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‘Ndrangheta banking: ecco come i clan prestavano soldi agli imprenditori

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Raffica di arresti tra Reggio Calabria e Milano. Individuata una sinergia criminale tra le cosche per arrivare a creare un “sistema creditizio parallelo” che poi strangolava con l’usura le società in crisi economica

‘Ndrangheta banking: ecco come i clan prestavano soldi a imprenditori calabresi e lombardi

Raffica di arresti tra Reggio Calabria, Rosarno e Milano. Individuata una sinergia criminale tra le cosche per arrivare a creare un “sistema creditizio parallelo” che poi strangolava con l’usura le società in crisi economica

 

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ROMA – Un “sistema creditizio parallelo” attraverso il quale le cosche della ‘ndrangheta erogavano prestiti, a tassi usurari, a imprenditori calabresi e lombardi in difficoltà. E’ quello che hanno scoperto i Carabinieri del Ros e quelli del Comando provinciale di Reggio Calabria, coadiuvati dalla Direzione investigativa antimafia (Dia). Diciassette gli arresti in corso di esecuzione nelle province di Reggio Calabria e Milano.

Nell’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del tribunale di Reggio Calabria, si contestano agli indagati le accuse di associazione di tipo mafioso, usura,
estorsione, esercizio abusivo dell’attività creditizia e intestazione fittizia di beni: tutti reati aggravati dalle finalità mafiose. Contestualmente, agli arresti sono stati sequestrati anche beni aziendali e quote societarie per un valore di otto milioni di euro.

L’inchiesta, denominata “‘Ndrangheta banking”, è stata coordinata dal pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, titolare dell’indagine Meta, e dal pm dello stesso ufficio codelegato Alessandra Cerreti che coordina tutte le principali inchieste sui Pesce-Bellocco di Rosarno.

Al centro delle indagini condotte dal Ros, le «sinergie criminali» che si sono instaurate tra le cosche ‘ndranghetiste di Reggio e Rosarno per la gestione delle risorse finanziarie provenienti dalle attività illecite. Ai vertici dell’organizzazione che gestiva le rete finanziaria c’era il gotha delle cosche reggine e della piana di Gioia Tauro. Il sistema, infatti, secondo quanto emerso nel corso di anni di indagine sarebbe stato gestito dalle ‘ndrine Condello, De Stefano, Tegano, Imerti e Buda di Reggio Calabria e Pesce e Bellocco di Rosarno, le più potenti della Calabria.

A gestire materialmente il credito ad usura ad imprenditori e commercianti calabresi e milanesi, sarebbe stato Gianluca Favara, 47 anni, imprenditore nel settore della distribuzione per alberghi e titolare di una lavanderia, già coinvolto nell’inchiesta Meta condotta contro le principali cosche di Reggio Calabria ed in quella Mentore condotta dalla Dia di Milano nel 2012.

L’uomo sarebbe riuscito anche ad intessere relazioni con i Lampada di Milano, contatti interrotti dopo le operazioni giudiziarie che li hanno colpiti. Grazie ad i suoi contatti con settori dell’imprenditoria più o meno lecita, Favara riusciva ad individuare quegli operatori economici che nel periodo della crisi avevano difficoltà economiche e si faceva avanti per prestiti a tassi usurai.

Quando le vittime non riuscivano a fare fronte ai debiti venivano intimiditi allo scopo di ottenere beni quali automobili o la sottoscrizione di preliminari di vendita di immobili. In un paio di casi, i componenti dell’organizzazione hanno anche aggredito le loro vittime. Il Ros ha anche scoperto una serie di intestazioni fittizie di beni riconducibili, in particolare, ai Condello ed ai Pesce che si erano attivati, rispettivamente, nel settore della distribuzione di slot machine e nelle imprese edili.

ECCO I NOMI DELLE PERSONE ARRESTATE 

Applicavano tassi ad usura del 20% mensile abbinati ad ulteriori garanzie vessatorie, quali cessioni di quote societarie e trasferimenti della titolarità di immobili, anche di pregio. Era questo il modus operandi delle 17 persone arrestate stamani dai carabinieri del Ros, coadiuvati dapersonale della Dia, con le accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività creditizia e intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose.

Il provvedimento, emesso dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda, prevede il carcere per Francesco Buda, di 49 anni, Giuseppe Codispoti (49), Domenico Condello (42), Francesco Condello (32), Gianluca Ciro Domenico Favara (47), Francesco Foti (56), Fortunato Danilo Paonessa (40), Vincenzo Pesce (62), Pasquale Rappoccio (58) e Carmelo Vardé 28). Sono stati posti ai domiciliari Carlo Avallone (59), Antonino Cotroneo (71), Biagio Francesco Maduli (51), Paolo Pizzimenti
(26), Maria Grazia Polimeni 37), Giacinto Polimeni 62), Mario Donato Ria (67).

