Carceri: suicidi a quota 63
redazione | Il 16, Dic 2010
Secondo il segretario generale UIL PA Penitenziari, Eugenio Sarno, tale fenomeno dovrebbe obbligare chi detiene responsabilità amministrative e politiche ad interrogarsi sui perché e imporrebbe una ricerca di soluzioni possibili, alle quali non appartiene per nulla la recente norma sulla detenzione domiciliare
Carceri: suicidi a quota 63
Secondo il segretario generale UIL PA Penitenziari, Eugenio Sarno, tale fenomeno dovrebbe obbligare chi detiene responsabilità amministrative e politiche ad interrogarsi sui perché e imporrebbe una ricerca di soluzioni possibili, alle quali non appartiene per nulla la recente norma sulla detenzione domiciliare
ROMA-Per il momento è solo il numero 63. La notte scorsa, nel carcere di Sollicciano, Firenze, un 35enne detenuto di origini magrebine si è tolto la vita inalando gas da una bomboletta. Sempre a Firenze venerdì scorso, Enrico Bianchi, capo assistente della Polizia Penitenziaria, si è suicidato impiccandosi. Il poliziotto, già in congedo malattia, aveva 42 anni. Secondo il segretario generale UIL PA Penitenziari, Eugenio Sarno, tale fenomeno dovrebbe obbligare chi detiene responsabilità amministrative e politiche ad interrogarsi sui perché e imporrebbe una ricerca di soluzioni possibili, alle quali non appartiene per nulla la recente norma sulla detenzione domiciliare. Sollicciano è un carcere sovraffollato, come più volte denunciato dal Sappe (il sindacato di Polizia Penitenziaria). A fine marzo erano presenti 960 detenuti a fronte di soli 500 posti letto, e la situazione non è andata migliorando. Già nell’aprile scorso, il carcere era stato il teatro per il suicidio di Giuseppe Palumbo, presunto camorrista arrestato quattro giorni prima, impiccatosi con le lenzuola. L’ennesimo suicidio detentivo, il numero 63 nel 2010, verificatosi la scorsa notte arriva con inquietante precisione temporale: proprio ieri il ministro Alfano ha celebrato il ventennale della riforma del Corpo di Polizia Penitenziaria, sottolineando l’impegno e tessendo le lodi degli agenti in basco blu, che si scontrano quotidianamente con il degrado delle carceri italiane. Eugenio Sarno evidenzia tuttavia la realtà di un sistema penitenziario incapace di assicurare dignità, legalità, sicurezza a chi vive e lavora all’interno dei nostri penitenziari, fronteggiato da provvedimenti governativi, nell’anno dell’emergenza carceri, giudicati inefficaci o addirittura inesistenti.