Cittanova, il magistrato Rocco Cosentino duro con i suoi omologhi
redazione | Il 07, Dic 2013
Partecipando al convegno “Magistratura e mass media: informazione o spettacolo?” ha criticato il modo in cui molto spesso vengono gestiti dai giudici gli esiti delle attività investigative e puntato il dito contro la degenerazione dei rapporti tra le toghe e il mondo del giornalismo
Cittanova, il magistrato Rocco Cosentino duro con i suoi omologhi
Partecipando al convegno “Magistratura e mass media: informazione o spettacolo?” ha criticato il modo in cui molto spesso vengono gestiti dai giudici gli esiti delle attività investigative e puntato il dito contro la degenerazione dei rapporti tra le toghe e il mondo del giornalismo
Sono destinate a provocare molto scalpore le dichiarazioni rese del dott. Rocco Cosentino, sostituto procuratore distrettuale antimafia presso la procura di Reggio Calabria, nell’ambito del convegno “Magistratura e mass media: informazione o spettacolo?” tenutosi ieri mattina a Cittanova. Rispondendo alle domande del folto pubblico presente su alcuni passaggi del suo ultimo romanzo noir “Succede tutto per caso”, il magistrato non ha risparmiato critiche ai protagonisti delle indagini penali e al modo di gestire gli esiti delle attività investigative. Dopo aver fatto una premessa sulle connivenze tra rappresentanti delle forze dell’ordine ed esponenti della criminalità organizzata, vera causa di tutti i recenti scandali giudiziari, e al “patto con il diavolo” che molto spesso i primi stringono pur di ottenere soddisfacenti risultati dal punto di vista operativo, il magistrato ha puntato l’indice contro la degenerazione dei rapporti tra le toghe e il mondo del giornalismo. Sulla tematica della spettacolarizzazione dei casi giudiziari la sua posizione è stata molto netta: <Se si vogliono scoprire i veri responsabili della diffusione del materiale investigativo sugli organi di stampa basta verificare chi si sia avvantaggiato, anche in termini di progressione di carriera, dell’aver dato in pasto all’opinione pubblica una certa notizia piuttosto che un’altra!> Ha infine concluso il suo intervento invitando il pubblico a diffidare di coloro che si riempiono la bocca con la parola ‘ndrangheta, molto spesso impropriamente chiamata in causa per mero tornaconto personale anche di natura economica, perché <il più delle volte viene utilizzata quale scudo per coprire il marcio della propria corruzione, morale prima ancora che materiale.> Alla domanda poi di uno studente su quale sia la riforma più auspicabile per lamagistratura, la sua risposta è stata molto chiara: <L’unica riforma che potràsortire un effetto positivo è quella intellettuale e culturale. Noi magistrati ne abbiamo molto bisogno.>