Le indagini del Ros, prosecuzione dell’inchiesta Meta, hanno evidenziato le sinergie criminali tra le cosche Condello e Imerti di Reggio e Pesce e Bellocco di Rosarno per la gestione delle risorse delle attività illecite, attraverso la creazione di un sistema creditizio parallelo a favore di imprenditori calabresi e lombardi. In questo contesto, secondo le indagini, la figura centrale era quella di Favara, indicato come il collettore degli interessi anche delle cosche reggine ed a cui faceva capo un gruppo di soggetti incaricati dell’individuazione degli imprenditori in difficoltà.

Tra coloro che erano incaricati di individuare le vittime c’era l’imprenditore Rappoccio, già arrestato insieme a Favara nell’operazione Reggio Nord, indagine che aveva consentito di individuare il circuito criminale di riferimento di Domenico Condello, cugino del boss Pasquale «il supremo», arrestato nell’ottobre 2012 dopo 20 anni di latitanza.

Nel procedimento reggino sono confluite anche le acquisizioni fatte dalla Dia nell’ambito di una inchiesta della Dda di Milano nei confronti di tre arrestati. Il Ros e la Dia hanno accertato come un’articolazione territoriale dei Pesce-Bellocco sia stata in grado di attuare un lento e graduale processo di “aggressione” del patrimonio mobiliare ed immobiliare dell’imprenditoria milanese, con estorsioni ed usura, e come Favara ed i suoi abbiano sfruttato anche altre realtà associative già radicate in Lombardia sia ‘ndranghetiste, come la locale di Lonate-Pozzolo, sia appartenenti alla criminalità comune.

Avallone Carlo cl.1955

Buda Francesco cl.1973

Codispoti Domenico cl.1965

Condello Domenico cl.1972

Condello Francesco cl.1982

cotroneo antonino cl.1943

Favara Gianluca Ciro Domenico cl.1967

Foti Francesco cl.1958

Maduli Biagio Francesco cl.1963

Paonessa Fortunato Danilo cl.1974

Pesce Vincenzo cl.1952

Pizzimenti Paolo cl.1988

Polimeni Giacinto cl.1952

Polimeni Maria Grazia cl.1977

Rappoccio Pasquale cl.1956

Ria Maria Donato cl.1947

Vardè Carmelo cl.1986

LA NOTA DIRAMATA DAL PROCURATORE CAFIERO DE RAHO

Nella mattinata odierna, i Carabinieri del R.O.S., coadiuvati da personale della
D.I.A., hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal
G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura Distrettuale
Antimafia, nei confronti di 17 indagati per associazione di tipo mafioso, usura,
estorsione, esercizio abusivo dell’attività creditizia e intestazione fittizia
di beni, aggravati dalle finalità mafiose.

In particolare il G.I.P. di Reggio Calabria ha emesso l’ordinanza di applicazione
della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di :
1. BUDA Francesco cl. 73;
2. CODISPOTI Giuseppe classe ’65;
3. CONDELLO Domenico classe ’72;
4. CONDELLO Francesco cl. ’82;
5. FAVARA Gianluca Ciro Domenico cl.67;
6. FOTI Francesco cl. ’58;
7. PAONESSA Fortunato Danilo cl.’74;
8. PESCE Vincenzo cl. 52;
9. RAPPOCCIO Pasquale cl. ’56;
10. VARDE’ Carmelo cl. ’86;
a) per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p., il 1°, il 2°, il 6°, il 7°, il 10°;
b) per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p.(pluriaggravato) e 7 L. 203/91 il 2° e il 5°;
c) per il delitto di cui agli artt. 110, 629, 2° co., in relazione all’art. 628 co. 3 n. 1 e 3 c.p. e 7 l. 203/91, il 2°, il 5° ed il 10°;
d) per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p. (pluriaggravato) e 7 L. 203/91 il 1°, il 2° e il 5°, il 7°;
e) per il delitto di cui agli artt. 110, 629, 2° co., in relazione all’art. 628 co. 3 n. 1 e 3 c.p. e 7 l. 203/91, il 1°, il 5° ed il 7°;
f) per il delitto di cui agli artt. 100, 582, 585comma1, in relazione all’art. 576 n. 1 c.p. e 7 legge 203/91, il 1°, il 5°, il 7°;
h) per il delitto di cui agli artt. 110 c.p. 12 quinquies L. 356/92 e 7 legge203/91, l’8°;
i) per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p. (pluriaggravato) e 7 L. 203/91, il 5°e il 6°;
l) per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p. (pluriaggravato) e 7 L. 203/91, il 5°e il 9°;
m) per il delitto di cui all’art. 132 D. Lvo n. 385 del 1993 (esercizio abusivo di attività finanziaria) e 7 legge 203/91, il 1°, il 5°, il 6°, il 9°;
0) per il delitto di cui agli artt. 110 c.p. 12 quinquies L. 356/92 e 7 legge203/91, il 3° e il 4°;
e degli arresti domiciliari nei confronti di:
11. AVALLONE Carlo cl. ’55;
12. COTRONEO Antonino cl. ’43;
13. MADULI Biagio Francesco cl. 63;
14. PIZZIMENTI Paolo cl. ’88;
15. POLIMENI Maria Grazia cl. ’77;
16. POLIMENI Giacinto cl. ’52;
17. RIA Mario Donato cl. ’47;
a) per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p., il 12°;
b) per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p. (pluriaggravato) e 7 L. 203/91, l’ 11°;
c) per il delitto di cui agli artt. 110, 629, 2° co., in relazione all’art. 628 co. 3 n. 1 e 3 c.p. e 7
l. 203/91, l’ 11°,
d) per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p. (pluriaggravato) e 7 L. 203/91 il 17°;
e) per il delitto di cui agli artt. 110, 629, 2° co., in relazione all’art. 628 co. 3 n. 1 e 3 c.p. e 7 l. 203/91, il 17°;
f) per il delitto di cui agli artt. 100, 582, 585comma1, in relazione all’art. 576 n. 1 c.p. e 7 legge 203/91, il 17°;
g) per il delitto di cui agli artt. 81, comma2, 56, 610, comma 2,in relazione all’art. 339 , 61 n. 7 c.p., e 7 legge 203/91, il 17°;
h) per il delitto di cui agli artt. 110 c.p. 12 quinquies L. 356/92 e 7 legge203/91, il 13°;
n) per il delitto di cui agli artt. 110, 644 c.p. (pluriaggravato) e 7 L. 203/91, il 12​
o) per il delitto di cui agli artt. 110 c.p. 12 quinquies L. 356/92 e 7 legge203/91, il 14°, la 15° e il 16°.

