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TAURIANOVA (RC), VENERDì 03 MAGGIO 2024

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Corruzione: in manette il giudice di Palmi Giancarlo Giusti

Corruzione: in manette il giudice di Palmi Giancarlo Giusti

Inchiesta della Dda di Milano. Contestata anche l’aggravante della finalità mafiosa ULTIMI AGGIORNAMENTI

Corruzione: in manette il giudice di Palmi Giancarlo Giusti

Inchiesta della Dda di Milano. Contestata anche l’aggravante della finalità mafiosa

 

 

(ANSA) – MILANO – Giancarlo Giusti, gip presso il tribunale di Palmi e poi sospeso dal Csm, è stato arrestato per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Milano sul clan dell’ndrangheta dei Lampada. Lo ha comunicato il procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati. Secondo l’accusa, il magistrato avrebbe ricevuto dal clan almeno 71 mila euro. Il suo nome era già comparso nell’ambito delle indagini perché gli sarebbero stati pagati viaggi ed escort in hotel di lusso a Milano.

Nella nota firmata dal procuratore della Repubblica di Milano si legge che ”in data odierna, nell’ambito del procedimento Valle/Lampada, è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano”, Giuseppe Gennari, “nei confronti del dottor Giancarlo Giusti, magistrato, già in servizio presso il Tribunale di Reggio Calabria e quindi di Palmi, sospeso dalle funzioni con delibera della Sezione disciplinare del Csm”, lo scorso 16 dicembre. Giusti, stando al capo di imputazione, è accusato di corruzione “fino al giugno 2010″ in concorso con il presunto boss della ‘ndrangheta calabrese radicata a Milano, Giulio Lampada. Il magistrato, infatti, in concorso anche ”con persone non identificate” per “compiere e per aver compiuto atti contrari ai doveri d’ufficio, in palese violazione dei principi di imparzialità, probità e indipendenza tipici della funzione giudiziaria, si metteva a disposizione di Giulio Lampada”. Tale “mercimonio della funzione”, si legge nell’imputazione, “veniva posto in essere dal magistrato al fine di ricevere e dopo aver ricevuto le utilità economiche da Giulio Lampada e da soggetti a quest’ultimo collegati, tra cui Mario Giglio e Minasi Vincenzo per un valore complessivo di almeno 71 mila euro”. Il tutto con “l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di favorire l’associazione di tipo mafioso”. Lo scorso 30 novembre, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Paolo Storari e Alessandra Dolci, era stato arrestato un altro magistrato, poi sospeso dal Csm, il presidente delle misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, Vincenzo Giuseppe Giglio. In carcere erano finite anche altre 8 persone: il cugino di Giglio, il medico Vincenzo Giglio, il consigliere regionale della Calabria Francesco Morelli (Pdl), l’avvocato Vincenzo Minasi, il maresciallo della Guardia di Finanza Luigi Mongelli e un ‘fedelissimo’, Raffaele Fermino. E poi anche Giulio Lampada, “il regista di tutte le operazioni” e il fratello Francesco, gestori di bar e locali e veri e propri imprenditori nel settore dei giochi di azzardo, la moglie di quest’ultimo Maria Valle (lei però ai domiciliari) e suo fratello Leonardo, l’unico componente “spendibile della famiglia all’esterno”. Per tutti il processo con rito immediato comincerà nelle prossime settimane. Il 27 gennaio scorso, poi, erano stati arrestati anche 3 finanzieri e il direttore del lussuoso hotel milanese ‘Brun’, accusato di favoreggiamento personale. In quell’albergo, secondo l’accusa, Giusti avrebbe soggiornato pagato dalla cosca e incontrato escort.

PRESO IN SUA ABITAZIONE A CITTANOVA

E’ stato bloccato dalla polizia nella sua abitazione di Cittanova il gip del Tribunale di Palmi Giancarlo Giusti, di 45 anni, arrestato stamattina su ordine della Dda di Milano perché coinvolto nell’inchiesta sulla cosca Lampada della ‘ndrangheta. L’arresto è stato eseguito dalle Squadre mobili di Milano e Reggio Calabria, che hanno notificato al giudice l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Milano su richiesta della Dda. E’ in corso adesso il trasferimento di Giusti da parte della polizia a Milano, dove sarà portato in carcere.

NEL 2005 SI OCCUPO’ DI ASTA IMMOBILE CHE FINI’ POI A PARENTE

Già anni fa il giudice Giancarlo Giusti, arrestato oggi in un’inchiesta della Dda di Milano, era finito davanti al Csm per un procedimento disciplinare, ma era stato ‘assolto’. La vicenda emerge dall’ordinanza del gip Giuseppe Gennari, nella quale si ricostruisce che il magistrato, da giudice delle esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria, si occupò nel 2005 dell’asta di un immobile che finì poi a una società del suocero. Il procedimento davanti al Csm si concluse però con una ‘assoluzione’.

