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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Chiusura ospedali, M5S chiede al ministro Lorenzin incontro con i parlamentari calabresi

“Bisogna evitare la chiusura dei piccoli ospedali pubblici che, ascritta al mero contenimento della spesa e disposta senza una riorganizzazione dei servizi, rischia di essere un atto d’imperio fuori della politica, che per definizione è ascolto, riflessione, risposta”

Chiusura ospedali, M5S chiede al ministro Lorenzin incontro con i parlamentari calabresi

“Bisogna evitare la chiusura dei piccoli ospedali pubblici che, ascritta al mero contenimento della spesa e disposta senza una riorganizzazione dei servizi, rischia di essere un atto d’imperio fuori della politica, che per definizione è ascolto, riflessione, risposta”

 

 

«Il ministro della Salute convochi i parlamentari calabresi di ogni forza politica, per evitare insieme la chiusura dei piccoli ospedali prevista nel Patto della Salute, a giorni definitivo. È doveroso che il ministro Lorenzin ascolti tutti i parlamentari calabresi, sia perché gli ospedali non si chiudono per dare 125 miliardi al Mes, sia perché in Calabria non c’è un governatore eletto che concordi come dovrà essere la rete ospedaliera». È la proposta dei parlamentari M5S Dalila Nesci, Nicola Morra, Federica Dieni e Paolo Parentela, formulata in una lettera inviata stamani al ministro della Salute.
Nella missiva, i parlamentari M5S fanno pure riferimento al piano di rientro della Calabria, «non ultimato anche per la situazione istituzionale conseguente alla vicenda del governatore regionale». Secondo gli esponenti M5S, poiché alla guida della Regione non c’è un eletto, il ministro Lorenzin ha l’obbligo politico di affrontare con tutti i parlamentari calabresi il problema della tutela del diritto alla salute, in relazione alle strutture pubbliche esistenti in Calabria e alle strutture private in convenzione».
Nesci, Morra, Dieni e Parentela concludono: «Bisogna evitare la chiusura dei piccoli ospedali pubblici che, ascritta al mero contenimento della spesa e disposta senza una riorganizzazione dei servizi, rischia di essere un atto d’imperio fuori della politica, che per definizione è ascolto, riflessione, risposta».