I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa, avviata dal Raggruppamento
in prosecuzione dell’indagine “META” del 2010, nei confronti delle più qualificate
articolazioni ‘ndranghetiste del capoluogo reggino.
In particolare le investigazioni, condotte sotto la direzione della Procura Distrettuale
Antimafia di Reggio Calabria,hanno evidenziato le sinergie criminali instauratesi
tra le cosche “CONDELLO” e “IMERTI” del capoluogo reggino e quelle rosarnesi
dei “PESCE” e dei “BELLOCCO”, per la gestione delle risorse finanziarie provenienti
dalleattività illecite, attraverso la realizzazione di un sistema creditizio parallelo,
anche a tassi usurari, a favore di imprenditori del territorio calabrese e lombardo.

In tale contesto, è stata documentata la centralità dell’indagato rosarnese FAVARA
Gianluca Domenico Ciro, emerso quale collettore degli interessi anche delle cosche
reggine, cui faceva capo un gruppo di soggetti dediti all’individuazione di imprenditori
in contingenti difficoltà finanziarie, ai quali concedere crediti, applicando interessi
usurari pari al 20% mensile, abbinati ad ulteriori garanzie vessatorie, quali cessioni
di quote societarie e trasferimenti della titolarità di immobili, anche di pregio.

In caso di inadempienza, le vittime venivano sistematicamente sottoposte a ritorsioni,
anche mediante il ricorso alla violenza fisica.

Tra gli indagati incaricati di individuare le vittime dell’attività usuraria emergeva,
altresì, la figura dell’imprenditore RAPPOCCIO Pasquale, già tratto in arresto,
unitamente al FAVARA, nell’ambito dell’operazione “REGGIO NORD”, conclusa
dal R.O.S. nell’ottobre 2011 con l’esecuzione di un provvedimento cautelare nei
confronti di 18 indagati per associazione di tipo mafioso, procurata inosservanza
della pena, favoreggiamento personale ed intestazione fittizia di beni, aggravati
dalle finalità mafiose.

Tale indagine aveva consentito, in particolare, di individuare il circuito criminale
di riferimento di CONDELLO Domenico, costituito da soggetti preposti a favorirne
la latitanza ed alla gestione degli interessi economici dell’omonima cosca.

Nel procedimento reggino sono confluite anche le acquisizioni di un diverso procedimento
penale, avviato dalla Procura Distrettuale milanese nei confronti di 3 dei destinatari
del provvedimento restrittivo. In tale ambito, ilR.O.S. e la D.I.A. hanno accertato
come un’articolazione territoriale della cosche Pesce e Bellocco di Rosarno sia
stata in grado di attuare un lento e graduale processo di “aggressione” del patrimonio
mobiliare ed immobiliare di soggetti appartenenti all’imprenditoria milanese, agendo
con condotte estorsive ed usurarie, e come l’indagato FAVARA Gianluca Ciro Domenico
ed i suoi sodali abbiano sfruttato anche altre realtà associative già radicate
nel territorio lombardo, sia ‘ndranghetiste, come la locale di Lonate-Pozzolo, sia
gruppi appartenenti alla criminalità c.d. “comune”.

L’intervento conferma, sul piano associativo, l’esistenza di consolidate dinamiche
di interazione in chiave unitaria tra le articolazioni territoriali della ‘ndrangheta
reggina e quella lombarda per il perseguimento di obiettivi illeciti condivisi.

Contestualmente è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo, funzionale
alla confisca, di beni aziendali e quote societarie, per un valore complessivo –
secondo una stima prudenziale – di otto milioni di euro. Gli interventihanno interessato
le province di Reggio Calabria e Milano.