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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 15 DICEMBRE 2024

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Duro colpo ai clan reggini egemoni sui lavori dell’A3, 42 condanne

Duro colpo ai clan reggini egemoni sui lavori dell’A3, 42 condanne

| Il 30, Lug 2013

Tra le condanne ci sono anche cinque ergastoli per i presunti responsabili di omicidi. Avvocato Costantino: “Oggi i signori del disonore sono meno forti”

Duro colpo ai clan reggini egemoni sui lavori dell’A3, 42 condanne 

Tra le condanne ci sono anche cinque ergastoli per i presunti responsabili di omicidi. Avvocato Costantino: “Oggi i signori del disonore sono meno forti”

 

 

PALMI (REGGIO CALABRIA) – Quarantadue persone sono state condannate ed altre 4 sono state assolte nel processo sulle infiltrazioni nei lavori della A3 da parte delle cosche della ‘ndrangheta Gallico-Bruzzise-Morgante e Sciglitano. La sentenza e’ stata emessa dai giudici della Corte d’assise di Palmi. Tra le condanne ci sono anche cinque ergastoli per i presunti responsabili di omicidi. Alla lettura della sentenza erano presenti il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, il procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo, il procuratore aggiunto della Dda reggina, Michele Prestipino, ed il pubblici ministeri, Giovanni Musaro’ e Roberto di Palma.

I cinque ergastoli sono stati inflitti a Domenico e Giuseppe Gallico, Lucia Giuseppa e Salvatore Morgante, Carmine Demetrio Santaiti. Le altre condanne vanno dai due ai 25 anni di reclusione. La pena maggiore è stata inflitta a Giuseppe Bruzzise (25 anni). L’operazione che ha portato al processo ‘Cosa mia’ è stata condotta nell’aprile 2010 ed è stata poi ampliata con operazioni successive. L’inchiesta, coordinata dai pm della Dda di Reggio Calabria Roberto Di Palma e Giovanni Musaro’ e condotta dalla squadra mobile, ha portato gli investigatori ad avere conferma che i cantieri per i lavori di ammodernamento della A3 continuavano ad essere stretti nella morsa delle organizzazioni criminali che imponevano una tangente del 3% sugli appalti quale corrispettivo per la ‘sicurezza’. E proprio dagli sviluppi di quella indagine, oltre a fare luce sul sistema estorsivo, gli inquirenti hanno ricostruito anche numerosi omicidi, alcuni dei quali risalenti alla guerra di mafia tra i Gallico ed i Bruzzise, che tra il 1980 ed il 1988 provocò la morte di 52 persone. La Corte d’assise di Palmi ha disposto la trasmissione degli atti alla Dda di Reggio Calabria riguardanti Giuseppe Gallico in merito all’omicidio di Salvatore Gullo e Carmelo Ditto. Sono stati trasmessi gli atti alla Procura anche in relazione alle testimonianze di cinque persone. Gia nel gennaio del 2012 si era concluso il processo con rito abbreviato che aveva portato alla condanna di altre 22 persone.

COMUNICATO STAMPA DEL DIFENSORE DELLA PARTE CIVILE DEL COMUNE DI SEMINARA. “OGGI I SIGNORI DEL DISONORE SONO MENO FORTI”

La sentenza pronunciata dalla Corte d’Assise di Palmi nel processo “Cosa Mia” rappresenta la giusta sanzione al delirio di onnipotenza e sopraffazione mafiosa che ha ammorbato l’aria delle nostre contrade. Essa conferma l’impianto accusatorio della DDA reggina sostenuto e argomentato con lucido rigore dall’Ufficio di procura nel lungo dibattimento processuale.

Nel processo le parole dei testimoni e degli stessi imputati intercettati, hanno proiettato l’immagine triste e drammatica di un territorio violentato da una vera e propria guerra di mafia. Qui, tra le nostre strade – quasi fossero il loro naturale dominio – intorno agli affari dei grandi appalti pubblici, i signori del disonore mafioso, hanno combattuto le loro guerre e trasmesso ad ogni cittadino, alle Istituzioni tutte, il grado della loro potenza di fuoco, di controllo del territorio e dei suoi sistemi produttivi.

Oggi, la sentenza della Corte d’Assise di Palmi pronunciata in nome del Popolo Italiano, rende i signori del disonore meno forti e restituisce alla Comunità di Seminara, parte civile nel processo, la sua libertà violata e offesa; gli imprenditori che non si sono piegati al ricatto mafioso hanno avuto ragione; anche qui è possibile dire no e quell’uomo di mafia che ricordava all’imprenditore riottoso che la Calabria non è l’America, che qui prima di fare, di pensare, di investire, bisogna “chiedere il permesso”, aveva torto. Oggi, confermo, è ancora una buona giornata per la Piana, per la Calabria.

Avv. Salvatore Costantino