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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Dr. House, addio al medico piu’ scorbutico e amato

Dr. House, addio al medico piu’ scorbutico e amato

Dopo 8 stagioni cala il sipario

Dr. House, addio al medico piu’ scorbutico e amato

Dopo 8 stagioni cala il sipario

 

 

(ANSA) LOS ANGELES – Tante ipotesi erano state fatte nei giorni scorsi per il finale di Dr. House che, con la puntata andata in onda ieri sera su Fox, ha sancito la parola fine alle avventure del medico piu’ scorbutico, e allo stesso tempo amato, della storia recente della televisione. E la sorpresa nel finale naturalmente c’e’ stata. Muore o non muore Gregory House, nell’episodio dal titolo emblematico, ‘Everybody dies’, tutti quanti muoiono, creato parafrasando una frase tipica del Dottor House: ‘everybody lies’, ovvero tutti mentono? La risposta e’ gia’ su internet, nei tanti blog con cui i fan della serie tv raccontano, commentano, scandagliano ogni singolo accadimento, compreso quello che ha portato al finale della serie. Ma piu’ del ‘come va a finire’ e’ interessante raccontare di come i fantasiosi scrittori di House siano riusciti a mettere insieme, in un ultimo episodio, tutti i personaggi che nel corso degli otto anni dello show hanno accompagnato le diagnosi del famoso medico interpretato da Hugh Laurie. C’erano tutti, tranne una grande assente: Lisa Edelstein, ovvero la dottoressa Cuddy, amministratore per le prime sette stagioni del Princeton-Plainsboro Teaching Hospital, e grande amore di House. Che la Edelstein non avrebbe partecipato alla puntata finale era noto da tempo, ma la sua assenza si e’ fatta comunque sentire in questa vera e propria rimpatriata finale: c’era Olivia Wilde (il dottor Tredici), Jennifer Morrison, ovvero il dottor Cameron, c’erano Amber Tamblyn e Sela Ward, il primo amore di House e naturalmente c’erano i personaggi e gli interpreti che per otto anni e 177 puntate hanno dato vita al medical drama creato da David Shore: Jesse Spencer (il Dott. Chase), Omar Epps, ovvero Foreman, e il migliore amico di House, l’oncologo James Wilson, ovvero Robert Sean Leonard, a cui House, in questa ultima puntata, rende omaggio ricordando L’attimo fuggente, il film che lancio’ Leonard nel mondo della settima arte. La puntata finale di House e’ stata preceduta da un’ora di retrospettiva in cui lo stesso Hugh Laurie ha raccontato il dietro le quinte di questi otto anni dello show.

Laurie ha fatto cosi’ conoscere al pubblico i tanti collaboratori che hanno reso possibile House, dalle truccatrici agli elettricisti, dal contabile a chi si occupava dei pasti. Hugh Laurie si e’ anche raccontato in un lungo articolo sul settimanale Entertainment Weekly. ”House e’ stato per me una dolcissima musica da camera, con intervalli perfettamente soddisfacenti, con cadenze e ritmi. Ma per ottenere quel risultato, nel nostro show come accade con la musica, occorreva una perfetta sintonia in ogni parte dell’ensemble d’orchestra”. Secondo Laurie il successo di House e’ dovuto al fatto che ”ha posto al pubblico una serie di domande: vale la pena usare maniere rudi per un buon fine? Puo’ un’azione essere buona, se il motivo per cui la si compie e’ deplorevole? Cosa definisce un amico e cosa si arriva a fare per amicizia?… Non so se abbiamo dato una risposta a queste domande, ma ci abbiamo provato e un larghissimo numero di persone intorno al mondo hanno risposto con entusiasmo a questo nostro sforzo, e sono orgoglioso di questo”. Ai critici che per qualche tempo, soprattutto nelle stagioni intermedie, hanno bollato House come ripetitivo, Laurie dice: ”Tutto alla fine e’ ripetitivo, tutte le opere, tutte le partite di basket (almeno all’occhio di un inglese). Tutto in fondo si ripete, critiche comprese, se non presti attenzione alle differenze che rendono unica quella parte di un tutto”. House e’ stato parte di un tutto, e’ stato uno dei tanti medical drama proposti dalla tv, ma indubbiamente e’ stato originale e unico.