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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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Dirigente a processo per la morte di Carmelo Zema Alla funzionaria si imputano i reati di omicidio colposo e omissione di atti d'ufficio. I familiari della vittima e Studio 3A, che ha fatto riaprire il caso, si aspettano giustizia

Dirigente a processo per la morte di Carmelo Zema Alla funzionaria si imputano i reati di omicidio colposo e omissione di atti d'ufficio. I familiari della vittima e Studio 3A, che ha fatto riaprire il caso, si aspettano giustizia
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Si apre mercoledì 3 ottobre 2018 il processo che vede imputata la dirigente responsabile del settore Viabilità della Provincia di Reggio Calabria, Domenica Catalfamo per il decesso di Carmelo Zema: un procedimento incentrato sulla pericolosità di una strada, la Provinciale 22, dove si è consumata la tragedia, che a Montebello Jonico, il paese della vittima, e in tutto il Reggino è tristemente nota.

il 23 febbraio 2015, a mezzanotte, Zema, 67 anni, stava percorrendo la Sp 22 in direzione mare-monte quando all’improvviso, in località Moro della borgata Masella del comune di Montebello, all’altezza del km 7,800, ha perso il controllo della sua Fiat Punto, che ha cozzato contro il parapetto, abbattendone una parte. A questo punto, secondo la ricostruzione operata dai carabinieri, l’automobilista è sceso per verificarne i danni, si è portato sul lato destro e si è appoggiato al muretto di protezione, che però si è sbriciolato, crollando e facendolo precipitare nel precipizio sottostante: un volo fatale.

I familiari non hanno accettato la tesi sbrigativa della disgrazia: troppe le morti e le tragedie sfiorate su quell’arteria da brivido, su cui ha rischiato di morire anche il parroco del paese. Per fare luce sui fatti, attraverso il consulente personale Diego Tiso, si sono rivolti a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, che in Calabria ha anche sviluppato una partnership con l’associazione “Basta Vittime sulla Statale 106”. E’ stata presentata una denuncia alla Procura di Reggio Calabria, che ha aperto un procedimento penale iscrivendo nel registro degli indagati l’ingegner Domenica Catalfamo, 52 anni, di Reggio, in qualità di dirigente responsabile del settore “Viabilità” della Provincia.

Studio 3A ha subito affidato a un proprio esperto una perizia sulle condizioni della Sp 22, che ha evidenziato gravi carenze nella sicurezza: pareti rocciose che con le piogge (la notte dell’incidente pioveva) franano, senza presidi capaci trattenere il materiale che invade la carreggiata e che non viene mai asportato; segnaletica orizzontale sbiadita, lacuna assai insidiosa per la linea bianca laterale; il muretto sul lato valle, su cui pure erano stati eseguiti recenti lavori di ripristino, di altezza inferiore alla norma, assente in diversi tratti e non in grado di contenere urti, essendo costruito con calcestruzzo di scarso valore che si sgretola alla sola pressione delle dita, con poco cemento e senza armatura metallica. Considerato che, dai lievi danni riportati nell’impatto, la Fiat Punto non doveva andare a più di 30 km all’ora, “se il muretto di contenimento fosse stato adeguatamente armato e di altezza regolamentare, dopo l’urto con l’auto non sarebbe crollato nel dirupo sottostante e il signor Zema non sarebbe precipitato nel vuoto” conclude il perito. Conclusioni a cui sono giunti anche i carabinieri di Montebello intervenuti per i rilievi, che nel loro verbale evidenziano come “il muretto, che era rimasto in sede e a cui l’automobilista si era appoggiato, è crollato verso il basso perché, pur essendo in cemento, era privo di qualsiasi ferro d’armo interno che ne avrebbe impedito la rottura e il crollo inaspettato”, rilevando inoltre che “la segnaletica, sia verticale sia orizzontale, era del tutto insufficiente, come anche l’illuminazione”, e che “la pericolosità della Sp 22 si manifesta negli eventi temporaleschi”.

