Condannato a 22 anni di carcere il ragazzo che bruciò la sedicenne Fabiana Luzzi
redazione | Il 11, Mar 2014
Il processo si è svolto davanti al tribunale dei minori di Catanzaro perché l’imputato era minorenne all’epoca del delitto. Il pm aveva chiesto 24 anni
Condannato a 22 anni di carcere il ragazzo che bruciò la sedicenne Fabiana Luzzi
Il processo si è svolto davanti al tribunale dei minori di Catanzaro perché l’imputato era minorenne all’epoca del delitto. Il pm aveva chiesto 24 anni
CATANZARO – Ventidue anni per il brutale omicidio di Fabiana Luzzi. Il tribunale dei minori di Catanzaro ha pronunciato la sentenza contro Davide Morrone, 18 anni, che il 26 maggio 2013 a Corigliano Calabro ha colpito con un coltello e poi bruciato viva la fidanzatina di 16 anni.
Il pubblico ministero aveva chiesto una pena di 24 anni. La sentenza è arrivata dopo poche ore. Il processo con rito abbreviato, si è svolto a Catanzaro a porte chiuse perché Morrone all’epoca dei fatti era minorenne.
“Siamo rimasti senza voce perchè durante la nostra arringa difensiva abbiamo ribadito che il nostro assistito è totalmente incapace di intendere e di volere”. Lo ha detto l’avv. Giovanni Zagarese, difensore dell’omicida di Fabiana Luzzi, all’uscita del Tribunale dei minori al termine della sua requisitoria.”Abbiamo chiesto – ha aggiunto – che vengano escluse tutte le aggravanti anche quella della crudeltà e della premeditazione. Come è noto poi c’è il fatto che la gelosia non è un futile motivo. Fermo restando che tutti i reati di sangue sono fatti gravi e devono essere sanzionati in modo adeguato”. “Siamo rimasti senza voce perchè durante la nostra arringa difensiva abbiamo ribadito che il nostro assistito è totalmente incapace di intendere e di volere” aveva detto l’avvocato Giovanni Zagarese, difensore dell’omicida, all’uscita del Tribunale dei minori al termine della sua requisitoria. “Abbiamo chiesto – ha aggiunto – che vengano escluse tutte le aggravanti anche quella della crudeltà e della premeditazione. Come è noto poi c’è il fatto che la gelosia non è un futile motivo. Fermo restando che tutti i reati di sangue sono fatti gravi e devono essere sanzionati in modo adeguato”.
Nei giorni scorsi, il padre di Fabiana aveva denunciato l’atteggiamento troppo permissivo, a suo dire, dello Stato nei confronti del giovane omicida dal momento che il diciottenne era stato trasferito in una clinica dopo avere tentato per due volte il suicidio. Nelle precedenti udienze c’erano stati momenti di tensione tra i familiari della ragazza e lo stesso reo confesso.