Nel 2005, infatti, stando a quanto si e’ appreso in relazione all’ordinanza a carico del magistrato, Giusti si sarebbe occupato, nelle sue funzioni di giudice, delle offerte su un immobile all’asta, che sarebbe poi finito proprio al suocero. Sul caso – non contestato al giudice nell’inchiesta della Dda, ma riportato nell’ordinanza – il Csm nei mesi successivi aveva aperto una pratica. A ‘testimoniare’ a favore del magistrato era stato anche un perito del Tribunale di Reggio, che per conto del giudice aveva avuto consulenze e perizie su immobili con una ‘parcella’ complessiva di 300 mila euro circa. Il perito aveva detto in sostanza, da quanto si è saputo, che Giusti non sapeva che nella società c’era il suocero. Da quanto si è appreso, nel procedimento al Csm, un relatore avrebbe anche parlato di “prassi devianti” che però possono diventare alla lunga “prassi virtuose”. Giusti, poi, era stato sottoposto nel 2010 anche alla valutazione del Consiglio giudiziario del distretto ed era rimasto a ricoprire il suo incarico. E’ stato sospeso poi solo nel dicembre scorso, quando il suo nome è emerso nell’inchiesta milanese.

PUNTAVANO A CASE DA 300MILA EURO, PER LUI ANCHE VIAGGI E ESCORT

Il magistrato Giancarlo Giusti, finito in carcere stamani nell’ambito dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta dei Lampada della Dda di Milano, sarebbe stato il ‘socio occultò della cosca in una società che ‘puntava’ all’acquisto di appartamenti e case in aste immobiliari, aste di cui si occupava proprio lo stesso giudice, che era assegnato presso la sezione esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria. Giulio Lampada e l’avvocato Vincenzo Minasi, entrambi già arrestati nell’inchiesta, avevano infatti, stando a quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare, costituito una società controllata da una ‘scatola’ svizzera e da un’altra in Belize, che formalmente non era stata ancora aperta. La cosca ‘puntava’ a immobili del valore di circa 300 mila euro.

A Giusti, nell’ordinanza firmata dal gip milanese Giuseppe Gennari, viene contestato di essere stato corrotto dalla ‘ndrangheta con ”almeno 71 mila euro”: in questa cifra sono compresi i viaggi e soggiorni in hotel di lusso milanesi con la ‘compagnia’ di escort (almeno 5) e le spese riguardanti la società, usata per accaparrarsi gli immobili alle aste. In sostanza, Giusti non avrebbe versato nulla per la società, costituita nel 2009, né le spese né la cauzione in relazione ad alcuni immobili, di circa 27 mila euro. Il clan, con a capo Giulio Lampada, avrebbe poi alla fine comprato all’asta solo alcuni degli immobili per cui aveva presentato offerte. Da quanto si è saputo, al magistrato gli ‘uomini’ della cosca avrebbero messo a disposizione anche una barca e due appartamenti. Intanto, si è saputo che della quindicina di persone arrestate nell’ambito di questa inchiesta della Dda di Milano (titolari l’aggiunto Boccassini e i pm Storari e Dolci) tre hanno scelto il processo abbreviato: l’avvocato Vincenzo Minasi, Domenico Gattuso, ‘fiancheggiatore’ della cosca, e il direttore dell’hotel ‘Brun’ di Milano, dove Giusti andava a soggiornare. Quasi tutti gli altri andranno a processo con rito immediato.

GIUDICE OSSESSIONATO DA SESSO E BELLA VITA. SEQUESTRATO SUO DIARIO, ‘NOTTE BRAVA CON DUE RAGAZZE’