Contro ogni evidenza, però, i legali della società ASE S.p.a. – operatore economico dell’Accordo Quadro per l’Affidamento di Lavori, Servizi e forniture e Gestione integrata della rete viaria provinciale a cui la Provincia di Reggio ha affidato anche la gestione delle vertenze in danno avanzate nei confronti dell’Ente provinciale per sinistri stradali causati da fatti connessi all’appalto in questione – hanno denegato ogni responsabilità, sostenendo che la manutenzione della strada risultava “regolarmente eseguita”, la pavimentazione era in buono stato e la sede stradale in buone condizioni di pulizia. Una chiusura totale a fronte della quale i familiari della vittima hanno anche avviato un’azione civile per il risarcimento. Altrettanto sorprendenti erano state anche le prime decisioni del Pubblico Ministero titolare del fascicolo, dott.ssa Sara Amerio la quale, pur ammettendo la presenza nella strada “di difetti di segnaletica e illuminazione”, non aveva rinvenuto “elementi tali per ritenere che queste lacune siano causa del sinistro” e il 21 aprile 2016 aveva chiesto l’archiviazione.

Richiesta contro la quale è stata subito presentata opposizione, e con successo. Il 24 dicembre 2016, infatti, il Gip Antonino Foti, rendendo nota la decisione in merito all’opposizione discussa nell’udienza del 25 ottobre 2016, ha disposto di riaprire l’inchiesta, ritenendo necessario “procedere a ulteriori indagini”. Il Giudice ha chiesto di verificare, tramite la nomina di un Ctu, le condizioni effettive della manutenzione della Sp 22, “apparendo contrastante la documentazione prodotta dalla difesa con le valutazioni espresse nella relazione tecnica di parte e quelle indicate dalla polizia giudiziaria. Si richiede un approfondimento specifico investigativo in merito alla regolarità dei muri di contenimento e alla qualità del calcestruzzo e del materiale di cui sono composti, prendendo in considerazione in modo specifico le indicazioni tecniche della relazione di parte”, ossia la perizia prodotta da Studio 3A. Non solo. Il dott. Foti ha reputato anche necessario verificare “la portata e l’esattezza dello svolgimento dei lavori assegnati all’impresa ASE “Autostrade Service – Servizi al Territorio spa” sulla base della determina n. 554 della Provincia, risultando dagli atti che la manutenzione stradale non fosse idonea”. E ha restituito gli atti al Pubblico Ministero concedendole sei mesi per effettuare queste ulteriori indagini.

La dott.ssa Armerio ha quindi affidato all’ingegner Pierpaolo Chirico l’incarico di effettuare una perizia tecnica sullo stato della Provinciale, che è puntualmente giunta alle medesime conclusioni, confermando che il muretto, “per epoca di costruzione, tipologia e materiale”, non offre alcun tipo di garanzia per la qualità del materiale e la funzione strutturale. Il Sostituto Procuratore ha quindi ribaltato la sua decisione iniziale e, con atto del 16 novembre 2017, ha chiesto l’emissione del decreto che dispone il giudizio nei confronti dell’ing. Catalfamo per i due capi di reato contestati: quello di cui all’art. 328 del codice penale, rifiuto od omissione di atti d’ufficio, per aver “nella sua qualità di Dirigente Responsabile del settore Viabilità dell’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria, pubblico ufficiale, indebitamente rifiutato un atto del proprio ufficio che, per ragioni di sicurezza pubblica, doveva essere compiuto senza ritardo. In particolare, pur essendo stato più volte richiesto da varie Autorità, con note scritte datate (a partire dal 2014, dalla terna commissariale del comune di Montebello Jonico, dal responsabile del settore V dello stesso Comune e dalla Prefettura di Reggio Calabria, ndr), di effettuare interventi urgenti di ripristino caduta frane e sopralluogo per la messa in sicurezza della strada mediante segnaletica stradale verticale e orizzontale, di pulizia delle cunette e dei tombini e di alzare i parapetti esistenti in quanto bassi e pericolosi al fine di ridurre la pericolosità della strada Provinciale S.Elia-Fossato di Reggio Calabria denominata S.P.22, non provvedeva tempestivamente alla messa in sicurezza della strada”.

Inoltre, per il reato ai sensi dell’art. 589 c.p., omicidio colposo, “perché – sempre riportando l’atto – cagionava per colpa la morte di una persona, mediante omissione; in particolare, omettendo di effettuare il suddetto “intervento urgente di ripristino (…), cagionava per colpa la morte di Zema Carmelo che, dopo un sinistro stradale autonomo, si appoggiava al parapetto, che cedeva, facendolo precipitare nel burrone”.

Il giudice per le indagini preliminari, dott. Antonino Laganà, rilevato che “le suddette fonti di prova impongono il rinvio a giudizio dell’imputata”, ha quindi emanato il decreto che dispone il giudizio a carico dell’ing. Catalfamo. Nell’udienza dibattimentale fissata per il prossimo 3 ottobre inizierà dunque il processo.