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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 15 DICEMBRE 2024

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Convegno sulla memoria al presidio Libera Rossella Casini di Palmi

Convegno sulla memoria al presidio Libera Rossella Casini di Palmi
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La speranza, come la vita, inizia dai semi, dalle piccole cose. Un piccolo seme, dopo una lunga attesa, è l’attività del nuovo presidio per la legalità di Libera a Palmi, inaugurato qualche mese addietro alla presenza del suo fondatore, don Luigi Ciotti, costantemente impegnato nelle battaglie contro le mafie e la corruzione, e con la presenza del suo referente regionale, don Ennio Stamile.
Cosa possiamo fare per risvegliare le coscienze e dare un’impronta differente a questo territorio? È praticabile un nuovo umanesimo in Calabria e nella piana di Gioia Tauro? Prima di tutto questo, è peculiare discutere su ciò che nega la possibilità di liberazione dell’essere umano: il vuoto di diritti, la disoccupazione giovanile e non solo, l’insufficiente struttura sanitaria, la dilagante corruzione, la ‘ndrangheta. dove stiamo andando?
Il neo presidio di Libera, “Rossella Casini”, ha organizzato il convegno sulla memoria, nelll’aula consiliare del comune di Palmi, partendo dalla presentazione del libro di don Marcello Cozzi, «Lupare Rosa. Storie di amore sangue e onore» (Rubbettino 2020, 138 pp.) mettendo a confronto due esperienze differenti: quella del giornalista esperto di fenomeni di criminalità organizzata, Arcangelo Badolati che ha magistralmente fatto una similitudine fra le storie raccontate nel libro e la tragedia greca, e quella del magistrato Marisa Manzini che ha delineato la figura di Tita Buccafusca, ponendo l’attenzione su quella che era stata la vita di Tita Buccafusca, all’inizio moglie del boss che ostentava potere derivato e poi successivamente una volta diventata mamma, donna che si pente e vuole cambiare per il bene del figlioletto, perché capisce che i figli dei boss hanno solo due strade o la galera a vita o la morte, e lei per suo figlio vuole altro. Tita però non riesce a fare fino in fondo il salto, verrà suicidata con l’acido muriatico, perché anche i cadaveri per gli ‘ndranghetisti devono mandare messaggi. L’acido muriatico oltre o provocare una morte lenta e dolorosissima, brucia prima di tutto le corde vocali, quindi impedisce di parlare. Il convegno è stato moderato da don Ennio Stamile, referente regionale di Libera, che nell’apprezzare l’accostamento delle storie del libro alle tragedie greche ha sottolineato come avremmo necessità di recuperare quello che era lo scopo e la finalità sociale della tragedia greca. Ha concluso l’autore del nuovo volume, don Marcello Cozzi, non nuovo a queste tematiche, il quale ha sottolineato l’importanza di fare memoria, perché noi non possiamo fare a meno di queste storie. Sono storie di donne che hanno combattuto, alcune ce l’hanno fatta, altre no, altre stanno ancora combattendo, il libro è dedicato a tutte loro e a risvegliare le coscienze. La lotta non è solo contro le malattie spirituali dell’indifferenza, della rassegnazione, dell’insofferenza alle regole, della mafiosità diffusa che pervade la mentalità del territorio, le coscienze non si riformano se nei comportamenti e negli atteggiamenti, non si parte dalle piccole e grandi scelte quotidiane: «non ci si educa dunque alla, legalità ma alla responsabilità. Ed è un educarsi che dura tutta la vita, perché la vita ci offre sempre occasioni di essere responsabili, ossia di essere pienamente vivi» (don Luigi Ciotti).