Il giudice Giancarlo Giusti, arrestato stamani nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Milano sul clan della ‘ndrangheta dei Lampada, aveva ”l’ossessione per il sesso” e per “divertimenti”, affari, conoscenze utili”. Lo scrive il gip Giuseppe Gennari nell’ordinanza di custodia cautelare a suo carico. Secondo l’accusa, infatti, a Giusti la cosca dei Lampada avrebbe pagato escort e soggiorni di lusso. Al magistrato è stato anche sequestrato un “diario informatico”, le cui pagine, come scrive il gip, “ripropongono gli stessi temi ricorrenti: ossessione per il sesso, per lo più a pagamento, esigenze economiche legate a un tenore di vita sicuramente elevato, spasmodica ricerca di occasioni di guadagno parallele in operazioni immobiliari e di varia natura”. In una pagina di questo diario, ad esempio, il 26 luglio 2009 il magistrato scrive: “venerdì notte brava con (…) Simona e Alessandra. Grande amore nella casa di Gregorio”. Secondo il gip, Giusti è un “personaggio fragilissimo e, per costume di vita, esposto alla tentazione di condotte illecite”. Sempre stando all’ordinanza, il “dato gravissimo in termini di pericolosità sociale” è che il magistrato ha ceduto “immediatamente ai richiami di Lampada che offre da subito donne pagate, divertimenti, affari, conoscenze utili”.

Dall’ordinanza di custodia cautelare a carico del gip del Tribunale di Palmi (sospeso a dicembre) Giancarlo Giusti, emergono molti particolari sul “diario informatico” sequestrato allo stesso magistrato che descrive la vita che il giudice avrebbe condotto, spesato da un clan della ‘ndrangheta, ”fra donne, amore, vino e affari”. Il 21 settembre del 2008, infatti, Giusti scriveva sul suo diario: “va bene il convegno. Serata di venerdì pazzesca fra donne e vino. Notte di amore con Natascia, ubriachi cotti”. E poi il 10 ottobre del 2008: “due giorni a Milano fra donne, amore, vino e affari, la squadra c’é e sembra funzionare. Due belle notti con Elisabetta, dolce ragazza russa”. Il gip Giuseppe Gennari scrive che in quella occasione Giusti “ha soggiornato all’hotel Melià dal 6 all’8 ottobre 2008” assieme a Fabio Pullano, perito del Tribunale di Reggio Calabria dove il magistrato lavorava alle esecuzioni immobiliari. A Pullano, secondo le indagini, Giusti avrebbe affidato consulenze su aste immobiliari per circa 300 mila euro. Il viaggio aereo da Reggio Calabria a Milano, come scrive il gip, venne “pagato da Giulio Lampada”, presunto boss. E poi a novembre del 2008 Giusti scrive “Torno da Milano. Costituita società, ora dobbiamo chiudere affari”. Secondo l’accusa, il magistrato sarebbe stato il socio occulto in una società del clan Lampada che acquisiva immobili alle aste di cui lo stesso magistrato si occupava. E poi ancora: “ho conosciuto Anna, ragazza di Mosca, bella e intelligente, problematica, ottimo amore”. Per “mantenere Simona”, invece, scriveva il magistrato, “occorrono soldi. Meglio essere chiari con lei”.

CSM DOVEVA FERMARE GIUDICE GIA’ NEL 2007. NEL 2005 COINVOLTO IN CASO ASTA, ‘COME SI E’ POTUTO CREDERGLI?’

Il Consiglio superiore della Magistratura avrebbe potuto fermare il magistrato Giancarlo Giusti, arrestato oggi in una inchiesta della Dda di Milano, “fin da subito, sin dalla prima sacrosanta segnalazione del presidente del Tribunale di Reggio Calabria” e così “tutto il resto non sarebbe successo, inclusi i reati commessi con Lampada”. Lo scrive il gip di Milano Giuseppe Gennari nell’ordinanza di custodia cautelare. Il gip infatti riporta nell’ordinanza la vicenda in cui rimase coinvolto nel 2005 il magistrato Giusti, quando era in funzione presso le esecuzioni immobiliari del Tribunale di Reggio Calabria. Ad un’asta immobiliare, di cui si occupava proprio Giusti, partecipò una società del suocero, la Tridea, che acquisì l’immobile. “Forse – scrive il gip Gennari – se si fossero recuperati tutti gli atti della ispezione si sarebbe compreso come l’assoluzione sulla vicenda Tridea non poteva essere che un drammatico errore. Sicuramente, avessero fermato Giusti sin da subito, sin dalla prima sacrosanta segnalazione (…) tutto il resto non sarebbe successo”. Il Csm infatti assolse con sentenza del luglio 2007 il magistrato per quella vicenda. Malgrado, scrive ancora il gip, il giudice avesse “assegnato dei beni nientedimeno che alla società del suocero”. Dunque il gip Gennari si chiede “come si sia potuto credere alla buona fede di Giusti sulla base delle dichiarazioni di Pullano sfugge alla umana comprensione”. Fabio Pullano era il perito del Tribunale di Reggio Calabria, a cui Giusti assegnò consulenze sulle aste immobiliari per “centinaia di migliaia di euro”, e che testimoniò a favore del magistrato nel procedimento disciplinare davanti al Csm.

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