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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Don Antonio Scordo nell’occhio del ciclone, ma su Facebook nasce il gruppo in sua difesa

Don Antonio Scordo nell’occhio del ciclone, ma su Facebook nasce il gruppo in sua difesa

Sono tanti gli attestati di solidarietà che il parroco sta ricevendo in questi giorni. Anche Approdonews si unisce ai suoi sostenitori

di MARIA TERESA BAGALA’

Don Antonio Scordo nell’occhio del ciclone, ma su Facebook nasce il gruppo in sua difesa

Sono tanti gli attestati di solidarietà che il parroco sta ricevendo in questi giorni. Anche Approdonews si unisce ai suoi sostenitori

 

di Maria Teresa Bagalà

 

 

Da giorni ormai tiene banco il caso don Antonio Scordo. Ovunque sui giornali e sui social network si parla della vicenda giudiziaria che ha coinvolto il sacerdote tempo addietro e che adesso, proprio nel momento in cui il Vescovo ha deciso di nominarlo parroco del duomo di Gioia Tauro (forse perché si tratta della parrocchia più grande della diocesi di Oppido M. – Palmi?) è riaffiorata con forza dividendo l’opinione pubblica tra colpevolisti e innocentisti. Ricordiamo che don Antonio è stato implicato nel doloroso caso di Anna Maria Scarfò, la giovane di San Martino di Taurianova che per anni è stata violentata da alcuni giovani del suo paese, proprio nel periodo in cui egli era parroco in quel paese. I giudici della corte di primo grado, per i fatti successi, hanno condannato il prete ad un anno di reclusione con sospensione della pena e la non menzione della condanna nel casellario giudiziale per il reato di “falsa testimonianza”.
In pratica, il sacerdote, sarebbe stato accusato di essere venuto meno all’ottavo comandamento. Una “presunta” colpa che non può che causare dolore ad un ministro di culto della chiesa.
Ma al di là della vicenda giudiziaria, per la quale ci saranno delle persone preposte (appunto i giudici) che nelle opportune sedi faranno luce su questa storia, ciò che forse non si riesce a capire è il perché di questo accanimento nei confronti di don Antonio proprio in questo momento. Intanto, è giusto sottolineare, come fatto anche prima, che il sacerdote è stato condannato in primo grado, questo significa che, così come stabilito dalla Costituzione della Repubblica italiana, egli al momento gode della cosiddetta “presunzione d’ innocenza” secondo la quale un imputato è considerato non colpevole sino a condanna definitiva, ovvero sino a quando sul caso non sia stata emessa sentenza di terzo grado che spetta alla Corte Suprema di Cassazione e non certo ai singoli cittadini. Una cosa questa molto importante che, purtroppo però, o per ignoranza o perché (nonostante ognuno di noi abbia i propri peccati) ci si vuole ergere a paladini della giustizia per strappare consensi, non è stata presa in considerazione da coloro i quali, anche pubblicamente, stanno esprimendo dei giudizi davvero duri nei confronti del sacerdote. Opinioni che spesso non hanno alcun fondamento dal momento che, specie sui social network, è capitato di leggere commenti di persone che propongono “pene esemplari” per don Antonio, dimostrando tra l’altro di non conoscere in realtà né la storia né l’iter processuale, visto che “accostano” il sacerdote a coloro che hanno commesso il vile atto di approfittare di una ragazza innocente alla quale comunque va tutta la stima ed il rispetto da parte della società civile. La cosa che però “consola” è vedere anche tutto l’affetto che in tantissimi stanno dimostrando nei confronti del religioso. Gran parte dei cittadini, ma anche alcuni politici, di Gioia Tauro, Polistena e, soprattutto, di San Martino, suoi ex parrocchiani e non, si sono schierati accanto a lui per sostenerlo ed incoraggiarlo a proseguire nel suo ministero sacerdotale. Su facebook il gruppo “io sto con don Antonio”, creato proprio in difesa del prete, in soli due giorni ha già raggiunto quasi 700 iscritti e tanti sono i messaggi e le testimonianze, lasciate da fedeli che hanno avuto modo di conoscerlo direttamente, che hanno come unico scopo quello di far capire la vera personalità di quest’ uomo e ministro di Dio. Un religioso con alle spalle 26 anni di sacerdozio. Un prete sempre dolce e affettuoso, con il sorriso costantemente sulle labbra, che predica l’amore e la fraternità e che si è sempre speso verso gli “ultimi”. Una persona molto amata, dunque, che ritorna finalmente nella parrocchia di Sant’ Ippolito, sua chiesa di origine, nella quale è stato battezzato, ha frequentato l’azione cattolica e nella quale è maturata la sua vocazione sacerdotale. Un fratello, ed ora un padre, molto stimato dai parrocchiani i quali, quando hanno appreso la notizia della sua nomina, hanno ringraziato il Signore per questo dono alla comunità. Anche Approdonews, come tanti altri, esprime la sua solidarietà nei confronti di don Antonio riconoscendo il lui un vero pastore, padre e servitore della chiesa, ed esprime solidarietà anche al vescovo S. E. mons Francesco Milito, attaccato anch’ egli per la scelta di aver destinato il prete a Gioia Tauro, in quanto riconosce, come lo stesso ha affermato, che la sua è stata una decisione ponderata e ispirata da Dio.