leggermente il numero dei reati che diventano però più gravi, invasivi e pericolosi».
La corruzione, «la complicità di quella che abbiamo chiamato “area grigia” dei funzionari pubblici consenzienti – continua Muroni – amplifica il fenomeno che riguarda tutta l’Italia e si allarga all’Europa, danneggiando pesantemente l’economia legale consumandone spazi e risorse e condizionando profondamente alcuni settori strategici, come quello delle rinnovabili ad esempio, dove le organizzazioni criminali investono sempre di più approfittando dei prestiti e degli aiuti europei che gli permettono di ripulire i profitti illeciti attraverso attività economiche legali».

M5S: “Calabria pattumiera della ‘ndrangheta”

«La Calabria è nella morsa della ‘ndrangheta, che trucca le elezioni, condiziona la sanità pubblica e distrugge l’ambiente». Lo affermano, a proposito del rapporto Ecomafie di Legambiente, i parlamentari M5S calabresi Dalila Nesci, Paolo Parentela, Nicola Morra e Federica Dieni, che aggiungono: «Stavolta, il rapporto Ecomafie racconta di una Calabria sepolta dalla sporcizia mafiosa. Lo provano la gestione pericolosa dei rifiuti, il miliardo di euro per l’emergenza ambientale, le inchieste sullo smaltimento indiscriminato nel termovalorizzatore di Gioia Tauro, nelle discariche di Alli e Pianopoli, le indagini sui rapporti tra Leonia e il clan di ‘ndrangheta Fontana, le difficoltà delle Dda a istituire – per carenza di mezzi – procedimenti penali per reati ambientali riferibili alla ‘ndrangheta, le discariche degli appetiti privati e le mostruosità di Battaglina presso San Floro (Cz) e di Celico (Cs)».
I quattro parlamentari precisano: «Auspichiamo l’approvazione della proposta di legge del Movimento Cinque Stelle sul reato di disastro ambientale, già in corso di esame. Servono nuovi strumenti normativi e il potenziamento degli organici della giustizia e delle forze dell’ordine».
Nesci, Parentela, Morra e Dieni concludono: «I disastri e reati ambientali non sono da ascrivere soltanto alla ‘ndrangheta. Ci sono diverse aziende che ancora devono pagare per i danni da inquinamento alle popolazioni, spesso colpite da malattie mortali, nell’imperdonabile indifferenza del potere».