Chiesta la riduzione di pena per il collaboratore di giustizia accusato di due omicidi Carmine Scarpino
redazione | Il 21, Feb 2013
E’ stato il pm a sollecitare la riduzione da 28 anni di reclusione a 21 anni e 4 mesi per il pentito di Sersale. L’uomo è stato condannato per avere ucciso Giuseppe Angotti e Domenico Colosimo in due agguati avvenuti oltre dieci anni fa nel Catanzarese. Si sono opposte le parti civili
Chiesta la riduzione di pena per il collaboratore di giustizia accusato di due omicidi Carmine Scarpino
E’ stato il pm a sollecitare la riduzione da 28 anni di reclusione a 21 anni e 4 mesi per il pentito di Sersale. L’uomo è stato condannato per avere ucciso Giuseppe Angotti e Domenico Colosimo in due agguati avvenuti oltre dieci anni fa nel Catanzarese. Si sono opposte le parti civili
CATANZARO – Una riduzione della condanna da 28 anni di reclusione a 21 anni e 4 mesi è stata chiesta oggi dalla pubblica accusa nel processo di secondo grado a carico di Carmine Scarpino, 40 anni, di Sersale (Catanzaro), collaboratore di giustizia, imputato per gli omicidi di Giuseppe Angotti e Domenico Colosimo, avvenuti oltre dieci anni fa nel Catanzarese. Il sostituto procuratore generale di Catanzaro, Marisa Manzini, ha concluso la propria requisitoria chiedendo alla Corte d’assise d’appello di dichiarare l’estinzione per prescrizione dei reati «satellite» contestati a Scarpino, come la detenzione di armi, e dunque di ridurre la pena già inflitta all’uomo da 28 a 21 anni e 4 mesi.
La conferma della sentenza di primo grado è stata invece chiesta dai legali di parte civile – l’avvocato Luigi Falcone per i familiari di Colosimo, e l’avvocato Mario Nigro per i familiari di Angotti -. Il difensore di Scarpino, l’avvocato Gregorio Viscomi, prenderà la parola il 13 giugno, giorno in cui è attesa anche la sentenza d’appello. Quella di primo grado arrivò l’8 aprile del 2011, quando la Corte d’assise di Catanzaro riconobbe Scarpino colpevole di quasi tutti i capi d’accusa lui contestati, tranne quello relativo all’occultamento di cadavere ormai prescritto, e ritenne le attenuanti generiche equivalenti alla contestata aggravante, oltre a riconoscere all’imputato l’attenuante speciale della collaborazione. I giudici inflissero a Scarpino anche le pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale per la durata della pena, condannandolo inoltre a risarcire alle parti civili i danni più le spese di giudizio. Scarpino è stato chiamato a rispondere di un primo omicidio, quello di Domenico Colosimo, e dell’occultamento del cadavere dell’uomo, oltre che di detenzione e porto illegale della pistola con cui questi venne ucciso.
Il corpo della vittima tuttora non è stato trovato, ma gli inquirenti fanno risalire la sua morte al 23 giugno del 1997, quando scomparve, a Zagarise (Catanzaro). È stato lo stesso imputato, molti anni dopo, a dichiarare che Colosimo sarebbe stato ucciso a colpi d’arma da fuoco, e poi sotterrato in una buca che egli fu costretto a scavare con le sue stesse mani. Scarpino è imputato inoltre della morte di Giuseppe Angotti, 44 anni, piccolo allevatore di bestiame, massacrato il 13 agosto del 2008 nella frazione turistica di Trepidò, a Cotronei (Crotone), a colpi di fucile e pistola, da un commando a bordo di una Fiat Uno bianca. Dei due delitti ha parlato agli inquirenti lo stesso Scarpino, che iniziò la sua collaborazione con la giustizia nell’ambito delle indagini della Dda che sfociarono nell’operazione «Restauro», diretta contro le ‘ndrine del Crotonese. Rispetto ad entrambi gli omicidi l’uomo ha tirato in ballo altre persone, ma le accuse nei loro confronti non sono state sufficienti a portarli in aula, tant’è che l’unico rinviato a giudizio è stato proprio Scarpino.