Cinquefrondi, le opposizioni sull’Aventino Dopo il tumultuoso consiglio comunale che ha sancito la nomina a presidente di D'Agostino i tre gruppi di minoranza respingono l'accusa di inciucio e fanno fronte comune contro la maggioranza che rimane appesa ad un filo
di Giuseppe Campisi
Cinquefrondi (RC) – Non si è affatto spenta l’eco del consiglio comunale infuocato che ieri, dopo varie peripezie, ha finalmente eletto a presidente del consiglio comunale – con i soli voti della maggioranza – la consigliera di Rinascita Maria Annunziata D’Agostino. Tanto che le minoranze, compatte, hanno voluto indire un’apposita conferenza stampa congiunta nella quale spiegare le ragioni della levata di scudi e del conseguente abbandono dei lavori consiliari. E se la maggioranza conserva ancora i numeri – per la verità risicatissimi per governare poiché il consiglio si è ridotto ad una arena di 7 contro 6 – Galimi, Longo e Cascarano in rappresentanza ciascuno dei rispettivi gruppi hanno picchiato duro contro il sindaco e l’amministrazione comunale. Il capogruppo piddino ha parlato di una “grave anomalia politica se i tre gruppi di minoranza sono costretti a indire insieme una conferenza stampa” sferzando Conia per i toni “da cantina sociale” utilizzati in seno al consiglio e frutto di una crisi di maggioranza “voluta da lui” (il sindaco, ndr).
“Forse doveva pagare qualche cambiale politica” ha continuato Galimi non trovando spiegazioni per un comportamento ritenuto tanto grave quanto insolito ricordando che il presidente del consiglio comunale “non è di proprietà del sindaco, specie quando questi non ha la forza per imporlo”. Quindi il ragionamento: “Come mai se avessimo votato tutti a favore di D’Agostino non sarebbe stato inciucio ma visto che non l’abbiamo votata invece lo è?” si è domandato mentre è ritornato sulla questione dell’opportunità politica prima che giuridica del voto del sindaco (appellatosi allo statuto, ndr), probabilmente scaturita dall’esiguità dei numeri della maggioranza. Quindi la proposta dirompente agli altri capogruppo di disertare, d’ora in poi, i consigli comunali “visto che hanno l’arroganza di sapere tutto, non sono degni della nostra presenza”. Dopo aver ricordato la vicenda delle “dimissioni farsa” dello scorso marzo e della travagliata nomina della D’Agostino che ha comportato anche per il suo gruppo l’abbandono dell’aula anche l’ex vicesindaco Giuseppe Longo ha dato conferma di aver definitivamente rotto i ponti con la maggioranza: “Da oggi siamo ufficialmente minoranza” ha tuonato, chiarendo di voler rispettare i punti essenziali del programma di Rinascita comunque tenendosi le mani libere per tutto il resto. Proprio non è andato giù il comizio di domenica scorsa ai componenti del gruppo di AutonomaMente che si sono sentiti nel mirino del fuoco di fila del sindaco Conia. “Volevamo collaborare ma abbiamo trovato solo chiusure. Non si può pensare di governare col muro contro muro” ha concluso Longo che, glissando sull’invito di Galimi, ha risposto di riservarsi ogni valutazione politica.
“La vicenda consumatasi ieri non ha precedenti nella storia politica di Cinquefrondi” ha chiarito Cascarano che ha respinto ogni accusa di inciucio soffermandosi sull’impossibilità di argomentare l’elezione del presidente dell’assise e di potersi confrontare sui temi politici che da tempo attanagliano le sorti dei cittadini come acqua pubblica, politiche sociali e LSU. “E’ evidente che questo nuovo presidente ha diviso il consiglio anziché unirlo” ha proseguito Cascarano che ricordando, sul punto, le disposizioni del TUEL ha ribadito che “se 3 gruppi consiliari su 4 abbandonano l’aula evidentemente vi è una anomalia manifesta”. Cascarano – che ha definito lo stesso sindaco “vittima della sua stessa maggioranza” – si è trovato in linea con la proposta di Galimi di disertare i consigli comunali fino a quando “non saranno rimosse le anomalie che rendono incompatibile la nostra presenza”. In buona sostanza, “deve scusarsi con i capigruppo e trovare lui una soluzione che consenta nuovamente la nostra partecipazione”.