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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 APRILE 2024

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Da Napoloni a Berlusconi

Da Napoloni a Berlusconi

Il potere logora anche chi ce l’ha. Involuzione del dogmatismo politico. Storie diverse di dittatori da operetta

di LUIGI MAMONE

Da Napoloni a Berlusconi

Il potere logora anche chi ce l’ha. Involuzione del dogmatismo politico. Storie diverse di dittatori da operetta

 

La boccaccesca vicenda di cui il premier Silvio Berlusconi è protagonista in queste ultime settimane, da la misura dell’abisso morale in cui il nostro paese è precipitato per colpa di una classe politica composta prevalentemente da arricchiti: gente baciata dalla fortuna  e piena di soldi ,  che ha pensato  al potere  politico e di governo come all’imprimatur dell’intoccabilità dietro il quale nascondere le nequizie e le debolezze, le perversioni e le infedeltà, il lercio che per anni hanno ben nascosto dietro le luci e i lustrini della “Milano da bere”. In realtà quello che emerge dalle carte della vicenda di Ruby Rubacuori e dell’esercito delle tante ragazze di pochi scrupoli e di belle speranze  ospiti delle feste ad Arcore, è di uno squallore indicibile: una miseria e una povertà interiore che nessun sogno di facili successi mediatici potrà mai giustificare. La Villa di Arcore, trasformata nell’Harem privato del premier. Anni fa per vicende similari, nella povera e lontana Calabria, un gruppo di casalinghe ruspanti, che nulla avevano (ne’ potevano avere) in comune con le moderne  Escort,  mancando  quasi tutte del “fisique du rhole” per godere di tale definizione, furono arrestate (a seguito di inizialmente casuali intercettazioni telefoniche)  e schiaffate in prima pagina come le donnacce protagoniste della roboante “Operazione Luana”. In realtà erano delle poverette. Casalinghe annoiate, braccianti agricoli disoccupate, tutte  vittime, all’epoca, più della TV  di  Marta Flavi che di quella della De Filippi che era  di la dall’attuale spazio. Furono arrestate, definite meretrici, prostitute e quant’altro. Poi furono assolte . Tutte tranne una:  quella che faceva le telefonate e fissava gli appuntamenti. Ne più ne meno di quanto – pare- abbia fatto Nicole  Minetti, o , per altro verso Lele Mora e – chissà, anche Emilio Fede. La giustizia farà il suo corso . Speriamo che alla fine il potere oscuro  che muove l’Italia non insabbi tutto, in questa vicenda che rende poetica e gradevole perfino  la persona di Cetto La Qualunque, atteso che a Villa San Martino , il premier, – nello logica del “Pelo , più pelo” pare, lasciasse molti punti di distacco al povero Cetto specchio molto vicino- quest’ultimo .  al vero di gran parte della classe politica calabrese. Quanto meno  sotto il profilo dell’ottusità, dell’insipienza , dell’appariscenza e della incapacità di affrontare i problemi e di tutelare le istanze del territorio . Ma la vicenda di Berlusconi, deve essere letta in una  visione diversa: quella  del mito della Intoccabilità: quella che spetta ai potenti ovvero ai dittatori:  Molti italiani nella ormai lunga stagione berlusconiana hanno visto in Berlusconi la restaurazione del ventennio mussoliniano e la reincarnazione dello stesso Mussolini: dirigismo e bacchettonismo,  Minculpop allora ; Canale 5  e dintorni oggi.  Sfrontatezza e ostentazione comunque. Non sfugga all’occhio attento  dell’analista e dello psicologo che Berlusconi  subliminalmente in questi anni ha indossato quasi sempre la camicia nera e ha sempre abbozzato ai suoi sostenitori e alle folle  un saluto che ricorda molto da vicino quello romano. Non si può dimenticare il suo  l’avambraccio destro alzato, il palmo della mano aperto e ritto, quatto dita unite e il pollice aperto verso l’esterno. Di similitudini ve ne sono tante. Tantissime  e che consentono di  affermare con certezza che l’estabilishment del premier ha fatto leva sulla nostalgia del dirigismo fascista tentando di spacciare Berlusconi come un novello Duce, Padre della Patria o salvatore  della stessa. L’uomo senza il quale l’Italia sarebbe finita  nelle mani degli odiati comunisti, come ai tempi di Don Camillo e di Peppone. Purtroppo, l’unica cosa che i consiglieri dell’immagine del premier non hanno considerato (forse non lo sapevano ) è che il saluto come quello studiato per Berlusconi, lo faceva nel celeberrimo film di Chaplin “ Il grande Dittatore” Bonito Napoloni che in quella satira graffiante e amara altro non era che il Duce italico Benito Mussolini, ridicolizzato  nel suo formalismo, nel suo bacchettonismo e nell’ottuso sulto della personalità  che accomuna ogni dittatore. Berlusconi come Napoloni dunque? Certamente si. Maschere entrambi di una umanità che ha toccato il fondo e si è venduta al miglior offerente. Dittatori da operetta  entrambi. Entrambi narcisi, entrambi  alla fine sbugiardati dalla realtà: quella cruda della guerra e della mancata presa di coscienza della  shoah alla quale peraltro il vero Mussolini non seppe opporsi e Bonito Napoloni non seppe neanche accostarsi. Come pure Berlusconi, che del successo e della onnipotenza aveva fatto il suo carro trionfale e che alla fine  è scivolato fra le gonnelle non proprio della bella abissina “faccetta nera” del ventennio, ma certamente di una procace nordafricana , marocchina assetata di soldi. Dov’è l’amore? Ove mai vi fosse non certo a Villa San Martino di  Arcore. La vi era solo sesso. A pagamento. Ma Berlusconi ( come Napoloni) di tutto questo è inconsapevole. Non lo capiva. Perché lui è generoso e di buon cuore. Vorremmo credergli. E forse gli crederemo pure se mandasse una decina di migliaia di euro ad un giovane calabrese, sposato e  padre di due figli , senza stipendio da diciassette mesi ed oltre perché la Cooperativa sociale dove lavorava assistendo disabili mentali   accredita un mare di soldi dalla supermorosa Regione Calabria. Si  potrà obiettare: Ma è un uomo?  E che importa! Berlusconi è generoso con tutti coloro che hanno bisogno ! Non solo con le belle ragazze  dell’Olgettina. Vero, zio Silvio? Non ci deludere. Non farci scrivere che somigli troppo a Bonito Napoloni….

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