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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

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Caporalato, paga in base al colore della pelle: arrestate due persone Titolari di un'azienda calabrese accusati di discriminazione razziale. il commento della politica

Caporalato, paga in base al colore della pelle: arrestate due persone Titolari di un'azienda calabrese accusati di discriminazione razziale. il commento della politica
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Dalle prime luci dell’alba i Carabinieri della Compagnia di Paola stanno eseguendo un’operazione di contrasto allo sfruttamento dei rifugiati ospitati nei centri di accoglienza con l’esecuzione di 2 misure cautelari agli arresti domiciliari a carico di due fratelli di Amantea, di 48 e 41 anni, disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari Tribunale di Paola, dott.ssa Maria Grazia ELIA, su richiesta della locale Procura della Repubblica. Gli arrestati sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, aggravati dalla discriminazione razziale. Il provvedimento prevede anche il sequestro preventivo dell’azienda e di altri beni mobili registrati di proprietà degli arrestati.

Le indagini, condotte dai militari della Stazione di Amantea, sono iniziate nel giugno scorso sotto la direzione del Sostituto Procuratore titolare del fascicolo, Dott.sa Anna Chiara FASANO e il coordinamento del Procuratore Capo della Repubblica di Paola, Dott. Pierpaolo BRUNI. Gli elementi raccolti dai carabinieri hanno permesso di accertare che i rifugiati, principalmente provenienti dal Nigeria Gambia, Senegal e Guinea Bissau, venivano solitamente prelevati in una parallela del Centro di Accoglienza “Ninfa Marina” e portati a lavorare presso l’azienda agricola dei due fratelli arrestati.

I rifugiati africani si trovavano a lavorare nei campi assieme ad altri lavoratori in nero provenienti principalmente dalla Romania e dall’India, ma, incredibilmente, la paga variava in base al colore della pelle. In particolare, i “bianchi” avevano diritto a 10 euro in più degli africani, infatti i primi prendevano 35 euro al giorno, mentre i secondi venivano pagati solo 25, ovviamente tutto in nero. Le indagini hanno fatto emergere anche le condizioni di lavoro degradanti a cui erano sottoposti i lavoratori in nero: dormivano in baracche, mangiavano a terra e erano sottoposti a stretta e severa sorveglianza da parte dei due fratelli arrestati. I dettagli dell’operazione verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà presso la Compagnia Carabinieri di Paola alle ore 10.

PAOLO PARENTELA (M5S)

«Il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, non può limitarsi a parole impotenti e di pura circostanza». Lo afferma, in una nota, il deputato M5s Paolo Parentela, a proposito del commento del ministro Martina sui recenti arresti, ad Amantea (Cs), per sfruttamento di rifugiati, provenienti soprattutto da Nigeria, Gambia, Senegal e Guinea Bissau, che secondo la Procura di Paola venivano prelevati nei pressi del Centro di accoglienza “Ninfa Marina” e poi sfruttati come braccianti agricoli. «Con il collega 5stelle Massimiliano Bernini – aggiunge il parlamentare 5stelle – nell’aprile scorso avevamo presentato una specifica interrogazione, chiedendo anche al ministro dell’Agricoltura quali iniziative concrete fossero state assunte per migliorare l’accoglienza dei braccianti stranieri e per potenziare i centri per l’impiego pubblici in ordine a domanda e offerta di lavoro in agricoltura». «Avevamo peraltro chiesto – prosegue il parlamentare – se fosse operativo e con quali risultati il gruppo di coordinamento e controllo in materia di lotta al caporalato, previsto da un protocollo sperimentale sottoscritto da Martina e dall’allora ministro dell’Interno, Angelino Alfano, nonché i risultati della legge, dell’ottobre 2016, sullo sfruttamento del lavoro in agricoltura e sul riallineamento retributivo». «È dunque posticcio – conclude il deputato 5stelle – lo sgomento di Martina per quei migranti sfruttati ad Amantea, dal momento che sono pressoché ferme le politiche per il lavoro dei rifugiati».