Dei Sepolcri…allagati!
Giovanni Cardona | Il 04, Feb 2014
L’avvocato Cardona punta il dito sulla cattiva gestione del cimitero di Taurianova, che si allaga ogniqualvolta piove
Dei Sepolcri…allagati!
L’avvocato Cardona punta il dito sulla cattiva gestione del cimitero di Taurianova, che si allaga ogniqualvolta piove
La tomba è il tramite tra il mondo terrestre dei sensi e quello occulto degli inferi.
La sua religiosità, nel Diritto Romano, è quindi la conseguenza della dedicazione ai Mani, ma va anche ricollegata al carattere impuro che ad essa deriva dal contagio arrecato dalla morte; il cadavere, infatti, emana una forza contaminante che rende necessaria l’esclusione del sepolcro dal commercium umano.
Il carattere religioso della tomba era limitato a quella parte di suolo che accoglieva il cadavere ed al monumento su di essa costruito; la sepoltura, infatti, è portio fundi, e pertanto una giusta inumazione esigeva la deposizione del corpo nella terra.
Con il decreto del ventitré Pratile dell’anno XII (12 giugno 1804) viene per la Francia dettata quella nuova regolamentazione dei cimiteri e dei funerali, posti al di fuori dei centri urbani, che costituiranno il modello per la legislazione dell’Occidente europeo.
Il decreto sarà recepito in Italia con il provvedimento consolare di Napoleone del 15 giugno 1804, cui fecero seguito varie leggi nazionali, tra le quali il decreto del Senato piemontese del 1832, che sarà trasfuso nella normativa comunale e provinciale del nuovo Regno d’Italia.
Il processo storico, come si evince, ha dunque una sua chiara evoluzione: dalle tombe extraurbane romane si passa alle sepolture collettive intra urbem, addensate attorno alle reliquie del Santo prima, poi dell’abbazia venerata ed infine ai cimiteri.
Ma nel contado di Taurianova, il rispetto delle norme e delle regole sembrano appannaggio di una retriva classe gestoria, la quale si gongola con insipiente e tenace ritrosia amministrativamente refrattaria a considerare anche la gente passata ad altra dimensione, quale faccenda da gestire al pari di una vessatoria riscossione tributaria.
Il mio riferimento è soprattutto alla parte cimiteriale costruita in epoca recente, nella quale ad ogni manifestazione pluviale ci si ritrova, imbattendosi tra i deplorevoli percorsi lastricati, in una alluvionale cloaca massima, nella quale sembrano confluire tutti i rivoli ed i rigagnoli delle fiumare calabresi.
La mia ferace invettiva spero che sensibilizzi gli animi dei soggetti deputati a concretizzare il patto sociale esistente tra amministratori e amministrati, e che dovrebbe costituire il substrato di civica e normata convivenza soprattutto in funzione della cromosomica religiosità che ci lega ai nostri trapassati.
Accomiatandomi, contraddicendo e parafrasando il Foscolo, spero che la Speme, ultima Dea, non rifugga i Sepolcri come inveteratamente fanno i nostri amministratori, rammentandogli come i morti vivono nel ricordo dei vivi, ricordo che le tombe aiutano a conservare.