Chiusura carcere Laureana di Borrello: Minniti presenta un’interrogazione
redazione | Il 04, Ott 2012
“Segnale preoccupante circa la volontà effettiva di investire sul recupero e l’inclusione lavorativa e sociale dei giovani detenuti”
Chiusura carcere Laureana di Borrello: Minniti presenta un’interrogazione
“Segnale preoccupante circa la volontà effettiva di investire sul recupero e l’inclusione lavorativa e sociale dei giovani detenuti”
Riceviamo e pubblichiamo:
Interrogazione parlamentare dell’on. Marco Minniti
Al Ministro dell’Interno
Al Ministro della Giustizia
Premesso che
• il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), nei giorni scorsi, ha deciso di chiudere a Casa di reclusione “Luigi Daga” di Laureana di Borrello (RC), una struttura sperimentale di eccellenza, costruita di recente, in grado di ospitare 68 detenuti tra i 18 ed i 34 anni, ai quali veniva assicurata una straordinaria esperienza di recupero e di inclusione sociale, anche attraverso una intensa attività di laboratorio (con lavori di falegnameria, di ceramica, ecc.);
• l’Istituto “Luigi Daga”, in passato, era stato definito da vari ministri della Giustizia che si sono succeduti negli anni, come la punta più avanzata in tema di trattamento penitenziario italiano, un esemplare modello d’intervento che ha raccolto ovunque attestati di stima ed unanimi apprezzamenti, sia a livello nazionale che internazionale;
• attraverso il “Luigi Daga” per la prima volta si è data l’opportunità ai giovani detenuti nelle carceri calabresi di abbandonare i circuiti della devianza e della ‘ndrangheta, attraverso un contratto trattamentale ed un progetto pedagogico basato sulla assunzione di impegni personali e di elaborazione di un programma esistenziale alternativo alla delinquenza;
• per giustificare la chiusura dell’Istituto “Luigi Daga” sono state fornite ragioni di carenza di personale penitenziario nelle altre strutture detentive della Calabria, ragioni che non giustificano in alcun modo l’interruzione di questa importante esperienza voluta da tanti calabresi e soprattutto dal compianto provveditore Paolo Quattrone, come segno di riscatto della Calabria dalla ‘ndrangheta, un fenomeno criminale che condiziona la vita di intere comunità’ ed il futuro dei giovani calabresi;
• nonostante il DAP, attraverso una sua nota ufficiale del 3 ottobre 2012, abbia minimizzato la decisione della chiusura del “Luigi Daga” parlando di chiusura temporanea della struttura, nella realtà si sta già procedendo alla cessione degli arredi dell’istituto ad altre carceri, un fatto che denota una evidente volontà di abbandonare il progetto;
• l’amministrazione penitenziaria, chiudendo questa esperienza, non solo ha interrotto in modo traumatico il processo di risocializzazione iniziato da 29 detenuti, improvvisamente trasferiti in altre carceri, ma ha prodotto un segnale preoccupante circa la volontà’ effettiva di investire sul recupero e l’inclusione lavorativa e sociale dei giovani detenuti, contribuendo di fatto all’aumento del sovraffollamento in strutture detentive;
• il personale di Polizia penitenziaria presente a Laureana rientrerà nelle sedi di provenienza mentre quello afferente al comparto Ministeri, in precedenza dislocato al “Luigi Daga”, è stato assegnato, senza alcun preventivo confronto, ad altri Istituti di pena della Regione.
Per sapere
• se i Ministri in indirizzo sono a conoscenza del provvedimento adottato dal DAP di chiusura dell’Istituto “Luigi Daga”, un’esperienza fondamentale nel percorso di reinserimento nel circuito sociale e produttivo di tanti detenuti;
• se non ritengano opportuno, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, procedere all’immediata sospensione dell’efficacia del provvedimento adottato, convocando, nello stesso tempo, un Tavolo di confronto interistituzionale a Roma (un Tavolo che mantenga una positiva interlocuzione con le Istituzioni locali e con il Comitato spontaneo costituito localmente a difesa del “Luigi Daga”), al fine di individuare soluzioni amministrative urgenti in grado di coniugare un efficace e già sperimentato modello di rieducazione e reinserimento del condannato con le esigenze di razionalizzazione organizzativa espresse dall’amministrazione giudiziaria.