“Chi collabora non deve morire più ingoiando acido”
redazione | Il 17, Set 2011
Il comitato promotore chiede maggiore attenzione sul fenomeno
“Chi collabora non deve morire più ingoiando acido”
Il comitato promotore chiede maggiore attenzione sul fenomeno
Combattere ogni violenza subita e agire per infondere coraggio.
Si sta riscontrando nella società calabrese e nel resto d’Italia una grande attenzione per le morti con l’acido muriatico delle testimoni di giustizia.
Sta diventando opinione comune che per tali decessi sia necessario un approfondimento puntuale.
La giustizia sa come intervenire per chiarire ogni dubbio. Le donne calabresi, a partire dalla società civile assieme alle parlamentari, hanno saputo e voluto riportare all’attenzione generale le vicende dolorose e violente che hanno colpito le donne “suicidate”.
Pare che ci siano più di settanta testimoni di giustizia ed il numero potrebbe crescere.
Su tali testimoni, che vanno tutelati con mezzi e attenzioni inedite, le forze preposte dovranno impegnarsi con grande determinazione.
Si dovrà riguardare, migliorandola, la legge attuale che disciplina la tutela dei testimoni e dei collaboratori di giustizia per renderla adeguata al fenomeno in atto.
Diceva bene Falcone a proposito della mafia che “ogni fenomeno umano è destinato a concludersi come avviene in ogni campo: si nasce, si cresce, si muore”.
A Sua Eccellenza il Prefetto di Reggio Calabria il comitato promotore di cui la prima firmataria è Antonia Lanucara e del quale sempre a titolo personale fanno parte le parlamentari calabresi Angela Napoli, Maria Grazia Laganà, Doris Lomoro e sempre a titolo personale Giovanna Ferrara, Rosy Perrone, Mimma Pacifici e le Donne del Coordinamento FLI, ha chiesto maggiore attenzione su quanto è avvenuto in Calabria.
Sua Eccellenza il Prefetto ha mostrato attenzione e sensibilità, affermando che si sarebbe adoperato per far si che il Ministro On. Maroni fosse compiutamente informato del Sit-in tenutosi a Reggio Calabria l’8 c.m.
Il comitato ribadisce che le 1300 adesioni sin qui raggiunte, per scelta del comitato stesso, sono tutte a titolo personale e non coinvolgono dunque le appartenenze partitiche e associative di qualunque genere.
Davanti a queste orribili morti non c’è tempo da perdere, non possono essere oggetto di sola cronaca giornalistica.
Il comitato vuole tempi rapidi di azione e teme sottovalutazioni: il luogo comune a cui si è ricorso è quello della fragilità delle donne.
La madre che torna in Calabria per rivedere i suoi figli e portarli con se è testimonianza di una grande forza, di una grande responsabilità che solo le donne hanno.
Le adesioni possono pervenire anche attraverso gli account facebook delle prime firmatarie.
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