Continua il viaggio di Domenico Caruso nella Piana E' la volta della città di Palmi
di Domenico Caruso
«La Calabria è una terra di contrasti e di aspetti originali. Questi caratteri di originalità sono ancora più evidenti a mano a mano che si procede verso mezzogiorno, verso la Calabria Aspromontana. Tali caratteri possono venire abbracciati, quasi in una visione unitaria, a Palmi, là dove, accanto ad una scogliera inframmezzata da brevi spiagge sabbiose, l’Aspromonte incomincia ad innalzarsi nelle colline di questa città e nella montagna di Sant’Elia, che è lo sprone più avanzato dei retrostanti altipiani e delle maggiori elevazioni».
(Luigi Lacquaniti)
Le origini
La storia della Piana (che nel corso dei secoli assume la denominazione della località
che detiene il primato politico o economico: Planitiae Sancti Martini nel Medioevo e, successivamente Piana di Terranova, di Seminara e, dall’800 di Palmi) s’intreccia col mito e la leggenda. La presenza dell’uomo primitivo in Calabria è testimoniata dai numerosi reperti archeologici, come il noto Bos primigenius della Grotta del Romito (nel Comune di Papasidero). Per quanto ci riguarda da vicino, il ritrovamento degli utensili di ossidiana, nonché il martello neolitico e le armi dell’età del bronzo tra il Petrace e il Ponte Vecchio, rivelano lo scambio commerciale che avveniva lungo le rive dei corsi d’acqua sulle quali – nel secondo millennio a.C. – sorse fra le altre la città di Tauriana, pare di origine greca. Il suo maggiore sviluppo si ebbe dal III al IV secolo d.C., allorquando S. Fantino vi eresse un complesso monastico.
Dopo la sua distruzione, avvenuta per mano dei musulmani nel 951, la popolazione trovò rifugio nei dintorni. Scrive Antonio De Salvo: «La parte di Taurianesi, dedita ai traffici e alle arti marinaresche, non potendo che trovarsi a disagio nei paesi interni, perché languiva a stare lontana dal mare, prescelse a sua stabile dimora il luogo eminente della parte alta della costiera, tra il monte Aulinas (Sant’Elia) e il fiume Metaurus (Petrace), cioè sulle alture di Portus Orestis (Ravaglioso), nella contrada de Palmis; donde poi derivò il nome di Palma e volgarmente Parma al villaggio, che quelli vi edificarono, il quale (si ha per tradizione) era sito in quel rione di Palmi prospiciente il mare, che oggi porta il nome di Cittadella». (Da: «Ricerche e studi storici intorno a Palmi, Seminara e Gioia Tauro», Tip. G. Lopresti – Palmi, 1899).
Ivi – più tardi – i monaci basiliani, per opera di Sant’Elia da Enna, crearono un monastero.
Giuseppe Pensabene (Dizionario Etimologico del dialetto fossile […] – DES – Vol. 2° Ed. AZ – RC) sostiene che il termine del centro civile si richiamava alla Parma emiliana. “La parma era un piccolo scudo rotondo della fanteria e della cavalleria usato (dai Romani) per difesa. […] C’’è l’allusione alla difesa (di Palmi) costituita dal monte S. Elia. La stessa città è edificata su un terrazzo naturale […] in posizione strategica.”
La civitas Palmarum, che nel 1333 passò casale di Seminara, fu quasi distrutta nel 1543 dai pirati saraceni. Venne ricostruita da Pietro Antonio Spinelli e poi fortificata dal suo successore Carlo II Spinelli, in onore del quale fu chiamata Carlopoli, prima ancora di Palme e Palmi. Feudo dei Ruffo nel 1578 e del marchese d’Arena Andrea Conchublet nel 1636 (ormai elevata a Città) divenne un importante polo commerciale. Alla morte del marchese fu prima degli Acquaviva e poi di Carlo Filippo Antonio Spinelli (1684). Rasa al suolo dal terremoto del 5 febbraio 1783 e poi sotto il dispotismo degli Spinelli fino alle leggi eversive del 1806, si riprese e nel 1799 fu di nuovo compresa nel cantone di Seminara.
Sede di governo nel 1807, quattro anni più tardi fu messa a capo del circondario di Pietrenere, Gioia Tauro, Melicuccà e Seminara. Nel 1816, con l’istituzione della provincia di Reggio Calabria, diventò sede del distretto comprendente i circondari di Oppido, Sinopoli, Casalnuovo, Polistena, Galatro e Laureana. Funestata ancora dai terribili sismi del 1898 e del 1908, grazie al coraggio della sua gente, Palmi risorse più grande e più bella.
L’orma del Diavolo
Si narra che Sant’Elia Juniore, il Profeta, giunto da Enna avesse scelto il colle Aulinas per sottoporsi ad una severa penitenza e fondare un monastero.
Invidioso, il Demonio pensò di corromperlo con una pioggia di monete d’oro e d’argento. Ma il Santo poverello respinse il tesoro nelle acque sottostanti e si rinchiuse nella grotta. Il Maligno, insoddisfatto, predispose un’altra tentazione costituita da una tavola imbandita con ogni sorta di vivande e, fallita ancora la prova, si presentò in veste di bellissima fanciulla. Elia, persa la pazienza, con un energico ceffone scaraventò verso il precipizio il Diavolo il quale, cadendo, andò a colpire con pugni e ginocchia una grossa pietra lasciandovi impressa una delle sue enormi zampe.